Cronaca
12 Giugno 2015
Dibattito a Ferrara alla vigilia del pellegrinaggio a Torino per l'ostensione della reliquia sacra

Le “verità” della Sindone tra scienza e fede

di Redazione | 4 min

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Furti, passaggi di proprietà e incendi non sono bastati per distruggere ciò che è di più sacro per un credente, la sacra Sindone. Su di lei si sono dibattuti ieri sera il presidente dei Templari cattolici d’Italia Mauro Giorgio Ferretti e l’archeologa biblica Camilla Camplani, che ne hanno ricostruito le vicende, il primo dal punto di vista storico e la seconda da quello scientifico. Presente all’incontro è stato anche il monsignor Luigi Negri, che alla sua diocesi ha voluto portare un intervento, in occasione e preparazione del pellegrinaggio di domani 13 giugno alla Santa Sindone nel Duomo di Torino, in ostensione fino al 24 giugno.

Prendendo spunto dagli interventi che l’hanno preceduto, Negri sottolinea “l’eccezionale carica di ricchezza” che la Sindone porta con sé, dove la ricchezza è anche “nei problemi che essa comporta e nella difficoltà di dare spiegazioni adeguate”. Spiegazioni che prova a trasmettere l’arcivescovo di Ferrara e Comacchio.

La Sindone, per Negri, è prima di tutto quella realtà che “sopravvive a ogni attacco”, nei secoli, dai saccheggi ai Templari ai roghi che l’hanno coinvolta (da ultimo quello avvenuto a Torino nel 1997), ma anche dai detrattori della Sindone. Come chi ha condotto il test del carbonio 14 che, come spiega l’archeologa “non è attendibile perché il lembo di tessuto analizzato era quello in alto a sinistra, dove si teneva a mano il telo, con ostensioni prolungate nei secoli che hanno deteriorato il tessuto, ricucito in epoche successive” (in realtà tali ipotesi sono state nettamente smentite già da molto tempo: ad esempio i lembi utilizzati per la radiodatazione sono stati dichiarati dai ricercatori molto puliti e lo studio su cui si basa l’ipotesi di contaminazione organica non è mai stato pubblicato, oltre ad essere stato eseguito su frammenti non appartenenti alla Sindone. Comunque, per ottenere una falsa datazione così marcata la ‘patina organica’ sarebbe dovuta essere estremamente più grande. Inoltre, nel 2002 Mechthild Flury-Lemberg, una tra le maggiori esperte in tessuti antichi che ha esaminato la Sindone, non ha riscontrato alcun segno di aggiunta tessile, ndr).

Inoltre, continua la Camplani, anche gli incendi possono alterare la quantità del carbonio presente. “Quindi queste ricerche, datate ormai al 1988, possono definirsi attendibili solo allo 0,05%. Sembrano fatte proprio dai detrattori della sacralità della Sindone, per avvalorare la tesi del falso”. La archeologa dà inoltre una spiegazione scientifica della “smaterializzazione” del corpo di Cristo impresso nella Sindone, collegando questo procedimento scientifico a “un ben plausibile parallelo in scienza di quel che i credenti chiamano il fenomeno della resurrezione. Ciò fa parte – conclude – di quello 0,01% di storia che gli scienziati non riescono ancora a spiegarsi sulla Sindone. Qualcosa che Dio ha chiamato libero arbitrio dell’uomo”.

In questo contesto, dunque, anche l’analisi storico-scientifica fatta da Ferretti e Camplani deve essere tenuta a mente e seguita da chi andrà ad adorarla sabato 13 giugno. Per monsignor Negri, infatti, la Sindone è uno “straordinario segreto”, sia storico, per “l’eccezionale storia di questo reperto, che sopravvive a ogni attacco”, sia scientifico, e che tocca due grandi verità.

“Primo, la Sindone è un segno di preferenza del Signore Gesù Cristo verso la sua Chiesa. Dio ha difeso, in modo straordinario attraverso la Sindone, la verità della reincarnazione”. La Sindone è quindi una difesa, prima di tutto dai detrattori della sua sacralità. E qui non potevano non essere menzionati gli illuministi. “Gli attacchi violenti alla storicità del Cristianesimo non erano gli attacchi dei turchi, ma era una violenza meschina. Gli attacchi avvenuti dall’illuminismo in poi – spiega Luigi Negri – sono volti ad eliminare la specificità del Cristianesimo, la sua esistenza, con una falsa storiografia che presupponeva che il Cristo fosse un’invenzione, che fosse in un grande uomo religioso ma non il figlio di Dio, inaccettabile per la cultura razionalistica, scientistica, che identificava la verità con la correttezza di carattere formale”.

Tutti i tentativi di furto, gli incendi, le manipolazioni, Dio li ha sempre impediti, affinché della resurrezione del Cristo rimanesse il segno, un segno straordinario”. E qui Negri affronta il secondo punto, importanza per la Chiesa, anche oggi. “La Chiesa ha venerato e difeso la Sindone, perché le fosse possibile di non perdere la radice profonda della presenza di Cristo, attraverso la sua immagine”, riprodotta da numerosi artisti nei secoli. “Oggi la Sindone serve a rimanere radicati nel mistero della resurrezione – conclude Negri – affinché non avvenga che la fede diventi qualcosa di intellettualistico, di sentimentale, da contrapporre alla ideologia di questo mondo. O da far verificare dalle ideologie di questo mondo. Ci si deve arrendere al fatto che questo sia qualcosa di oggettivo e verificato anche dalla scienza, anche se non adeguatamente spiegato da essa”.

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