Attualità
24 Gennaio 2016
Tante persone in piazza per chiedere l'approvazione del ddl Cirinnà

Anche a Ferrara suona la sveglia per le unioni civili

di Redazione | 3 min

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Suona l’ora dei diritti e l’Italia è la grande assente. “Sono trent’anni 7 milioni di cittadini non sono uguali davanti alla legge”, tuona l’avvocato Luca Morassutto (coordinatore associazione Articolo 29) in una piazza Municipale raccoltasi per farsi testimone: sabato pomeriggio Ferrara, come altre 90 piazze italiane e internazionali, ha manifestato per il riconoscimento della piena dignità e dei pieni diritti delle persone omosessuali in attesa che il DDL Cirinnà approdi alla discussione parlamentare.

“Dall’estero ci guardano e ci additano come il fanalino di coda, l’Europa – spiegano gli organizzatori – ha chiesto all’Italia, a più riprese, di legiferare in merito al riconoscimento delle coppie dello stesso sesso”: sul nostro Paese pesa la condanna della Cedu (Corte europea dei Diritti umani) ma anche il più beffardo “trasformismo dell’informazione”. Sulle pagine virtuali e su quelle cartacee le parole (e le inesattezze) hanno nascosto un problema che è anzitutto politico: il “balbettio non è più tollerabile – ammoniscono anche da Ferrara – il governo prenda una posizione chiara”. Se il Pirellone illuminato schiera apertamente la Regione Lombardia a favore del Family Day, in Emilia Romagna non va meglio perché il Partito Democratico resta in silenzio: non si è registrata nessuna adesione ufficiale e se quella personale è sempre ben accetta, “non è però possibile – evidenzia Massimiliano De Giovanni, tra gli organizzatori della manifestazione ferrarese – che il Pd ci si nasconda dietro alla libertà di coscienza”.

A Ferrara le quattro associazioni Lgbt organizzatrici (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno) hanno trovato il sostegno di molte realtà (tra le altre Cgil, Uil, Amnesty International, Uaar, Donne e Giustizia) ma non – almeno non quello ufficiale – del Partito Democratico (che pure era ben rappresentato in piazza con, fra gli altri, Luigi Vitellio, Massimo Maisto e Roberta Fusari): un’accusa di “comportamento bipolare” avvalorata dai volti dell’amministrazione che si riconoscono in piazza.

La piazza, appunto: in piazzetta Municipale, a partire dalle 16, qualche centinaia di persone si sono radunate attorno al megafono, mentre le sveglie ticchettavano nell’attesa di risuonare tutte assieme. Sveglie, orologi da cucina, timer da forno, cellulari, campanelle, grossi orologi da parete: l’atto è simbolico, il significato chiarissimo.

Si manifesta, lo precisano più volte i promotori, “non per una legge ma per un valore”: il DDL Cirinnà è un “obbrobrio limitante – continuano – in cui non ci riconosciamo, ma manifestiamo perché si smetta di giocare al ribasso anche con questo minimo sindacabile: continueremo sempre a chiedere il matrimonio egualitario”. Il disegno di legge della senatrice Pd, infatti, si rivolge all’unione civile di coppie di persone dello stesso sesso come a ‘formazioni sociali specifiche’, e la distanza semantica basta a rendere la gerarchia dei due istituti giuridici. Una pioggia di emendamenti (circa 6000) minaccia poi anche l’estensione della cosiddetta stepchild adoption alle coppie omosessuali, minando il riconoscimento normativo di quella che è già una realtà: a conforto giunge però il fatto che “la società civile – evidenziano – è molto più avanti della politica”. Ed è la società civile ad esser scesa in piazza ieri pomeriggio.

Arrivano infatti le 16.45 e le sveglie suonano tutte insieme: in alto, verso il cielo, fanno insieme quel loro driin che, per l’occasione, è molto meno odioso.

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