Cento
19 Gennaio 2015
Bambini e adulti, stranieri e centesi alla manifestazione pacifista per le vie della città

Charlie Hebdo, a Cento il sit-in della pace

di Redazione | 4 min

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Così Fabio Anselmo, candidato sindaco per il centrosinistra alle comunali dell'8 e 9 giugno, ha commentato la scelta dei cittadini di Aguscello, incontrati ieri (28 aprile) insieme a quelli di Cona, di organizzarsi in un comitato per cercare di porre freno all'ondata di furti che ha colpito il territorio

Cento. “Le vignette ci hanno fatto male, ma uccidere per quelle vignette ci ha fatto ancora più male. Per noi il Corano è l’unica guida di pace, deriva da Salam, che vuol dire proprio quello, e al suo interno c’è scritto ‘Chiunque uccida un uomo sarà come se avesse ucciso l’umanità intera, e chi ne abbia salvato uno sarà come se avesse salvato tutta l’umanità’. Una religione che ha la pace insita nel suo nome e nel suo testo sacro non può predicare nulla di estraneo a questo valore e alla convivenza civile”. Nordine Kacimi, segretario del centro culturale per la convivenza di Cento, è un uomo un po’ in là con gli anni. Sfida la fredda domenica mattina di gennaio con un cappotto blu e un cappello nero, mentre parla dalle sue corde vocali, che si attengono molto al testo preredatto dal centro se non per qualche lieve digressione, si confondono errori di pronuncia tipici degli immigrati ed esse sibilate alla bolognese. Il ‘capo’ della manifestazione che ha portato quasi duecento persone di fede islamica in piazza Guercino a Cento alle dieci di mattina di un giorno festivo per dire no al terrorismo è lui.

Lo scopo della manifestazione, che doveva essere un corteo e poi è diventata un sit-in, è quello di dimostrare affetto alle famiglie dei vignettisti di Charlie Hebdo, insieme con il denunciare lo sdegno dei musulmani contro i crimini commessi in loro nome. È il distacco dai violenti dell’islam moderato che veniva insistentemente chiesto da più parti.

“Sono in Italia da 25 anni, sono venuto a Cento per scelta. I nostri figli sono nati qui”, continua poi Kacimi. Se gli chiedi come faccia il Corano ad essere la guida di pace visto che come la maggioranza dei testi sacri contiene anch’esso la sua quota di violenza lui rimanda a una lettura “come Dio comanda”, perché “è una cosa alquanto complessa che non si può spiegare in due parole o in un minuto”. Nel frattempo in piazza continuano ad arrivare fedeli,“Abbiamo chiesto a tutti i nostri iscritti di venire”, spiega, dando poi anche alcuni dati sulla consistenza del centro per la convivenza: “Siamo quasi 700 persone”, afferma. Quasi la metà della popolazione musulmana di Cento, che sta agevolmente sopra le 2mila unità.

A tutti i convenuti, uno alla volta, vengono consegnati alcuni cartelli, formato A4, contro il terrorismo, che “non ha religione”, “non ha fede” e via discorrendo. Il testo è in doppia lingua, lo stile si compone di un getto di inchiostro nero su un foglio bianco. È proprio il contrasto tra i due colori forti che fa comprendere cosa intendesse Kacimi con quella frase sui figli nati qui: i cartelli vengono tenuti ad altezze diverse, dietro di questi ci sono bambini, uomini adulti, giovani donne e madri di famiglia. Il manifestante più piccolo, ancora dentro la carrozzina, è il sorvegliato speciale dei genitori. A scendere in piazza, insomma, ci sono famiglie intere come esistenze solitarie. Arriva anche il sindaco Piero Lodi che pronuncia le parole di rito sulla collaborazione tra centro culturale ed amministrazione ed antagonismo al terrorismo e vengono srotolati gli striscioni.

La piazza comincia a stringersi, sta per parlare Kacimi. Legge il suo comunicato stampa che ci ha commentato prima, poi piega il foglio e denuncia pacatamente la mancanza di spazi per il culto della loro fede: “Nelle aziende si fa un business plan, facciamo un business plan insieme perché un giorno anche noi possiamo avere i nostri locali, che sarebbero anche meglio controllati”, annuncia. Piero Lodi prende mentalmente appunti. La parola passa all’imam. Una preghiera, una parola di sdegno, poi chiede un minuto di silenzio, che viene rispettato ed è anche un minuto vero, che dura più dei quindici secondi dei minuti di silenzio scenici. Qualche cittadino ogni tanto si ferma a parlare con i manifestanti: qualcuno li ammira, altri vengono tranquillizzati dopo aver pensato che fosse una manifestazione a sostegno del terrorismo.

Qualcuno, dopo un’ora e mezzo, inizia ad andarsene, ma l’ultima parola tocca a Piero Lodi dopo la denuncia di Kacimi, e si dimostra apertissimo alle richieste dei seguaci di Maometto: “Adesso come adesso la mancanza di spazi a causa delle inagibilità è una criticità insuperabile. Mettiamo a disposizione ogni volta che ne riceviamo richiesta gli spazi, soprattutto comunale, che servono loro, ma non c’è niente di permanente. Tuttavia il riferimento al business plan è fortissimo. Loro non hanno mai chiesto niente ma si sono sempre presentati coi loro problemi mettendosi a disposizione per risolverli. Bisogna mettersi in rete per far sì che una volta riappropriatici di tutti i nostri spazi ce ne sia uno stanziale anche per loro”.

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