Cronaca
19 Marzo 2015
Mazzettopoli, il gip si riserva sulla denuncia ai testi chiave

Colpevoli ma non processabili

di Daniele Oppo | 2 min

unnamed (1)Continuano gli strascichi della vicenda Mazzettopoli sulle tangenti pagate da tecnici privati a quattro funzionari dello Sportello unico per l’edilizia del Comune.

Dopo la condanna per corruzione dei funzionari (Gianni Gardenghi, condannato in patteggiamento a tre anni e quattro mesi di reclusione Raffaele Turatti, condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi), uno di essi, Ivan Passerini, condannato a 3 anni e mezzo, ha deciso di denunciare per calunnia e falsa testimonianza i super testimoni dell’accusa, ovvero quei tenici privati che avevano pagato per ‘ungere gli ingranaggi’.

La pm Patrizia Castaldini – già pubblico ministero durante il processo per corruzione – ha chiesto l’archiviazione alla quale il difensore di Passerini, l’avvocato Massimo Bissi, ha presentato opposizione. Il gip Silvia Marini, durante l’udienza di ieri, si è riservata la decisione.

La denuncia nasceva dal fatto che i cinque super-testimoni (Moreno Ravani, Gianni Caleffi, Antonio Zucchini, Elena Finetti ed Elana Domenicali) avevano reso dichiarazioni false sostenendo di essere stati costretti dai funzionari comunali a pagare le tangenti ma, durante il processo, emerse che non c’era stata nessuna costrizione.

La richiesta di archiviazione è basata su una scriminante per i testimoni che, anche se obbligati a dire il vero, non possono essere obbligato ad auto-accusarsi (il principio del nemo tenetur se detegere). Ma, rileva l’avvocato Bissi “se è una posizione in parte accettabile per il reato di falsa testimonianza, la giurisprudenza è pacifica sul fatto che la scriminante non possa in nessun caso valere per quanto riguarda la calunnia: una persona può scegliere di dire il falso per un auto-incriminarsi ma non può tirare in ballo altre persone senza conseguenze”.

Posizione sostanzialmente già note al tempo del processo per corruzione: gli avvocati delle difese nel processo madre in più occasioni avevano rilevato che sarebbe stato meglio far assistere i testimoni da un avvocato in quanto avrebbero potuto rendere dichiarazioni auto-incriminatrici. Richieste sempre contrastate dal pm e rigettate dal giudice. L’avvocato Bissi, al momento della querela, sostenne polemicamente che “forse è più comodo fare un processo con un imputato e tanti testimoni piuttosto che con tanti imputati e nessun testimone”.

Durante il processo Mazzettopoli la pm Castaldini chiese l’incriminazione di tre professionisti (Antonio Zucchini, Gianni Caleffi e Moreno Ravani) per il reato di corruzione, ma il processo non vide mai la luce perché i fatti erano ormai prescritti.

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