Eventi e cultura
31 Agosto 2014
Presentato il libro di Leonardo Rosa sulla vita di Stefano Bottoni

Dal sogno alla realtà: l’uomo che inventò i Buskers

di Redazione | 4 min

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Dietro al Buskers Festival si nasconde il volto sempre sorridente di un sognatore visionario, un uomo che ha saputo dar ascolto al proprio estro artistico reinventandosi ogni volta: musicista, fabbro, scultore. La vita di Stefano Bottoni è un intrecciarsi inesauribile “di immagini e di suoni, di sorrisi e fortune, di tanta tenacia”, di aneddoti particolarissimi raccolti nella biografia romanza ‘Una strada lastricata di sogni’, nata da un progetto biennale della penna di Leonardo Rosa. Presentato questo pomeriggio alla Libreria Ibs, il romanzo scorre per le strade di Ferrara nell’arco di un cinquantennio, dissotterrando “quei ricordi che credevo di aver perso – interviene Stefano Bottoni – con una semplicità ed una facilità disarmante”: i concerti a Cuba, l’aver ospitato a casa propria l’ambasciatore di Danimarca, quella volta che ‘il santone’ Guccini arrivò a Ferrara “e lo caricai sulla mia Mini Minor, standogli gomito a gomito”. Nel presentare l’opera, Francesco Lavezzi propone due chiavi di lettura che tornano a presentarsi vicendevolmente, “il filo conduttore materico del ferro, ed il braccio verticale del sogno”, ad indicare come Stefano Bottoni sia un personaggio dalle mille anime, capace di “vedere oltre la realtà e trasformare quelli che erano dei fuorilegge (prima del 1987, i musicisti che si esibivano per strada senza permesso venivano multati o erano passibili di sequestro degli strumenti, ndr) in star acclamate dal pubblico”.

Il Buskers Festival nasce dal saper tradurre “l’entusiasmo liberatorio della musica – evidenzia il sindaco Tiziano Tagliani – in orgoglio per la città”, una meraviglia che si riscopre ogni anno in maniera diversa, e sono le stesse parole di Bottoni a sottolinearlo: “dove c’è musica non può esserci nulla di cattivo”. Così, l’idea di dedicare una manifestazione agli “artisti girovaghi”, nata nell’officina del padre, prende presto il volo, incontrando l’appoggio di Dario Franceschini e dell’allora sindaco Soffritti, nonché di un Lucio Dalla entusiasta che si presenta alla seconda edizione “a sorpresa, in piazzetta S. Michele – racconta Leonardo Rosa – davanti ad un centinaio di persone, armato del suo solo clarinetto”.

La lettura di alcuni passi del romanzo aiuta i numerosi presenti ad immergersi nella vita che pare a tratti così romanzesca da non esser vera, e alla quale la maestria dell’autore Rosa ha regalato lo spazio immortale delle pagine del libro: i ricordi del sindaco Tagliani si intrecciano a quelli di Francesco Lavezzi, per trovare nuovo lustro nella memoria dei più brizzolati tra i presenti, snodandosi tra “Casa Cini e la Stanza del Gatto, la prima sede del Buskers Festival” e l’inesauribile serie di incontri fortuiti (e fortunati) che porteranno l’eclettico Bottoni ad iniziare “quella collezione di tombini – continua Rosa – particolarissimi che oggi conta 150 pezzi e innumerevoli tonnellate di ghisa”.

Stefano Bottoni, a testimoniare quanto siano le sue gambe in pelle ed ossa ad aver percorso la “strada lastricata di sogni”, resta seduto di fianco al tavolo dei relatori visibilmente emozionato, sorride ogni volta che un suo ricordo condiviso con il pubblico gliene svela altri mille, e confessa di “leggere di qualcun altro, quando sfoglio quelle pagine, per poi accorgermi di essere io”. Gli applausi sono molti, mentre le finestre chiuse della sala San Crispino non riescono ad impedire che la travolgente musica dei Buskers sottostanti riecheggi anche all’ultimo piano della Libreria: quello che pare essere solo un rumore di sottofondo esplode poi con l’esibizione del sestetto Ars Nova Napoli (e prima con i polacchi de Cellostrada Quintet), che in un battibaleno infiammano i presenti. Il “grande privilegiato – come egli stesso si definisce – e predestinato” Bottoni, balla e canta, ed è facile ora immaginarlo imbarcato in chissà quale viaggio, mentre naviga “a vista, sognando sì, ma ben sapendo che tutti i miei sogni sono scritti su quei fogli che disseminavo sulla scrivania dell’officina”. E se gli si chiedesse quali altri vecchi orizzonti voglia osservare con occhi nuovi, quale altra direzione stia seguendo la sua fantasia, Bottoni risponderebbe di non avere sogni nel cassetto: “il cassetto è una truffa – spiega – perché, pensate: l’ultimo sogno, quello in fondo, il primo che avete fatto, se ne sta a prendere la muffa”.

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