Politica
14 Settembre 2014
Scarso pubblico e bagno di umiltà per l'ex presidente della Camera: "Non sono esente da responsabilità"

Fini rimanda il partito dell’alternativa a Renzi

di Redazione | 3 min

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Mirabello. Eran duecento, non tutti giovani ma forti abbastanza per applaudire Fini anche quando dice chiaro che il partito, il suo prossimo partito, è quantomeno rimandato. Davanti a una platea grande quasi quanto quella della Spigolatrice di Sapri l’ex presidente della Camera e di Futuro e Libertà vuole imprimere tutta l’epicità di cui è capace al suo discorso, tutto in divenire, sulle prossime avventure della destra italiana. I concetti sono tutti in prospettiva, ma pochi, e per riempire l’ora a sua disposizione Fini sovente li ripete.

L’onorevole arriva sul palco in ritardo, e dopo i saluti di Vittorio Lodi lo ringrazia a sua volta. Non nasconde che quando gli è stato chiesto di partecipare a questa edizione della Festa Tricolore gli ha chiesto il senso dell’iniziativa – “Perché la storia continua”, è stata la risposta di Lodi. Ricorda Almirante, i momenti difficili di Mirabello e della festa di Mirabello, dal terremoto alla rottura con Berlusconi, perché citando Marsiale “la gratitudine è il sentimento della vigilia”.

Una volta finita la retorica però, la situazione attuale della destra, quantomeno disastrosa, costringe anche Fini in un bagno di umiltà. La ripetizione delle divisioni che la caratterizzano arriverà solo in seguito; Fini prima si cosparge il capo di cenere: “Non sono esente da responsabilità, ho commesso errori. Il tempo è galantuomo e dirà in che percentuali, ma non ha senso rivangare problemi e rinfacciare responsabilità vere o presunte: ora abbiamo perso il contatto con le persone”. E per lui, l’unico modo per riaverlo, è parlare con le stesse persone scappate dal loro riferimento elettorale. “Si può agire con l’obiettivo delle regionali, ma dobbiamo parlare con gli elettori, non ragionare sugli eletti”, continua Fini.

Fini poi continua passando per l’analisi della destra. Abbassa la voce quando dice che un’area in cui ci sono tre visioni diverse su Renzi non è credibile, e che al momento l’alternativa più che altro si chiama Grillo, probabilmente artefice del fatto che le persone ora fanno politica creando associazioni più che iscrivendosi ai partiti, come nota l’ex presidente della Camera. Rialza la voce solo quando parla del governo attuale, partendo dalla Mogherini, “che non avrà una ricaduta reale sulle persone perché quell’incarico è meramente rappresentativo”, passando per il rapporto tra Italia ed Unione Europea, “che si deve giocare su questioni vitali per il Paese, e sarebbe stato più utile nelle nostre condizioni un commissario all’agricoltura, all’immigrazione o alle piccole e medie imprese”, e arrivando sulla questione degli 80 euro, “che non diremo mai che sono un errore, ma costano parecchio e non hanno contribuito ad aumentare i consumi, mentre sarebbe stato più saggio spendere quei soldi per introdurre il quoziente familiare, o per intervenire sulla pressione fiscale sulle imprese o sulla tassazione sulla casa: c’era l’imbarazzo della scelta”.

Se sulle politiche di corso renziano Fini aveva alzato la voce, su Renzi presidente del consiglio alza i toni: “È un propagandista, i problemi sono sempre quelli del passato”. All’approssimarsi del tramonto, si approssimano anche le fila del discorso quando l’ex presidente della Camera cita Libera Destra, sua associazione “che non è un partito, non si vuole presentare alle elezioni”. Per ora almeno, perché “cominceremo entro qualche settimana un giro d’Italia per parlare con gli elettori, per farci raccontare le loro idee. Saremo in ogni regione, speriamo in ogni provincia. Ci vorrà venire non pensi che saranno riunioni per studiare organigrammi: non abbiamo niente, solo la passione e l’entusiasmo”. Eppure, tuttavia “fra un anno ci rincontreremo e tireremo le somme. Verificheremo se ci saranno le condizioni per trasformare questa associazione in qualcosa di più organico, e spero ci saranno”. Il countdown, insomma, è cominciato.


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