Mesola
26 Ottobre 2015
Serata Rotary ripercorre la storia antica e recente del paese

Quando Mesola spaventava Venezia

di Redazione | 7 min

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L'asparago è una coltura interessante dal punto di vista agronomico, nutrizionale e culinario molto apprezzato. Sulle sue potenzialità si terrà un incontro lunedì 29 aprile alle ore 17 presso la sala F.lli Navarra cooperativa Casa Mesola Magazzino (via Bassalunga)

rotary foto giustaMesola. Venerdì 23 ottobre il Rotary Club Comacchio-Codigoro-Terre Pomposiane presieduto da Enea Pandolfi ha dedicato la serata alla comunità di Mesola, ospite d’onore il sindaco Gianni Michele Padovani e il vicesindaco Dario Zucconelli.

In apertura di serata il presidente Enea Pandolfi ha comunicato che la Nigeria, è stata dichiarata Polio Free (libera dalla poliomelite) dal Who. “Siamo ormai molto vicini – ha affermato Pandolfi – a liberare il mondo dalla Polio e gli ultimi due paesi ancora polio endemici sono il Pakistan e l’Afghanistan, il Rotary sta portando a compimento la sua promessa di un mondo senza Polio, ma il contributo di tutti diventa fondamentale”.

Approfondito e coinvolgente l’intervento del sindaco, che oltre parlare di Mesola nel presente, si è soffermato sul passato glorioso da cui è nato il Castello e l’ambizioso proposito di “Alcina”.

Il castello di Mesola nasce da un progetto in collaborazione tra Marc’Antonio Pasi (progettista) (1537-1599) e Giovanni Aleotti detto l’argenta dal paese di origine. Quest’ultimo fu una figura importante per gli estensi infatti si occupò della prima livellazione del Po del 1574. Effettua poi i restauri al Castello ed al Teatro di Corte, e dirige i lavori alla fortezza di Mont’Alfonso presso Castelnuovo di Garfagnana (1579) e al castello di Mesola (realizzato tra il 1578-1583), una delle cosiddette Delizie estensi, entrambi su disegni di Marcantonio Pasi.

Il Castello fu utilizzato dagli estensi come dimora durante le battute di caccia nell’attiguo Bosco della Mesola parco attualmente esteso per più di mille ettari in territorio dei comuni di Mesola, Goro e Codigoro. La delizia presenta un impianto architettonico a pianta quadrata con agli angoli quattro torri pentagonali merlate, circondato da edifici porticati. Rimase di proprietà degli Estensi fino al 1771. Seguirono vari passaggi di proprietà fino al 1952 quando passò sotto il controllo dell’Ente Delta Padano ed ora è in proprietà della Provincia di Ferrara ed in parte del comune di Mesola.

Attualmente il castello di Mesola è stato accuratamente restaurato; le sale del Castello conservano le testimonianze del suo passato e ospitano convegni, mostre, eventi e altri importanti appuntamenti. Il piano terra è dedicato alla famiglia Estense, il grande albero genealogico e lo stemma araldico ci riconducono alle origini, interessanti cartografie approfondiscono la storia di questa importante tenuta. Il Piano Nobile invece offre un percorso storico-antropologico sugli ambienti e le culture del Delta del Po, suddiviso in differenti sale tematiche ed è ulteriormente impreziosito da un grande fregio in ceramica di Cesare Laurenti. L’anno scorso è stata inaugurata la mostra “in lode della Mesola” con la cura scientifica di Francesco Ceccarelli, è allestita al piano nobile del castello e si snoda attraverso le stanze che, una dopo l’altra, conducono il visitatore attraverso le vicende storiche locali dal Cinquecento ai giorni nostri. Alla ricostruzione storica fa da supporto un ricco apparato cartografico accompagnato da materiali grafici e multimediali in grado di ricreare l’affresco di tutta un’epoca, dei suoi personaggi e delle sue atmosfere. L’allestimento museale invece è stato curato da Marco Borella. Il Secondo Piano ospita il nuovo Museo del Bosco e del cervo della Mesola, pannelli e ricostruzioni aiutano a comprendere da un punto di vista scientifico l’evoluzione biologica del cervo autoctono, un animale assolutamente peculiare nel corredo genetico, nell’aspetto fisico, nel comportamento.

L’origine del nome della città è riconducibile a “media insula, un esplicito riferimento alla conformazione dell’antico insediamento. Fino al X secolo quello che oggi è l’abitato di Mesola era ancora occupato dal mare e, solo dopo il progressivo avanzare della linea di costa, si formò una lingua di terra sulla quale si alternarono differenti proprietari. Alla fine del XV secolo la Casa d’Este acquistò questa terra per trasformarla in riserva di caccia e costruire una delizia fuori città, grande centro che contrastasse la potenza commerciale e militare di Venezia. Questo ambizioso progetto di pianificazione economica si interruppe con la fine della Signoria degli Estensi a Ferrara; poi i territori passarono sotto il controllo della Casa d’Austria, dello Stato della Chiesa (Amministrativamente viene operata la cessione all’Istituto di Santo Spirito di Roma) e della Francia. All’inizio del Novecento vennero poi realizzate le grandi opere di risanamento dei terreni soggetti alle acque, noti come Bonifiche.

Uno dei motivi che impedì a Mesola di diventare una città importante, “Alcina”, ed antagonista di Venezia fu il taglio di Porto Viro, una grande opera idraulica realizzata dalla Repubblica di Venezia, quest’ultima molto preoccupata per la fortificazione della Mesola (c’erano infatti mura di cinta estese per 12 km circa in cui spicca la Torre dell’abate, chiavica vinciana) e dalla politica della casa d’Este intenzionata ad ampliare lo sbocco a mare. Venezia fece dunque deviare l’alveo del fiume Po, con la conseguenza che i territori intorno a Mesola furono insabbiati. Le enormi quantità di sedimenti formarono parte dell’attuale Delta del Po, ad est del cordone di dune fossili, una linea che congiungeva Massenzatica a Donada, passando per San Basilio di Ariano, Mazzorno destro e Mazzorno sinistro. Si formò gradualmente l’intero territorio del Comune di Porto Tolle e la parte est del Comuni di Mesola, Ariano nel Polesine, Taglio di Po (quasi completamente), e Porto Viro.

Il Sindaco si è poi intrattenuto sulla storia più recente il 1943, quando perdurava la 2 guerra mondiale. Dopo l’8 settembre 1943 con la fine dell’alleanza militare tra Italia e Germania nazista, il Comando tedesco temette un ulteriore sbarco dell’esercito Alleato sulle coste italiane, indicativamente sul versante adriatico fra Pesaro e Comacchio, per impadronirsi di zone strategiche, quali la pianura del Po ed il Tirolo, al confine con il Reich ed i Balcani. L’idea principale era di riproporre lo stile Atlantikwall, con bunker sia sulle coste sia nell’entroterra, ma i tempi brevissimi e l’inverno alle porte non permettevano una realizzazione così veloce e completa. Si scelse quindi di realizzare linee fortificate che “tagliassero” orizzontalmente l’Italia, soluzione più sbrigativa e forse più efficace. Sicuramente la più celebre di queste linee, rimane la Linea Gotica che attraversava gli Appennini da ovest a est. Si decise di individuare un’area specifica e di edificarvi una linea fortificata con una concentrazione altissima di bunker, in modo da bloccare l’avanzata nemica verso nord. Fu così che nell’autunno 1943 fu edificata la linea difensiva Reno Stellung, in seguito chiamata con il nome Linea Gengis Khan che attraversava la zona da Bologna a Comacchio seguendo il corso del fiume Reno. Nel territorio di Mesola sono rimaste queste fortificazioni (in dialetto Furtin), le quali furono anche abitate tra il 1945 e la fine degli anni ’50. I bunker sono stati lasciati in preda al degrado e all’incuria, fino ai giorni nostri. Grazie al Gruppo Mappe di Comunità di Bosco, sono iniziate le prime ricerche storiche che hanno portato oggi al recupero e alla riqualificazione del sito fortificato per quelli siti nella Pineta del Fondo. Il progetto, a cui hanno partecipato, oltre al Gruppo Mappe di Comunità di Bosco, anche il Comune di Mesola, la Provincia di Ferrara e GAL Delta 2000, rientra all’interno del progetto più ampio Tur Rivers: turismo rurale tra i grandi fiumi. Esso è stato realizzato dal team dell’architetto Azzurra Carli e si propone di riflettere (e far riflettere) sulle trasformazioni che nel tempo si sono verificate per opera dell’uomo e della natura nella Pineta del Fondo, con l’obiettivo di decretare una nuova fase storica, che attivi un nuovo sistema di fruizione di quest’area geografica, generando un forte sistema di identificazione con la storia e la memoria di questo affascinante luogo. Questo nuovo modo di prendersi cura e di valorizzare il patrimonio dei conflitti, si è sviluppato intorno all’ultimo decennio, dove maggiore attenzione viene posta su strategie di riappropriazione, stimolando un incontro reale con la memoria. Si parla, in questo caso, di “museo fuori dal museo”, un museo a cielo aperto, diffuso ed integrato con la comunità, i luoghi e le aree geografiche.

E’ seguito l’intervento del vicesindaco Dario Zucconelli, di Luigi Bosi, socio del Club e autore del libro “Al tempo dei lupi” ambientato ai tempi di “Alcina” e poi tante domande e tanti applausi.

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