Cronaca
31 Gennaio 2015
Le associazioni difendono il proprio servizio e parlano di "processo mediatico"

Volontariato e ambulanze: “Su di noi solo fango”

di Redazione | 5 min

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postazione polo industriale Ferrara 16_01Da una parte le lamentele e le accuse di chi ha dovuto attendere anche ore per poter usufruire del servizio trasporto infermi dopo la dimissione ospedaliera, dall’altra le associazioni di volontariato che difendono il proprio ruolo e non sono disposte a essere “infangate”.

Le prime proteste contro la decisione dell’azienda Usl di gestire, dall’1 agosto 2014, i trasporti infermi su ambulanze attraverso associazioni di volontariato, sono arrivate alla fine dello scorso luglio dai sindacati di categoria Fp Cgil e Fip Cisl, con un presidio davanti alla sede di via Cassoli. Cgil e Cisl avevano criticato la scelta dell’Asl dettata dalle tariffe più competitive del volontariato, una decisione scattata dopo che la cooperativa Cidas, che fino a quel momento assicurava il servizio trasporto pazienti, aveva aumentato la tariffa oraria.

Recentemente l’efficienza delle ambulanze del volontariato è stata messa in discussione da alcuni articoli di stampa, usciti in seguito a segnalazioni di utenti che hanno sopportato lunghe attese dopo le dimissioni per la difficoltà dell’ospedale a reperire un mezzo. Sono finiti così sotto accusa gli orari e le tariffe diverse, ma soprattutto la disponibilità del personale delle associazioni di volontariato che erogano il servizio, in particolare nelle ore notturne e nei festivi, oltre ai dubbi sui requisiti per l’accreditamento e su una ipotetica “interruzione di pubblico servizio” sulla quale starebbe indagando la procura.

Le associazioni di volontariato hanno atteso un po’ prima di reagire a quello che hanno definito “processo mediatico”, ma lo hanno fatto unitariamente (con l’unica esclusione della Croce Rossa) sottoscrivendo un comunicato nel quale, sostanzialmente, si difende l’importanza del servizio e del ruolo del volontariato, pur con i suoi limiti e problemi, e si respingono tutte le accuse. A firmare il documento sono state l’Assistenza Pubblica Estense (Ape), Voghiera Soccorso, Volontariato Barbara, Pubblica Assistenza Città di Portomaggiore, Gruppo Nico Soccorso, Pubblica Assistenza Città di Ferrara, Pubblica Assistenza Valle Pega, Pubblica Assistenza Comacchio Soccorso e, come enti privati a sostegno del volontariato, Croce Bianca E.R. Ambulanze e Life soccorso.

Sul tema dell’accreditamento le associazioni precisano che per il trasporto infermi dopo dimissione ospedaliera, effettuato sia da volontari che da privati, da enti accreditati dalla Regione Emilia–Romagna e non, l’accreditamento non è obbligatorio per questa tipologia di servizio. “Per quanto concerne i criteri di accreditamento, dettati dalla Regione – spiegano –  essi sono validi per tutti i veicoli, compresi quelli pubblici dell’azienda Usl di Ferrara, sia in servizio come “emergenza-urgenza” (ovvero in appoggio al 118) e sia in servizio come “ordinari” (ad esempio per i trasferimenti extra-ospedalieri). Proprio per tale motivo anche l’Ausl di Ferrara, come le associazioni e le cooperative (Cidas), è stata oggetto di accreditamento”.

Le associazioni di volontariato si dicono poi “allibite” nel sentire parlare sulla stampa di un sistema che mostra i suoi limiti proprio a causa della natura volontaria del servizio, trovando invece più adeguate le parole dell’assessore alla sanità di Ferrara, Chiara Sapigni, che sottolinea l’importanza del volontariato, un mondo fatto di persone che portano aiuto e sostegno, un sostegno messo in atto da associazioni, non a scopo di lucro, spinte da generosità, altruismo e interesse per il prossimo. E sottolineano con forza che le associazioni “sono completamente autofinanziate per il servizio di trasporto infermi dopo dimissione ospedaliera, senza ricevere contributo alcuno (né dall’azienda Usl di Ferrara o dalla Regione Emilia–Romagna)”. “Il contributo economico richiesto all’utenza – aggiungono – è necessario affinché questo servizio non scompaia veramente, e le relative differenze di costo, da associazione ad associazione, sono attribuibili alla non omogeneità strutturale (affitti diversi, distanze chilometriche diverse, etc.) delle associazioni esistenti. Contrariamente a quanto si possa pensare, fra l’azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara e le associazioni di volontariato non vi sono convenzioni, o contratti, in essere (smentiamo categoricamente, così come fa il direttore generale del Sant’Anna Gabriele Rinaldi, voci tendenziose circolanti in tal senso). Gli orari presenti sul foglio, citato dalla Nuova Ferrara, sono frutto di un protocollo d’intesa con l’Arcispedale Sant’Anna: situazione totalmente dissimile alle convenzioni in essere con l’azienda Usl di Ferrara, che vedono coinvolto anche il mondo delle cooperative (Cidas) che però non pratica tale servizio. Sia ben chiaro, come volontari il servizio lo eroghiamo e lo continueremo ad erogare, al massimo delle nostre possibilità che non sono illimitate”.

“Spendiamo alcune parole – continuano le associazioni di voontariato – per la dottoressa Patrizia Fabbri del Sant’Anna: scaricare l’intera responsabilità sul volontariato, gettando fango sui volontari dicendo che “non sanno organizzarsi”, non risolverà certo il problema di un servizio che comunque è rivolto all’intera popolazione che si rivolge ad un ospedale pubblico, che non si può esimere con così tanta semplicistica disinvoltura. Ricordiamo che se Ferrara ha potuto attivare la tanto declamata quinta ambulanza è stato grazie ai ridotti importi chiesti dal volontariato ferrarese, rispetto al privato, affermazione che trova fondato riscontro anche nei comunicati ufficiali dell’azienda Usl di Ferrara (citata in quanto ente preposto). Per quanto riguarda le esternazioni di alcuni gruppi politici che escono al grido di “verificare se sono disponibili soluzioni più affidabili” è un vero e proprio insulto a tutto il volontariato della provincia di Ferrara, un sistema che mai ha tradito i propri valori. Se poi questi signori intendono dire che soluzioni più affidabili siano paragonabili a sovvenzioni pubbliche allora abbiamo l’ennesimo “uovo di Colombo”: è evidente che con più soldi si possono mettere in campo più mezzi siano essi afferenti al volontariato o al privato per erogare un servizio più capillare. La domanda però che ci si deve porre è se gli Enti Pubblici abbiano davvero queste risorse da poter investire”.

Sull’ipotesi di “interruzione di pubblico servizio” le associazioni chiamate in causa non intendono soprassedere, specificando che “in tanti anni di servizio le associazioni di volontariato della provincia di Ferrara, oggi ancora esistenti e che operano sulle ambulanze, non sono mai state indagate per interruzione di pubblico servizio (l’Ausl di Ferrara potrà tranquillamente confermare ciò): il “processo mediatico” che si è attivato sta mettendo a dura prova questa forma di volontariato che comunque continuerà ad erogare al meglio i propri servizi dedicati all’utenza”.

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