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25 Maggio 2015
Roma e le genti del Po, un incontro di culture al Museo di Santa Giulia a Brescia

Brixia

di Redazione | 5 min

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di Maria Paola Forlani

Si è aperta a Brescia nel Museo di Santa Giulia fino al 17 gennaio 2016 una grande esposizione archeologica, con quasi 500 reperti. A cura di Luigi Mainati e Valentina Manzelli (catalogo Giunti) dal titolo: “Brixia. Roma e le genti del Po. Un incontro di culture. III – I secolo a. C.”

Nel 295 a. C. a Sentino, in una vallata nel cuore delle Marche, l’esercito di Roma e dei suoi alleati sconfiggeva in una battaglia incerta fino all’ultimo la coalizione di popoli italici guidata da Sanniti e Galli Senoni. Con quella vittoria Roma non solo affermava il suo dominio incontrastato sulla penisola, ma si apriva la via per la valle Padana. È di pochi anni dopo la sottomissione del territorio Senone e la fondazione della colonia latina di Rimini. Nei due secoli successivi si avrà prima la definitiva conquista militare, nei primi decenni del II secolo, poi il graduale inserimento dell’Italia settentrionale nel sistema politico romano, concluso nel 49 a.C. con la concessione della cittadinanza.

L’obiettivo della mostra è illustrare il processo che vide protagonisti Roma e le genti del Po, tra il III e la metà del I secolo a.C., che si svolse attraverso fasi non solo di conflitto, ma anche di incontro e di integrazione: è il racconto per immagini di una straordinaria trasformazione storica e culturale, rappresentata da materiali eccezionali esposti nel percorso.

La mostra ricostruisce così, sullo sfondo della pianura del Po, area estesa tra gli Appennini e le Alpi e favorita in antico da una posizione privilegiata e dalla presenza di un grande fiume, la fisionomia sorprendente di un luogo d’Italia, che divenne vero laboratorio di integrazione tra etnie e culture diverse e cassa di risonanza del confronto fra cultura romana ed ellenistica.

Il percorso della mostra è articolato in 12 sezioni.
Nella prima dedicata ai protagonisti, il visitatore può collegarsi al quadro storico dell’epoca, ai suoi principali eventi e al volto di alcuni grandi uomini, politici e condottieri, che ne furono attori; si attraversa poi virtualmente il paesaggio che i romani si trovarono ad affrontare arrivando nella pianura (Prima Annibale,
sezione 2) e le popolazioni che lo abitavano, le loro tradizioni, i primi segni della loro apertura a messaggi culturali nuovi.

Tra le opere spicca il Busto fittile di guerriero da Ravenna, (Museo Archeologico Nazionale di Ravenna). La scultura in terracotta raffigura un giovane guerriero in nudità eroica, con balteo e clamide. Riferito al modello di Diomede tipo Cuma è il prodotto di un’atmosfera culturale profondamente ellenizzata. III secolo a.C.

La guerra ( terza sezione) è uno dei temi principali, rappresentato in mostra dal fregio di Telamone e da una serie di eccezionali esempi di elmi e di armature. Ma attraverso la guerra cominciò a farsi strada sempre più incisiva la propaganda Romana (sezione 4), una forma lungimirante di fidelizzazione attuata attraverso l’assimilazione di una nuova ideologia religiosa dei santuari sparsi nella città e nei territori, ancora vincolati a tradizioni locali.

Il Frontone di Telamone, (Museo Archeologico “Polveriera Gezman”), presenta un frontone in terracotta decorato con altorilievi che rappresentano il mito dei Sette contro Tebe; l’architrave e la cornice presentano motivi vegetali su cui correva una sima traforata; ai lati sono presenti acroteri con cavalli marini, mentre quello centrale, maggiore, è a palmetta traforata. Per alcuni il frontone sarebbe da collegarsi alla vittoria contro i Galli nella battaglia del 225 a.C., episodio di cui il rilievo rappresenterebbe la trasposizione in chiave simbolica. Fine III – metà secolo a.C.

L’esito di questi processi è rappresentato dalla Cisalpina in età repubblicana (sezione 5) con la nascita delle grandi città, ormai inserite in una rete viaria efficiente, che segnarono la definitiva romanizzazione della pianura attraverso l’adozione di modelli urbanistici e architettonici comuni, secondo precise esigenze ideologiche oltre che funzionali.

I simboli della città (sezione 6) ne raccontano le diverse forme, espresse dai più importanti edifici pubblici aggregati intorno al foro, spazio urbano comune per eccellenza. Tra i più importanti, sotto l’aspetto simbolico, gli edifici del culto (sezione 7) spesso portatori nelle nuove forme architettoniche e nelle immagini di divinità il retaggio dei culti più antichi tradotto nelle forme dell’Ellenismo. La ricezione di questo nuovo linguaggio si manifesterà anche nel gusto privato, con dimore di pregio ornate da pavimenti, mosaici e arredi lussuosi.

Tra i capolavori, in questa sezione, spicca la Lastra architettonica con Dioniso e Arianna da San Lorenzo in Strada (Rimini, Museo della Città).

La raffigurazione rappresenta l’abbraccio tra Dioniso e Arianna. Probabile ornamento di un tempio, attesta la completa adesione a canoni artistici ellenizzanti. Metà del II secolo a.C.

Sintesi eloquente di questo straordinario incontro, in chiusura della prima parte della mostra, è il volto di Catullo. Un grande poeta (la voce dei poeti, sezione 12), di famiglia celtica, ma di raffinata cultura ellenistica, nato a Verona ma assai legato a Brixia. La sua voce accompagna il visitatore nella seconda emozionante parte del percorso, dove per la prima volta è possibile entrare nell’antico santuario di Brescia, luogo in cui i temi della mostra, la tradizione indigena e la nuova cultura ellenistica e romana trovano perfetta fusione.

Tra i capolavori di questa sezione appare, nella sua integrità, l’“Affresco da Sirmione”, (Antiquarium di Sirmione). Dipinto con figura maschile rappresentata all’interno di un quadro, abbigliata con tunica e toga esigua tipiche della tarda repubblica, adornate della fascia purpurea, segno di appartenenza all’ordine dei cavalieri; regge tra le mani un rotolo. Nella figura si riconosce l’immagine di un letterato, per il quale è stata suggerita l’identificazione con il poeta Catullo. I secolo a.C.

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