Politica
11 Aprile 2016
Parla il portavoce della formazione di destra radicale: “Non siamo razzisti, ma prima vengono gli italiani”

Casa Pound a Ferrara, fascisti e fieri di esserlo

di Marco Zavagli | 7 min

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f8ae177a-2804-4859-9d80-6e513ca485e7In pochi mesi ha già fatto parlare di sé, più che altro per la polemica nata attorno alle presunte intimidazioni a uno straniero che chiedeva l’elemosina davanti a un supermercato. A gennaio è nato a Ferrara un circolo di Casa Pound, il movimento di destra radicale di ispirazione fascista. Il suo portavoce è Fabrizio Florestano, anch’egli entrato nelle cronache non solo locali per una frase sui profughi che ha fatto il giro d’Italia: “Certo, io ne prendo 100 alla volta: tempo di sparare per farli cadere in una buca e me ne dati altri 100. In una giornata ne faccio fuori quanti ne sbarcano”.

Quelle dichiarazioni – che costarono a Florestano l’espulsione da Fratelli d’Italia – vennero rese note da Estense.com e poi riprese da quotidiani locali e nazionali, con conseguente minaccia di querela al nostro giornale da parte del diretto interessato.

Riconosco che è stata una sparata pesante. Ma quella frase è stata estrapolata da una conversazione da parte di un noto politico locale e a mio parere, in alcuni casi, strumentalizzata da una certa stampa. Il succo del mio intervento era: facciamola finita di essere buonisti. Ci sono certamente situazioni di persone che scappano da realtà di guerra. In altri casi, come dimostrato da un servizio di Rai Tre sulle carceri della Libia, sulle nostre coste arriva gente che non ha certo bisogno di uno status di rifugiato. Bisogna vedere caso per caso.

La definisce una ‘sparata’?

È stata la conclusione di un percorso e soprattutto la non condivisione della linea politica di Fratelli d’Italia sul fenomeno immigrazione. Secondo me era il momento di prendere una posizione decisa: è giusto salvare chi arriva sui barconi e ha realmente bisogno, ma l’immigrazione va anche regolamentata.

Dopo l’espulsione di Fratelli d’Italia ha fondato Casa Pound a Ferrara.

Il nostro gruppo (una sessantina tra iscritti e simpatizzanti) è nato dall’intento di alcune persone di diverse estrazioni che hanno deciso di lavorare per il bene comune della città e aiutare quelle che possono essere situazioni disagiate, come famiglie in difficoltà o asili comunali con poche risorse. Abbiamo ad esempio portato materiale didattico e beni come carta igienica, fazzoletti di carta, sapone, quaderni, pennarelli, penne a una scuola. Abbiamo aiutato ragazze madri, non solo italiane, e di colore, portando loro generi alimentari, vestiti e giocattoli. Come gesto simbolico abbiamo aiutato i bambini ad attraversare la strada fuori da una scuola di periferia, perché i vigili urbani, pur dietro precisa richiesta dei genitori, sostenevano di non avere abbastanza personale. Eppure erano in zona a fare multe.

L’episodio avvenuto di fronte al Conad non sembra rientrare tra le gesta del buon samaritano.

Stavamo preparando una colletta alimentare e stavamo contattando diversi supermercati per richiedere la loro disponibilità. Contemporaneamente è stata l’occasione per cercare di capire dalle persone che sostavano fuori dai market il motivo per cui fossero lì: se fossero stati mandati da qualcuno o meno, da dove provenissero e perché fossero qua in Italia. Abbiamo cercato di avere un dialogo con loro. Il motivo di questa operazione è che secondo noi esiste un racket dell’accattonaggio, sia davanti ai supermercati che davanti ai parcheggi.

Quattro o cinque persone che rivolgono domande ‘private’ a una persona sola assomiglia più un interrogatorio che un dialogo.

È comprensibile che quella persona possa essersi impaurita. Ma noi gli abbiamo solo detto che la sua presenza poteva essere apprezzata maggiormente se si fosse reso disponibile a dare un suo contributo, come aprire la porta ai clienti o pulire la zona antistante da carta e mozziconi. Gli abbiamo comprato una scopa e una paletta, e uno dei nostri militanti gli ha detto di provare a spazzare per avere la riprova che la gente sarebbe stata senz’altro più contenta e gli avrebbe dato volentieri un’offerta. Nessuno ha usato toni intimidatori o minacce. Ci sono le riprese del Conad che possono testimoniarlo e d’altronde denunce non ce ne sono state. Non avremmo mai osato andare oltre, anche perché non è nel nostro modo di operare. L’uso della violenza non rientra nel nostro dna. Noi facciamo le cose secondo legalità. È chiaro che a volte ci si deve difendere, ma noi non prendiamo mai iniziativa. Basta farsi un giro su youtube e vedere chi è che viene aggredito. Tante nostre sedi sono state assaltate e tanti nostri militanti aggrediti.

Ricordo però che Gianluca Iannone, fondatore e presidente di Casa Pound, è stato condannato in primo grado a 4 anni per aggressione a un carabiniere in borghese durante una rissa. Sempre Iannone è al momento sotto processo per lesioni e ingiurie per uno schiaffo a un giornalista. A ogni modo, perché vi fotografate di spalle?

Perchè non voglio mostrare per motivi di sicurezza i volti dei miei militanti e perché lo stile di Casa Pound è quello di non evidenziare l’azione del singolo ma l’azione in se stessa.

Motivi di sicurezza?

In passato ci sono stati episodi di minacce verso i simpatizzanti del movimento, anche se non a Ferrara.

Vi definite fascisti?

Assolutamente sì. Perché del fascismo prendiamo quelli che sono gli ideali legati al sociale: l’aiuto alla gente comune e disagiata.

C’è qualcosa del fascismo che rinnegate?

In generale no. Qui si aprirebbe una parentesi storica. Il fascismo non era razzista e non ce l’aveva con gli ebrei. Non parte dal presupposto della razza ariana come il nazismo e da questo per fortuna si differenziava notevolmente. Non abbiamo discriminazioni di religione o di colore. Non siamo proprio favorevoli alle adozioni gay, ma se due persone dello stesso si vogliono sposare a noi non interessa.

Avete gay nel vostro movimento?

Non lo so, ma se fosse non avremmo nulla in contrario. Lo stesso vale per uno di colore. Per noi il vero pericolo è andare a occultare per partito preso determinate situazioni di disagio o non volerne parlare per convenienza politica. Se c’è rifugiato o una persona che ha effettivamente bisogno è giusto che venga aiutata. Allo stesso modo per noi è giusto aiutare prima gli italiani: gente che ha lavorato una vita, pagato le tasse e che ora è costretta a mangiare nelle mense Caritas e vede persone che per mesi interi sono stipendiati dallo Stato in attesa dello status di rifugiato.

Anche una persona con genitori marocchini, cinesi, guatemaltechi può essere di nazionalità italiana.

Che sia uno straniero, un extracomunitario, un immigrato di seconda o terza generazione per noi è uguale. Siamo uguali. Noi italiani siamo stati tra i primi immigrati. Si andava negli Usa perché c’erano occasioni di vita migliore. Un altro conto è andare in un paese già in difficoltà dove non ci sono prospettive. A noi lascia perplessi che in un momento di grande crisi si trovino sempre risorse per certi bisogni o non per quelli degli italiani. Anche perché, purtroppo, gran parte di queste persone diventa manovalanza per la malavita.

Cosa ha pensato quando hai visto la foto di Aylan, il bambino siriano morto a 3 anni su una spiaggia turca?

A nessuno fa piacere vedere un bambino che muore. Il problema è legato a chi sfrutta questi flussi migratori per guadagnarci dei soldi.

E cosa pensa di Petra Lazlo, la videoreporter ungherese filmata mentre prende a calci i profughi in fuga?

È un episodio che mi ha disgustato, non c’è nessun motivo che possa giustificare una cosa del genere.

Ha la fedina penale pulita?

Sì. Prima di candidarmi (con la lista di FdI alle comunali del 2014, ndr) io sono andato al casellario giudiziario come esempio di correttezza verso gli elettori. Non ho mai avuto nessuna condanna.

Come si rapporta Casa Pound con le differenze di religione?

Ognuno è libero di professare il proprio credo. È sbagliato professarlo quando si arriva a determinati estremismi come eliminare fisicamente a tutti i costi l’infedele. Non è un discorso anti Islam a prescindere. Un musulmano potrebbe essere un nostro iscritto, anche se lo vedo difficile.

Perché?

Casa Pound è un movimento identitario, privilegia la propria nazione, non lo vedo molto avvicinabile da chi appartiene a determinate comunità. Poi per carità, se lo fa la nostra porta è aperta.

Privilegiare gli italiani è razzismo.

Non siamo razzisti. E privilegiare la nostra nazione non è in contraddizione con questa affermazione. Noi aiutiamo prima gli italiani, italiani di qualunque credo o colore della pelle. Sono gli italiani oggi i primi ad essere in difficoltà. Non dico che sono discriminati, ma a volte gli aiuti vanno in altre direzioni.

Non è un discorso diverso da quello della Lega Nord.

Personalmente ho un ottimo rapporto con Nicola Lodi (il responsabile sicurezza del Carroccio di Ferrara, ndr). È una persona che stimo sia come politico che come amico. Condivido le sue battaglie perché ritengo che il Palaspecchi sia il simbolo di un certo degrado di Ferrara.

Per le elezioni darete indicazioni di voto?

Solo se non ci presenteremo direttamente.

State lavorando a una lista per il 2019?

È presto. Siamo nati da poco e in questo momento siamo concentrati sull’attività sociale.

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