Lagosanto
1 Maggio 2016
La presa di coscienza del segretario Fiom: "Senza la Liberazione non si festeggerebbe il 1° maggio"

Landini: “Siamo ancora una repubblica democratica fondata sul lavoro?”

di Redazione | 4 min

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landini 1di Giuseppe Malatesta

Lagosanto. Nello spirito della sua mission di diffondere attività culturali legate all’arte cinematografica, il Cineblub Fedic Delta del Po ha promosso con il patrocinio comunale e in collaborazione con “Isco.Fe” ed Auser laghese, un incontro con Maurizio Landini, segretario nazionale Fiom e tra gli autori del volume “I miei primi Primo Maggio”.

L’opera editoriale è stata presentata per l’occasione alla presenza del sindaco Maria Teresa Romanini, del presidente del Cineclub Carlo Menegatti e della direttrice dell’istituto di storia contemporanea di Ferrara, Anna Quarzi.

La pubblicazione, opera didattica che intende stimolare una riflessione sul valore della ricorrenza della ‘Festa del lavoro’ si interlaccia con l’opera del regista Bernardo Bertolucci ‘I miei primi 25 aprile’, dedicato ad un’altra data di grande valore simbolico. Stimolato dall’intervento di Anna Quarzi, che ha introdotto l’incontro soffermandosi sulla scarsa consapevolezza nelle giovani generazioni del valore stesso di ricorrenze storiche fondamentali, Landini ha affrontato le tematiche a lui care dei diritti dei lavoratori nel contesto contemporaneo partendo proprio dal volume a cui ha contribuito.

“L’intenzione – racconta Landini – era proprio quella di recuperare il significato di una data simbolo e di trasmetterla ancora, a partire dai bambini ma rivolgendosi anche ai proprio genitori, che a volte latitano nel loro compito di raccontare la storia fondativa del nostro Paese”.

landini 2Una collaborazione, quella di Landini e del professor Umberto Romagnoli, completamente gratuita, di sostegno ai veri ideatori del progetto educativo, autori insieme a loro di uno scritto distribuito alle famiglie, a ridosso della sua pubblicazione, grazie ad una iniziativa di Coop Estense.

“Ci fu anche una polemica legata a quella vicenda – ricorda Landini – in quanto si insinuò che io avessi intascato 300 mila euro da questo libro. La castroneria montò sui giornali, ma ancora oggi ribadisco che il mio è stato un contributo gratuito. Nell’epoca della mercificazione di ogni cosa, si fa fatica a contemplare qualcosa del genere ma proprio per questo l’idea di apportare un valore senza l’intento di guadagnarci va rilanciata con forza in tutte le sedi possibili”.

Entrando nel merito dei contenuti, Landini spiega la sua visione di profondo legame tra le ricorrenze festeggiate il primo maggio e il 25 aprile, “la prima delle quali non esisterebbe se non ci fosse stata la seconda. Nonostante i suoi cento anni – ricorda – la festa dei lavoratori aveva infatti perso qualsiasi valore durante l’epoca fascista e il suo recupero in Italia è stato possibile solo grazie all’avvento della Repubblica. E’ importante inoltre riflettere sul respiro internazionale di questa ricorrenza, sul filo che unisce tutti i lavori del mondo sotto diritti e doveri che sono estremamente differenziati. Oggi i lavoratori stessi sono più che mai distanti tra sono, in lotta e in concorrenza spietata, divisi dalla necessità di un lavoro per vivere e dalle possibilità sempre più ridotte di avercelo tutti. In Italia – fa notare Landini – esiste poi una certa avversione per chi arriva da oltre i confini, un atteggiamento che non si dovrebbe spiegare perché in fin dei conti noi siamo un popolo di migranti”.

Alternando visioni personali ad analisi oggettive della situazione politica italiana e internazionale, Landini ha interessato i presenti e incoraggiato interventi e riflessioni sull’effettivo bisogno di ricostruire una memoria ma allo stesso tempo di mantenere in vita quelle conquiste democratiche che sono messe a rischio dalla “riduzione degli spazi democratici incoraggiati e attuati nel nostro Paese – dice Landini – da governanti che hanno addirittura acquisito il loro status senza passare dal voto democratico”.

L’attacco alla maggioranza di governo passa poco dopo attraverso una riflessione-confronto tra epoche vicine ma lontane. “Fino a pochi decenni rinunciare deliberatamente al diritto di voto – fa notare – sarebbe stata cosa poco diffusa. Oggi, come abbiamo visto in occasione del referendum, non solo ci troviamo di fronte ad un popolo che non ha la spinta alla partecipazione, ma di fronte ad un governo che incita al non-voto. Un paradosso inaccettabile che impone una presa di coscienza di un problema semplice: si tratta di decidere se continuare ad essere una repubblica democratica fondata sul lavoro oppure no”. La domanda retorica cade nel vuoto. “Mi chiedo fino a che punto si sia disposti a voler rimuovere valori vitali per una democrazia” sospira Landini, applaudito dai presenti.

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