Cronaca
23 Settembre 2014
Il geometra condannato ora querela per calunnia cinque professionisti

Mazzettopoli, sotto accusa i testi chiave

di Ruggero Veronese | 4 min

tribunaleChe le testimonianze chiave del processo Mazzettopoli fossero viste con molto sospetto – e non solo dagli imputati – è un fatto noto da tempo. Durante il processo per concussione (conclusosi il 19 giugno scorso con la condanna di tre geometri del Comune di Ferrara) giudici, pubblica accusa e avvocati difensori si sono infatti trovati più volte di fronte a dichiarazioni contrastanti o illogiche dei testimoni, al punto che fu lo stesso pm Patrizia Castaldini a chiedere l’incriminazione per corruzione per i geometri Antonio Zucchini, Gianni Caleffi e Moreno Ravani. Tre testi chiave le cui dichiarazioni hanno permesso alla procura di ricostruire il “sistema per ungere gli ingranaggi” (per usare il termine di un altro teste fondamentale, l’imprenditore De Giuli) che vigeva all’interno di alcuni uffici comunali, dove i tecnici finiti nel mirino della procura chiedevano di essere pagati per velocizzare pratiche edilizie che, in caso contrario, sarebbero rimaste incolonnate sulle scrivanie. Ma ora è Ivan Passerini, l’ultimo dei geometri ad aver subito la condanna del tribunale (dopo il patteggiamento di Gianni Gardenghi e la sentenza in primo grado per Raffaele Turatti che poi fece appello) a passare al contrattacco, attraverso cinque diverse querele per calunnia, falsa testimonianza e false dichiarazioni al pm dirette ai supertestimoni dell’inchiesta.

L’inchiesta “Mazzettopoli” mirava a far luce su numerosi episodi di concussione (o corruzione a seconda dei casi) avvenuti tra il 2003 e il 2008 negli uffici comunali. Ma perchè la prima denuncia fu depositata solo nell’agosto del 2007, e solo su iniziativa privata di un geometra rodigino? Domande che accuse e difese hanno ripetuto decine di volte ai teste chiave del processo, in gran parte professionisti che durante le indagini – e spesso solo a inchiesta già inoltrata – avevano raccontato ai carabinieri delle somme versate ai tecnici comunali per ‘sbloccare’ l’iter delle pratiche edilizie. Ma le spiegazioni fornite fecero alzare il sopracciglio a ben più di un avvocato: “Non me la sentivo, avevo paura di non poter più lavorare come tecnico esterno del Comune”, rispose nell’udienza dell’aprile 2011 Antonio Zucchini all’avvocato Irene Costantino, che lo incalzava riguardo ai suoi rapporti parecchio amichevoli (al punto da trascorrere insieme le vacanze in montagna) con le persone che a suo dire avrebbero preteso denaro da lui per facilitare le pratiche edilizie.

Una versione parecchio sospetta per tutte le parti in causa: “L’accordo esiste ed è sostanzialmente paritario, perché tutti accettavano il sistema e volevano stare tranquilli”, dichiarò in aula l’avvocato del Comune di Ferrara (nel processo come parte civile) Beniamino Del Mercato. “Testimonianze di persone che dovrebbero comparire come imputati”, furono le parole della Costantino (il cui assistito, Marco Gulinelli, fu l’unico assolto). Per non parlare del lapidario commento dell’avvocato di Passerini, Massimo Bissi: “Forse è più comodo fare un processo con un imputato e tanti testimoni piuttosto che con tanti imputati e nessun testimone”.

Ed è proprio dallo studio di Bissi che partono le denunce per calunnia, falsa testimonianza e false dichiarazioni al pm a cinque degli ex teste chiave: Moreno Ravani, Gianni Caleffi, Antonio Zucchini, Elena Finetti ed Elana Domenicali. La condanna del suo cliente – per la quale l’avvocato ha già richiesto il ricorso in appello – è infatti basata in buona parte sulle loro testimonianze. E per giustificare la querela Passerini e il suo legale non mancano di citare alcuni dei passaggi più controversi della sentenza di condanna, ad esempio dove si legge che “anche alcune delle “sedicenti” persone offese hanno alterato con le loro dichiarazioni la realtà dei fatti, allo scopo evidente di celare le proprie responsabilità in merito all’accaduto, rivendicando per sé il ruolo di vittime e addossando al Passerini l’intera colpa (peraltro così aggravata). Tale situazione è palese per soggetti come Caleffi, Ravani, Zucchini e Finetti. È infatti emerso pacificamente come questi intrattenessero con Passerini un rapporto privilegiato”. Considerazioni che acquisiscono ancora più valore di fronte al comportamento delle “sedicenti parti lese” (come vengono definite nella querela): sia per il fatto che inizialmente negarono ogni coinvolgimento di Passerini nel fatti illeciti (e solo in seguito, “incalzati dalle esigenze processuali – scrive nella denuncia Passerini -, hanno cambiato atteggiamento accusandomi di aver tenuto una condotta estorsiva”), sia perchè nessuno di essi si costituì parte civile nel processo. Pare strano insomma – queste le perplessità della parte che da accusata diventa accusatrice – che diversi professionisti ferraresi abbiano subito episodi di concussione anche per quattro anni di seguito, senza mai denunciare i propri aguzzini e addirittura senza chiedere loro alcun risarcimento quando i nodi stavano finalmente arrivando al pettine.

Discorso parallelo per la Domenicali, che accusò l’imputato di averla costretta a consegnargli somme di denaro per l’approvazione di due pratiche edilizie relativa a un immobile in via Ghetia. Dal controesame della teste però emerse come la natura dei rapporti tra lei e il geometra, più che “soprusi del pubblico funzionario – fa notare l’avvocato Bissi -, erano [in realtà] di carattere a dir poco collaborativo”.

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