Bondeno
6 Giugno 2014
Dalle perizie un difetto nella trave prefabbricata. Un'ipotesi che metterebbe in discussione la scelta degli imputati

Crollo Ursa, la perizia apre uno scenario inesplorato

di Ruggero Veronese | 3 min

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admin-ajax-941Bondeno. Il colpo di scena era nell’aria nel processo che dovrà chiarire le responsabilità per il crollo dei capannoni dello stabilimento Ursa di Stellata, dove durante il sisma del maggio 2012 perse la vita l’operaio 29enne Tarik Naouch. La guerra di consulenze tecniche che si è consumata nelle aule del tribunale ha infatti portato a un risultato per molti inatteso: a causare il drammatico crollo potrebbe non essere stato – come ipotizzato in questi due anni dalla procura – un difetto nel collegamento tra le travi e muri dello stabile, ma addirittura un difetto intrinseco alla trave.

Una differenza che potrebbe apparire come un semplice dettaglio per i non addetti ai lavori, ma che rimette invece in discussione gran parte dei capi di accusa e, soprattutto, degli imputati. Alcuni dei quali non avrebbero mai potuto vigilare (né per competenze tecniche né per responsabilità professionali) sulle proprietà e sulla qualità di una trave prefabbricata e montata dalle aziende costruttrici durante la realizzazione del capannone. Al contrario, se dovesse essere provato quanto affermato dai consulenti nell’ultima udienza, è probabile che alcune posizioni verrebbero immediatamente archiviate e sostituite da nuovi imputati legati in maniera più specifica alla produzione e al posizionamento nel progetto della trave portante.

Discorsi che però, almeno per il momento, sono ancora prematuri. Quello che è certo è che il processo subirà un brusco stop fino a ottobre e che nei prossimi mesi continueranno i consulenti dovranno acquisire nuovi elementi di studio per chiarire il nuovo dubbio emerso in udienza. È stato il pm Nicola Proto a chiedere, sulla base dell’articolo 421 bis del codice di procedura penale, il supplemento di indagine necessario per la prosecuzione del processo.

Tecnicamente parlando, la trave sarebbe crollata in quanto non sufficientemente dotata sotto il profilo della armatura. E il fatto che proprio questa parte della struttura fosse un oggetto prefabbricato fa nascere un dubbio ulteriore: si tratta di un difetto di produzione del singolo esemplare o è stato scelto un prodotto di catalogo non adatto alle necessità del capannone Ursa? La domanda non è di poco conto poichè a seconda della risposta si innescherebbero catene di responsabilità totalmente diverse. Per dirimere la questione i tecnici dovranno avere a disposizione i dati sul ‘modello standard’ di prodotto, depositati presso gli uffici ministeriali, e verificare se coincidono o meno con quelli della trave crollata a Stellata.

Chi di certo può ritenersi soddisfatto dopo l’esito dell’udienza di ieri, tra gli imputati del processo, sono il direttore dei lavori Franco Mantero e il collaudatore (nonchè ingegnere capo della Provincia) Mauro Monti, le cui funzioni principali erano controllare la corrispondenza tra progetto e opera finale. Se venisse appurato che la causa del crollo era nel progetto stesso o in un difetto di fabbricazione di un prodotto, la loro responsabilità penale potrebbe essere drasticamente ridimensionata o archiviata. Gli altro imputati sono il progettista Pierantonio Cerini, 47 anni di Arezzo, e il titolare della ditta Stimet che eseguì i lavori, Simonello Marchesini, 61 anni, di Castiglion Fiorentino.

“Possiamo dire – commenta l’avvocato difensore di Monti, Lorenzo Valgimigli – che oggi è stato il processo a essere terremotato: scoprire che la trave non era idonea apre uno scenario nuovo, con un fatto mai contestato che emerge a distanza di anni dall’inizio dell’inchiesta e avvolge profili di responsabilità totalmente diversi da chi è attualmente imputato”

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