Cronaca
17 Giugno 2015
L'azienda ospedaliera soccombe nella causa civile: dovrà versare 6 milioni. Anselmi: "Pietra tombale sulla credibilità dell'azienda"

Appalti Cona, S,Anna deve risarcire ProgEste

di Ruggero Veronese | 5 min

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ospedale-cona1“Nessun danno subito dall’Azienda Ospedaliera è causalmente ascrivibile a Prog.Este; fu la stessa stazione appaltante che, con le continue varianti e richieste di nuove opere, ha impedito il rispetto dei termini pattuiti”. Si esprimono in maniera netta i giudici del tribunale civile, nel condannare l’azienda Sant’Anna a risarcire 5,3 mln di euro a Prog.Este per i ritardi e l’aumento dei costi di costruzione del nuovo ospedale di Cona. Una cifra che (pur salendo a oltre sei milioni con gli interessi legali) rappresenta comunque solo una piccolissima parte rispetto a quanto richiesto in tribunale dalle aziende del consorzio: ben 160 milioni di euro. Ma quello che farà discutere sono anche le parole della sentenza civile, la prima a confermare in un’aula di tribunale le “carenze” e le “incertezze” che accompagnarono la costruzione dell’ospedale.

La causa – per ripercorrere brevemente i fatti – ruotava attorno ai problemi sorti nei cantieri di Cona e in particolare all’aumento di superficie richiesto in corso d’opera dal Sant’Anna – attraverso cinque diverse perizie di variante -, che per le aziende corrisponde a un maggior costo per effettuare i servizi. Varianti su cui si è incentrato anche buona parte del processo penale, conclusosi il 13 aprile scorso con l’assoluzione di tutti gli imputati – progettisti, costruttori e membri degli organi di controllo – dalle accuse a vario titolo per truffa aggravata, falso ideologico, omissione e abuso d’ufficio. Nessun rilevo penale, secondo il collegio del tribunale ferrarese, nonostante le richieste di condanna dalla pm Patrizia Castaldini. Ma che la costruzione del nuovo ospedale fu un continuo avvicendarsi di ritardi e problemi lo certifica ora il tribunale civile di Ferrara, disponendo i 5,3 milioni di risarcimenti da versare a Prog.Este. “Il rapporto – si legge nella sentenza civile – è stato caratterizzato da una serie considerevole di varianti, che denotano una carente attività di progettazione iniziale e notevoli incertezze della committente circa quanto inteso realizzare. […] È bene subito evidenziare che dette varianti non potevano affatto dipendere da asseriti ritardi della concessionaria nella predisposizione di progetti esecutivi. La consistenza delle opere in esse previste dimostra che l’appaltante ha mutato più volte intendimento su aspetti importanti del costruendo ospedale”.

Entrando nello specifico, i giudici elencano alcune delle mancanze da parte dell’azienda ospedaliera: “La stazione appaltante non ha rispettato il dovere di approntare una progettazione esaustiva, sia sotto il profilo tecnico che normativo, tale da offrire uno sviluppo particolareggiato e completo dell’opera. […] Le lettere del direttore generale dell’azienda ospedaliera offrono una rappresentazione unilaterale dei fatti di causa, favorevole alla concedente, ma palesemente inadeguata a spiegare le cause dei ritardi. […] In sintesi, i ritardi sono dipesi, in via prevalente, dalle numerose varianti esecutive ordinate dalla stazione appaltante in corso d’opera, che hanno comportato un sensibile rallentamento dei lavori rispetto al cronoprogramma”.

Va aggiunto che l’entità del risarcimento da versare è meno del 5% rispetto alla cifra record richiesta da Prog.Este. Abbastanza comunque per far sbottare il capogruppo consiliare di Forza Italia, Vittorio Anselmi, che ricorda come in seguito alla sentenza penale (con relative assoluzioni), “il direttore generale Rinaldi e il sindaco Tagliani espressero pubblicamente la loro più profonda soddisfazione. Molto più sommessamente, il sottoscritto si permise allora di osservare che la sentenza in oggetto riguardava la sicurezza dell’Ospedale e il fatto che ne fosse stata accertata l’esistenza era sicuramente un fatto molto positivo. Ben diversa era la questione di merito, circa le responsabilità dei ritardi, delle varianti, dei costi lievitati, che non erano argomento di quel processo. Era un altro il processo, allora in corso, cui dissi bisognava porre attenzione”.

Ovvero, naturalmente, quello civile appena terminato con la condanna del Sant’Anna a risarcire le aziende. “Una montagna di soldi – afferma Anselmi – che la sentenza dichiara essere dovuti per inequivocabili colpe tecniche, organizzative e programmatorie dell’Azienda Ospedaliera dei suoi vertici, in primis il direttore Rinaldi e dei suoi tecnici. Non mi esprimo in ricostruzioni e commenti, faccio parlare la sentenza e credo che la ricostruzione del giudice sia una definitiva e impietosa pietra tombale sulla credibilità dei vertici dell’azienda ospedaliera, del direttore generale di allora, e dei tecnici che hanno condotto la sciagurata avventura dell’Ospedale di Cona, il quale sarà forse sicuro, come faceva piacere pensare al sindaco e al direttore Rinaldi, ma viene accertato essere stato programmato e realizzato in modo confuso e dilettantesco, con uno spreco di denaro pubblico che oggi viene finalmente riconosciuto. Chi pagherà oggi l’ulteriore pesante costo di quella sciagurata gestione? A chi compete la responsabilità di tirare fuori più di sei milioni di euro da dare all’impresa?“.

La risposta all’ultima domanda per Anselmi è scontata: a pagare saranno i cittadini. “Una ultima considerazione – conclude il consigliere forzista -: molti mesi fa mi permisi di polemizzare perché l’azienda ospedaliera aveva corrisposto all’avvocato difensore somme ingentissime “in acconto”, per diverse centinaia di migliaia di euro (come riportato in quei giorni da Estense.com). A che titolo si erogavano, allora, somme così elevate in acconto per una causa così difficile da vincere? E come si pensa di giustificare, oggi, una erogazione così “generosa” a fronte di una liquidazione delle spese di lite, in sentenza, per complessivi € 74.740? Io credo che stavolta non basti chiedere che intervenga la Corte dei Conti perché accerti il danno che la collettività subisce dall’ignavia di certi amministratori e li chiami a risponderne personalmente, ma sia giunto il momento che i cittadini ferraresi una volta per tutte chiedano la testa dei vari amministratori coinvolti, presenti e passati, che hanno usato Ferrara come terreno di conquista, lasciandoci in eredità macerie”.

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