Eventi e cultura
21 Gennaio 2015
Ad un anno dalla scomparsa, la città omaggia Claudio Abbado

Un “Boscoincittà” nel ricordo del Maestro

di Redazione | 4 min

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È passato un anno esatto da quando la bacchetta del Maestro è stata riposta, senza conoscere più volteggio. A partire dal tributo del direttore d’orchestra Daniel Barenboim, che il 27 gennaio 2014 diresse in una Scala “con sala vuota e porte aperte” la Marcia Funebre della terza sinfonia di Beethoven, molte sono state le iniziative dedicate alla memoria di Claudio Abbado e, nel giorno del primo anniversario, anche la città di Ferrara ha cercato di colmare il vuoto lasciato dalla sua scomparsa. E lo ha fatto tessendo un incontro-evento attorno alla figura del “giardiniere prestato alle note”, come lo stesso Abbado scherzosamente si definiva.

È stato il Ridotto del Teatro Comunale che oggi porta il suo nome a farsi palco del concerto di parole e suoni con cui la città tutta, nelle figure dei suoi rappresentanti istituzionali, ha omaggiato Claudio Abbado nel pomeriggio del 20 gennaio: un inno al ricordo articolato attorno ad un “aspetto intimo della personalità di Claudio – come presenta Giulia Vullo, presidente Garden Club Ferrara – quale è l’attenzione all’ambiente, alla natura, ai suoi giardini”. Ben prima dell’apertura della sala, sulle scale, una fila scomposta scalpitava per prendere posto: le sedie non sono bastate, né è bastato predisporre una seconda sala, tante sono le persone accorse per il primo dei tre eventi (i prossimi, previsti per domenica 25 e lunedì 26) organizzati da Garden Club Ferrara, Fai presidenza Regionale Emilia Romagna, Comune di Ferrara, Teatro Comunale cittadino e Ferrara Musica.

Si è scelto di affidare al ricordo degli amici il compito di schiudere al pubblico il “Maestro giardiniere”, quell’intreccio indissolubile tra i linguaggi universali di musica e natura che ha accompagnato Abbado fin dalla giovinezza, “dal terrazzo verde in via Fogazzaro – continua Giulia Vullo – curato dalla madre Linuzza”. Le parole commosse dei coniugi Marina Senin e Giorgio Forni dipingono con immediatezza un uomo capace di trasformare pazientemente una discarica in un bosco, come testimoniano gli oltre 7000 alberi e arbusti che “la testarda cocciutaggine di Claudio – si legge nella emozionata lettera di Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente Onorario Fai Nazionale, che non ha potuto partecipare all’incontro – è riuscita a piantare”: ed ora le sue ceneri sparse saranno certamente “confuse tra acqua ed aria a riposare di fronte a giardini rigogliosi”, annota Giorgio Forni.

Il giardinaggio e la musica conoscono la stessa irriducibile pluralità, esplicano entrambi un atto di generosità e sono intimamente legati da una “dimensione generativa della memoria dei suoni – spiega l’architetto ed urbanista Stefano Boeri – che l’immergersi nella natura, come sosteneva Abbado, amplifica, facendo riaffiorare ricordi lontani”. Ma se il legame natura-suono conosce già una vasta letteratura, si dovrà però riconosce al Maestro la profonda e quasi utopica volontà di una sua concretizzazione: il “dono per Milano”, quel tentativo di pattuire il ritorno alla direzione della Scala con la messa a dimora di 90.000 alberi (poi scemato a causa “di una politica ottusa, che non ne comprese la valenza sociale”, precisa Boeri) ne è forse il più chiaro esempio.

Proprio in assonanza con il progetto milanese si presenta il disegno di ‘Boscoincittà per Claudio Abbado’, idea tutta ferrarese per la costruzione “di un luogo speciale, magico – presenta l’assessore all’Urbanistica Roberta Fusari – quale è il bosco, ad omaggiare il Maestro”.

‘Boscoincittà’ è, appunto, un’idea, e non ha dunque ancora conosciuto formulazione sistematica: si tratterebbe di un’area pubblica, un ‘baffo’ di 40-50 metri di larghezza di proprietà comunale che amministrazione e Garden Club avrebbero già individuato nell’area del quartiere Barco che si stende dirimpetto al polo chimico, per circa 19 ettari. La posizione conosce ragioni di compensazione ambientale, quale è quella di porsi a mezza via tra l’area industriale e l’area cittadina, e si inserirebbe “in una zona caratterizzata dal verde – spiega Roberta Fusari – già per vocazione urbanistica, alla quale manca però poesia”.

Armonia che solo “una composizione attenta, una densità controllata ed una precisa scelta delle specie – spiega il Paesaggista Manfredi Patitucci – saprebbe apportare, rendendo bosco anche una sottile strisce di terra”: un bosco vero e proprio, dunque, anzi una “orchestra verde” (secondo la felice intuizione del direttore di Ferrara Musica George Edelman) che conosce illustri precedenti a Londra e Parigi, e si andrebbe così ad aggiungere ai già “500 ettari di verde pubblico, alle 132 aree attrezzate – ricorda Aldo Modonesi, assessore ai Beni monumentali – agli oltre 45000 alberi della città”.

L’iniziativa, nel tardo pomeriggio, ha poi lasciato spazio alla musica, perché questa sopperisse ai limiti della parola: la registrazione video della terza sinfonia di Ludwing Van Beethoven, ultima direzione del Maestro, avvenuta al Festival di Lucerna nel 2013, ha accompagnato i presenti fino alla fine, quando i violoncelli staccano il Mi bemolle e cala il silenzio.

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