Comacchio
25 Agosto 2014
La denuncia di Mezzogori: "L'inserimento del Parco del Delta Po nel Mab è puro marketing per Expo 2015"

Valli ‘bombardate’ e l’Unesco prende tempo

di Daniele Oppo | 4 min

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Comacchio. Il progetto Mab – Uomo e Biosfera 2013-2014 – è stato bocciato o, quantomeno, rimandato, dall’Unesco per quanto riguarda l’inserimento nel progetto del Parco del Delta del Po ‘unico’ per via della mancanza di politica unitaria per la gestione di un habitat così complesso ed esteso.

Ma c’è chi fornisce anche altre ragioni, puntando il dito sulle amministrazioni locali e sui loro faraonici progetti poi finiti nel dimenticatoio. Manrico Mezzogori, attivissimo rappresentante della lista civica “Alternativa democratica per l’autonomia locale”, portando a supporto un ricco set fotografico, analizza le Valli che ha sotto gli occhi e la loro storia recente.

“La bocciatura (o ‘rimandatura’) da parte dell’Unesco in merito al programma Uomo e Biosfera (Mab) 2013-2014, evidenzia l’assenza di un vero programma di tutela ambientale delle Valli di Comacchio quale patrimonio dell’umanità – spiega Mezzogori -. È tutto dire. Nonostante i tentativi dell’anomala quanto inedita cordata del tipo ‘larghe intese in versione casereccia” – Regione, Provincia, Parco del Delta del Po, Comune di Comacchio – l’Unesco non ha accordato, per il momento, il via libera alla richiesta dei nostri (e degli altri del Veneto) di inserimento del Parco del Delta del Po nel Mab ai fini di puro ‘markettarismo’ pubblicitario legato all’Expo 2015. Apparentemente – spiega ancora – per una questione di tipo gestionale-burocratico: la suddivisione del Parco del Delta del Po in due Regioni e quindi in due Enti di Gestione. Eppure il riconoscimento Unesco è stato già da tempo accordato nonostante questa arcinota condizione. E allora?”.

E allora, si auto-risponde Mezzogori – citando anche un “non ci fermeremo” del sindaco di Comacchio Marco Fabbri – la risposta dovrebbe essere cercata nella poco avvincente “attitudine naturale del Dna istituzionale a rimuovere dalla memoria collettiva i grandi fallimenti della politica nostrana”.

 “Non è affatto singolare – afferma l’attivista – che mentre dalle nostre parti e dintorni si predilige enfatizzare la beltà delle Valli di Comacchio (il più importante comprensorio di zone umide d’Europa per estensione: circa 10 mila ettari di superficie) quale patrimonio dell’Unesco, ci si dimentichi con altrettanto disinvoltura del misero fallimento della Sivalco (Società di itticoltura Valli di Comacchio) progetto così tanto pompato sin dall’atto della sua costituzione avvenuta nel 1978 (500 posti di lavoro e 10 mila quintali di pescato, la realtà virtuale è ancora oggi il metodo istituzionale per fare sognare). Da quel momento – prosegue la critica – la geniale e secolare vallicoltura tradizionale comacchiese veniva soppiantata in un sol colpo dalla nuova deità dell’acquacoltura intensiva. Ma l’insostenibile fallimento veniva decretato con lo scioglimento della Sivalco. Dopodichè gli stessi responsabili della catastrofe caldeggiarono il passaggio delle Valli di Comacchio al neo costituendo Parco regionale del Delta del Po”.

Da quel momento, secondo Mezzogori, sono però rimaste solo “le macerie dell’impianto pilota intensivo con relative coperture in cemento amianto, recinzioni di filo spinato e torrette di avvistamento che ricordano tanto la Risiera di San Sabba. Anch’esse diventate… patrimonio dell’Umanità (sic!). Sembra che tutti siano fuggiti dopo un bombardamento (soprattutto i politici), giacché tale rassomiglia il panorama”. Mezzogori batte ancora sulla memoria, scomparsa anche “dalle piccole cronache locali”, compreso “l’immenso sperpero di denaro pubblico (circa 120 miliardi di vecchie lire) tra fondi dello Stato, della Regione, della Provincia, del Comune di Comacchio, i fondi Pim (Piani Integrati Mediterranei) e altre prebende”.

Mezzogori ne ha per tutti, compreso il sindaco Fabbri: “Nel suo altisonante editoriale del periodico ‘Comacchio informa’, distribuito a tutti i residenti del Comune,  il sindaco pentastellato ha scritto: “Non abbiamo nulla da invidiare alla Camargue”. Sicuramente – commenta l’attivista –  la Camargue non ci invidia il triste spettacolo che fa bella mostra di sé in Valle Campo al centro delle Valli di Comacchio. Quantomeno un progetto di smantellamento avrebbe dovuto trovare indicazione nel cosiddetto patto territoriale sottoscritto recentemente. Un dejà vu del Patto territoriale sottoscritto nel 2009 dall’Amministrazione comunale del Pd, se non identico. La logica è sempre quella – conclude Mezzogori -: non importa ciò che veramente si vende, l’importante è vendere un involucro accattivante anche se non corrispondente alla realtà”.

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