Cronaca
15 Luglio 2014
Trevisani: “Con i soldi che paghiamo, credo che abbiamo diritto a una sanità decente”

Arriva l’estate, tolti altri posti letto

di Redazione | 3 min

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Lucio Trevisani e Pierluigi Api

Lucio Trevisani e Pierluigi Api

“Con i soldi che paghiamo, credo che abbiamo diritto a una sanità decente”. E a dire che oramai non lo è più, per lo meno in questi mesi estivi, è uno dei primari del Sant’Anna: Lucio Trevisani, direttore dell’Endoscopia Digestiva e segretario aziendale dell’associazione medici dirigenti Anaao-Assomed. Il tema scottante è quello, oramai classico, delle chiusure di posti letto in periodo estivo (“ma in realtà un terzo dell’attività di un anno viene svolta in questo periodo”), che stavolta assume contorni ancora più problematici del solito.

“Nel giro di due anni – ricorda Trevisani per contestualizzare – in tutta la provincia sono stati chiusi circa 300 posti letto e tre ospedali, e la sola Azienda Usl per l’estate ne chiude cinquanta. Non ci sembra una cosa intelligente chiuderne, come Sant’Anna, più dello scorso anno: i nostri sono malati che non vanno in vacanza”.

Per la precisione, tra il 2 giugno e il 3 ottobre vengono meno 4 letti in Chirurgia Pediatrica, 4 in Pediatria, 8 in Neurochirurgia, 11 in Pneumologia/Fisiopatologia della Respirazione (due unità operative accorpate nel giugno scorso), 12 in Medicina Interna Ospedaliera, 8 nelle Chirurgie Polispecialistiche (Otorinolaringoiatria, Maxillo-Facciale, Plastica, Oculistica), 2 in Urologia, 2 in Chirurgia Vascolare, 4 in Ginecologia, 12 nelle Medicine Specialistiche e 10 in Medicina Riabilitativa.

In totale fa 77 letti in meno (l’anno scorso furono 48), “e ci sono ben due direttori di Dipartimento e tre direttori di Unità operativa che hanno scritto alla direzione generale di declinare ogni responsabilità conseguente a queste chiusure. Avendo però sentore che sarebbe successo qualche casino, hanno predisposto dei letti-tampone – ha proseguito il sindacalista –: e in effetti ce n’è bisogno, visto che in dieci unità operative su 44 ci sono più ricoverati che posti letto. Significa ad esempio che due ricoverati della Nefrologia sono in Medicina, e che dunque i loro medici sono da un’altra parte. Pure in Neurochirurgia, ad oggi, ci sono 8 posti letto e 10 ricoverati, il che significa che due finiscono da un’altra parte: in Neurologia, se c’è posto, altrimenti dove ce n’è”. Le conseguenze sono intuibili anche da chi non è del settore: “se hai un malato da un’altra parte – ha spiegato comunque Trevisani – ci sono più probabilità che tu, medico, possa sbagliare”.

Ma la lontananza tra dottori e degenti non è l’unica conseguenza delle chiusure: c’è anche – ovviamente – un allungamento dei tempi d’attesa. “Sono ritardi che riguardano interventi programmati come quelli per colecisti, ernia inguinale, emorroidi, ma anche gli interventi per cancro possono essere considerati attività programmata”. E infatti, siccome pure la Terapia Intensiva è andata in overbooking, l’allungamento dei tempi sta riguardando anche il “programmato pesante: gli interventi per cancro dell’esofago o per infarto intestinale. “Ci risulta – ha detto sempre Trevisani nella conferenza stampa di oggi – che la Regione abbia chiesto conto all’Azienda Ospedaliera del perché non viene rispettato il limite di trenta giorni fra diagnosi di tumore e intervento”.

Per questi motivi, l’Anaao ha comunicato alla controparte la rottura delle relazioni sindacali, e da venerdì 18 sarà in piazza, al Mercato, per informare i cittadini di quanto sta accadendo. In maggio ha informato della situazione tutte le autorità, ma finora l’unico a rispondere è stato il Prefetto, mentre il 25 giugno ha chiesto un incontro al sindaco Tiziano Tagliani che, fino a stamani, non ha battuto colpo. Incontri sono stati chiesti anche a tutti i gruppi politici: al momento se ne sono svolti col Movimento 5 stelle e con Forza Italia.

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