Bondeno
13 Giugno 2015
Tre imprenditori alla sbarra con l'accusa di aver fornito un impianto "ridotto" a un cliente

Truffa fotovoltaico, “un uomo cambiava adesivi ai pannelli”

di Daniele Oppo | 2 min

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fotovoltaico1Si apre il dibattimento nel procedimento a carico di una ditta fornitrice di pannelli fotovoltaici e dell’impresario incaricato del montaggio, accusati di aver truffato il Maglificio Zancoghi Iliana di Bondeno al quale sarebbe stato costruito un impianto diverso da quello concordato.

Davanti al giudice Marini dovranno rispondere del reato di truffa in concorso di persone M.M. e D.F. (ma la sua posizione potrebbe essere stralciata perché al momento della realizzazione dell’impianto non era più socio) di un’azienda produttrice di impianti difesi dall’avvocato Gianluca Bonazza, e M.F. dell’omonima ditta Impianti Elettrici. Proprio quest’ultimo durante l’udienza di venerdì ha disconosciuto la firma apposta sul documento di collaudo dell’impianto e per tale motivo il giudice ha disposto una perizia calligrafica.

Sentito anche il titolare del maglificio matildeo, costituitosi parte civile tramite gli avvocati Paolo Scaglianti e Pasquale Longobucco, che ha sostanzialmente confermato la versione presentata con la denuncia ma riducendo l’entità del danno. La stessa parte civile ha poi prodotto una consulenza tecnica, già utilizzata in sede di processo civile (conclusasi con la condanna dell’azienda a rifondere il maglificio dei soldi spesi in più per adeguare l’impianto), che proverebbe come l’impianto non corrispondesse a quello descritto nel progetto per mancanza di alcuni requisiti fondamentali oltre che per la non corrispondenza tra tipi di pannelli montati (meno performanti) e quelli previsti in sede di progettazione: circostanza verificate anche dal tecnico inviato dal Gestore servizi elettrici (Gse) che distribuisce i finanziamenti per il fotovoltaico a cui il maglificio avrebbe dovuto accedere (ci riuscirà, ma solo ri-adeguando l’impianto e spendendo migliaia di euro in più).

Proprio sui pannelli risulta interessante la testimonianza di un operaio che ha partecipato alla costruzione dell’impianto: “Un giorno mi sono recato nel deposito dell’azienda – ha raccontato al giudice Luca Marini, rispondendo alle domande della pm Alessandra Volta – e ho notato un uomo che tirava fuori dei pannelli dagli imballaggi e applicava su di essi degli adesivi”. Sarebbe proprio questa una delle condotte contestate: quella di marchiare pannelli di qualità inferiore come prodotti di un’azienda, ai tempi (si parla del 2009), tra le migliori nel campo del fotovoltaico. “I pannelli – ha affermato l’operaio – sono indistinguibili alla vista, bisogna smontarli per vedere le differenze”. Ma l’operaio ha raccontato anche che quell’operazione non era stata effettuata su pannelli destinati al maglificio.

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