Cronaca
18 Febbraio 2016
Duomo gremito per il funerale dell'amato parroco di Chiesuol del Fosso. Negri: "Un padre per il suo popolo"

L’ultimo saluto al prete dei ferraresi

di Elisa Fornasini | 3 min

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“L’imponenza della nostra presenza dice a tutti la grandezza della pagina della nostra chiesa che don Umberto ha scritto nella sua lunga, fedele, feconda e appassionata vita”. È con queste parole che l’arcivescovo Luigi Negri si rivolge a una chiesa gremita di persone accorse giovedì pomeriggio in duomo per dare l’ultimo saluto a don Umberto Poli, amato parroco di Chiesuol del Fosso scomparso sabato notte per un improvviso malore all’età di 78 anni.

Le esequie si sono svolte in cattedrale perché la sua parrocchia era troppo piccola per contenere la grande famiglia del sacerdote. Ed è proprio sulla sua “straordinaria famiglia” che si concentra l’omelia di Negri che definisce don Poli “un padre del suo popolo che ha portato questo impegno fino agli ultimi istanti della sua esistenza senza nessuna paura ma col comprensibile timore, che provo anche io, che non ci reggesse il fisico”.

“Don Umberto amava la gente perché amava Cristo – racconta l’arcivescovo con tono accorato – e un uomo che appartiene al Signore come lui diventa padre per le comunità che ha incontrato e che ha accudito, dai bambini del catechismo fino agli adulti, ai vecchi e ai malati, con devozione, carità, passione, paternità e con la capacità di dire la parola giusta al momento giusto”.

“Ognuno scrive il suo personale ricordo su questa pagina ma come pastore del suo sacerdozio voglio ricordare le cose che sono passate da lui a me e da me a lui – prosegue Negri -: quando ho visto per la prima volta don Umberto mi ha colpito fin da subito l’integrità della sua fede, la fede forte di una volta che spero torni a essere quella di oggi. La sua grandezza umana appartiene a tutte le persone che lo hanno incontrato: ti salutiamo pieni di affezione e conserveremo nel cuore questa tua testimonianza di paternità, sostenuta dalla libertà di amare la verità e carità del Signore. Ti ricorderemo non nel senso della nostalgia ma della memoria – conclude Negri – perché continueremo a riconoscerti presente tra noi nonostante la condizione definitiva di luce e di pace in cui ti trovi”.

Il cordoglio non si ferma all’omelia ma diventa ancora più intenso quando prendono la parola i suoi fedeli, colleghi e parenti. “Sei scomparso all’improvviso ed è difficile ricordarti senza le lacrime agli occhi – ammette una parrocchiana – perché sei entrato con forza nelle nostre famiglie e ci rimarrai per sempre. Preghiamo perché il Signore ci aiuti a portare avanti questo tuo cammino con la certezza che si seguirai da lassù”. Una ‘protezione’ sentita anche dalla Fraternità di Comunione e Liberazione che legge una lettera del presidente Carrón, secondo cui “don Umberto vi ha lasciato il dono più prezioso, Cristo, così non perdere mai il vostro grande amico”.

Nei primi banchi i parenti del sacerdote, stretti in un dolore pieno di dignità. La nipote, prima di ritirarsi in un pianto sommesso, è salita sul pulpito per dare l’ultimo addio a suo zio, “uno zio da temere e da cercare perché era schietto e senza mezze misure. Era una persona importante ma non voleva farlo notare: anche quando è stato nominato monsignore, lui preferiva essere chiamato il ‘semplice’ don di Chiesuol del Fosso”. Nella navata laterale si scorgono il vicesindaco Massimo Maisto e l’amico Paolo Bruni. Nessun’altra autorità è stata intravista durante la cerimonia.

La famiglia si asciuga le lacrime e si avvia sul sagrato del duomo. Ad accogliere la salma del sacerdote ci sono i giovanissimi spallini che – accompagnati dall’allenatore Aventi, dal direttore organizzativo Sabattini e dalla famiglia Ranzani – rendono omaggio allo storico assistente spirituale della Spal, comprendo il feretro con la maglia biancazzurra prima della tumulazione nella cappella familiare in Certosa.

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