Cronaca
23 Settembre 2015
Si attende l'udienza di convalida. Il procuratore Cherchi: "Raccolti elementi contro altre persone"

Caso Tartari, primo arresto: “Siamo sulle tracce della banda”

di Redazione | 3 min

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HIl fermo è stato eseguito ieri mattina e al giovane rumeno che si trova ora in carcere viene contestata la rapina aggravata ai danni di Pierluigi Tartari, il pensionato 73enne scomparso dalla sua casa di Aguscello lo scorso 9 settembre. La convalida dipenderà dal Gip durante l’udienza fissata per domani, ma gli inquirenti sono certi di aver raccolto elementi sufficienti dopo essere risaliti all’identità del ragazzo che ha utilizzato il bancomat di Tartari, elementi che avrebbero alzato l’asticella del capo d’accusa da semplice ricettazione a, appunto, rapina, aggravata dalla violenza e dal fatto che sia avvenuta assieme ad altre persone.

Lo ha dichiarato il procuratore capo Bruno Cherchi, aggiungendo che si è arrivati a una fase di svolta delle indagini e che ulteriori elementi sono stati raccolti anche nei confronti di altre persone, “che però non riteniamo ancora sufficienti per giustificare un provvedimento restrittivo”. Il tutto mentre le ricerche dell’anziano scomparso, diversamente dalle notizie apparse su parte della stampa locale, proseguono incessanti e con l’ausilio di mezzi anche diversi da quelli messi in campo finora (cani molecolari di un’agenzia privata di investigazioni, droni, personale della polizia provinciale e della forestale, sommozzatori dei vigili del fuoco, etc.). “Nei prossimi giorni – annuncia poi il questore di Ferrara, Antonio Sbordone – utilizzeremo anche le unità cinofile della polizia”.

Quello convocato oggi dal procuratore capo con la stampa sul caso Tartari è stato un “incontro obbligato dalla difficoltà delle indagini, per mettere un punto fermo ed evitare che notizie non controllate possano interferire con le indagini stesse, come già accaduto visto che certe notizie apparse hanno creato problemi”. “E’ un caso – aggiunge quindi Cherchi – che ha complessità visibili e altre meno visibili che non intendiamo estrinsecare proprio perché siamo a una fase di svolta”.

Il giovane rumeno che da ieri è detenuto nel carcere di via Arginone, già con precedenti alle spalle, è stato identificato anche grazie alle telecamere di sicurezza di un bancomat dal quale ha prelevato soldi con la carta di Pierluigi Tartari, “ma le sole immagini reperite – spiega Cherchi – non sarebbero state sufficienti a giustificare il fermo per rapina”. Sono in corso accertamenti per stabilire da quanto tempo il giovane rumeno si trovasse a Ferrara, ma soprattutto si indaga sul coinvolgimento di altre persone che potrebbero aver avuto un ruolo nell’aggressione e successivo sequestro di Tartari, che potrebbero anche essersi rese irreperibili (sulla reperibilità della banda il procuratore Cherchi non si è sbilanciato). Non sarebbero stati raccolti comunque, al momento, elementi che possano collegare la banda ad altri episodi avvenuti di recente nel territorio ferrarese, a partire dalla famiglia di Coronella, padre e figlia, rapinata e sequestrata in casa per ore da tre-quattro banditi a volto scoperto: “Ora stiamo raccogliendo elementi sul caso Tartari che è prioritario e richiede indagini complesse – precisa Cherchi – e solo successivamente potremo verificare eventuali collegamenti con altri casi”.

Si attende dunque l’udienza di convalida del fermo operato ieri, mentre le ricerche dello scomparso Tartari ancora non hanno prodotto risultati. Lo scenario che si delinea è sempre più quello di un colpo in villa finito in tragedia, con un’aggressione violenta al proprietario di casa che sarebbe poi stato sequestrato dai banditi per avere la certezza che il pin del bancomat fornito fosse quello giusto. Che fine poi abbia fatto il 73enne è ancora avvolto nel mistero, anche se dopo tanti giorni le speranze di trovarlo in vita sembrano ridotte al minimo. Tuttavia per Cherchi “non si può escludere che sia ancora in vita, a volte la realtà supera la fantasia”.

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