Mesola
20 Aprile 2024
È quanto ha deciso ieri il gup del tribunale di Ferrara, che ha conferito l'incarico per svolgere le operazioni al perito Giuseppina Melloni che dovrà valutare la capacità di intendere e di volere

Colpì l’amico col dardo di una balestra. Serve una perizia psichiatrica

di Davide Soattin | 2 min

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Mesola. Ci sarà bisogno di una perizia psichiatrica su Giacomo Bovolenta, il 28enne che a marzo 2023, in un’abitazione di via Sacche, a Mesola, aveva tentato di uccidere – fortunatamente senza riuscirci – il 29enne, anche lui ferrarese, Davide Menegatti.

È quanto ha deciso ieri (venerdì 19 aprile) il gup del tribunale di Ferrara, che ha conferito l’incarico per svolgere le operazioni al perito Giuseppina Melloni per valutare la capacità di intendere e di volere del 28enne.

Stando alla ricostruzione di quanto accaduto, Bovolenta avrebbe ha scagliato il dardo di una balestra al collo dell’amico poi, vedendolo ancora vivo, lo avrebbe inseguito piantandogli due colpi di machete alla schiena e alla spalla per finirlo.

L’aggressione sarebbe nata nel corso di una compravendita di droga (si parla di uno scambio di 1,3 kg di marijuana e 8 etti di hashish), con il padrone di casa e venditore che sarebbe stato indispettito dal comportamento da gradasso del cliente e lo avrebbe assalito, cercando di ammazzarlo.

A soccorrere la vittima, riuscita nel frattempo a scappare a piedi, sarebbero stati alcuni passanti, che poi avevano lanciato l’allarme al 112 e al 118.

Una volta arrivati a casa dell’aggressore, i carabinieri – coordinati dal pm Ciro Alberto Savino – avevano proceduto alla perquisizione personale e domiciliare, ritrovando sia la balestra che il machete (della lunghezza di circa 50 cm) utilizzati per aggredire la vittima, vari coltelli, nonché la sostanza stupefacente e tutto il necessario per la coltivazione, l’essiccazione e il confezionamento.

La vittima era stata, invece, trasportata d’urgenza all’ospedale di Cona in ambulanza e, nonostante le gravi ferite riportate nella colluttazione, se l’era cavata con una prognosi di 30 giorni.

Durante l’udienza di convalida del suo arresto, davanti al gup, Bovolenta aveva fornito la propria versione dei fatti, spiegando di “aver agito d’impulso” nel momento in cui aveva colpito al collo la vittima, senza “mai aver pensato di volerlo uccidere“.

Quanto invece al successivo utilizzo del machete, l’aggressore aveva raccontato di averlo impugnato dopo aver visto che Menegatti – appena colpito dal dardo – stava tornando indietro per “affrontarlo con fare aggressivo, decidendo così di difendersi“.

Durante l’ora di interrogatorio era stato poi affrontato anche il tema legato alla quantità di sostanze stupefacenti ritrovate nell’abitazione del ragazzo che, secondo il legale del ragazzo, non sarebbero addebitali al suo assistito.

Si torna in aula il 26 settembre.

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