Il consigliere comunale e candidato sindaco per la lista civica Gol, Francesco Rendine, ha depositato questa mattina in Procura una denuncia-querela per diffamazione nei confronti del sindaco Tiziano Tagliani e dei 20 consiglieri del gruppo Pd firmatari dell’interpellanza sulle intercettazioni telefoniche del processo Cona. Interpellanza che faceva riferimento a un comunicato dello stesso Rendine sulla vicenda giudiziaria relativa all’ospedale, nel quale il candidato sindaco, dopo aver criticato Tagliani per non essersi costituito parte civile, aveva parlato dell’esistenza di intercettazioni tra imprese e istituzioni (si tratterebbe di 150 telefonate trascritte agli atti su 100mila) che “se riferite dai carabinieri in aula avrebbero aperto imbarazzanti scenari”, anche se non entrate nel fascicolo del giudice perché attinenti a una fase delle indagini già archiviata.
Il motivo della querela di Rendine riguarda un passaggio dell’interpellanza, laddove l’intero gruppo consiliare del Partito Democratico, dopo aver fatto presente il suo incarico di consulente della Procura, scrive che “il consigliere Rendine si dice a diretta conoscenza dei contenuti di intercettazioni telefoniche”. “Detta affermazione è falsa – si legge nel testo dell’atto di querela di Rendine – perché né in comunicati stampa né con giornalisti di varie testate che mi hanno intervistato ho mai pronunciato questa frase che risulta gravemente lesiva della mia reputazione e, in virtù delle qualifiche ricoperte (esplicitamente evocate nella richiamata interpellanza), rende ancor più gravi i danni sofferti dallo scrivente e trascende i limite del diritto di critica politica”.
Francesco Rendine, che ha presentato stamane l’iniziativa alla presenza degli avvocati Monica Tartari, Carlo Alberto Costantino e Paola Zavarini (assente in quanto in udienza l’avvocato Simona Maggiolini), ha precisato che aver appreso delle intercettazioni, non del loro contenuto, è dovuto al fatto di aver seguito il processo e, in particolare, l’udienza del 14 febbraio scorso, quando venne “riferito chiaramente da inquirenti e anche da avvocati di parte di come esistessero quelle telefonate, tanto che alcuni avvocati chiesero di interrompere in quanto risultavano già agli atti”. “Sono state travisate, anzi stravolte, le parole di Rendine – ha riferito poi l’avvocato Costantino – che ha parlato di intercettazioni che potrebbero avere contenuti compromettenti. Lo ha detto per ciò che aveva appreso in udienze pubbliche e da articoli di giornale. Ma non ha mai detto di aver letto le trascrizioni di tali intercettazioni. Affermare che fosse a diretta conoscenza delle intercettazioni è dunque lesivo della dignità, dell’onore e della professionalità di Rendine, in quanto equivale a dire che ha commesso un reato e che lo avrebbe commesso sfruttando la sua posizione”.
Il candidato sindaco di Gol (Giustizia Onore Libertà) per la medesima vicenda non esclude anche una causa civile “per il danno gravissimo che mi hanno provocato, che potrebbe compromettere anche la mia attività professionale futura, tenendo conto poi del mio ruolo di ufficiale di polizia giudiziaria”.
La richiesta alla Procura è quindi di procedere nei confronti di Tagliani per aver consentito la divulgazione attraverso gli organi di informazione del Comune del testo dell’interpellanza e nei confronti dei 20 consiglieri del Pd che hanno presentato l’interpellanza stessa.
“Loro – aggiunge Rendine passando a considerazioni politiche – confondono il politico con l’uomo d’onore. Io vivo del mio lavoro e della mia correttezza, diversamente dal politico che spesso vive di promesse non mantenute. Non ho mai vissuto con la politica, diversamente da altri che senza la politica non riuscirebbero a mettere insieme il pranzo con la cena. E questo vale per tutti i membri della nostra lista civica”. Per la cronaca va detto che il sindaco Tagliani, dopo aver ricevuto l’interpellanza del Pd, non ha esitato a trasmetterla per conoscenza alla Procura, chiedendo chiarezza su quanto affermato dai consiglieri. “Bene – conclude Rendine – adesso noi faremo ancora più chiarezza su questo episodio, così potremo forse far sentire la registrazione delle udienze in cui si parla delle intercettazioni”.
Appresa dell’iniziativa di Rendine, nel pomeriggio è arrivata la risposta del capogruppo Simone Merli a nome del gruppo consiliare Pd: “Il consigliere e candidato sindaco Rendine – dichiara Merli – faccia quel che crede. Io sono solo felice che si faccia chiarezza e in tempo breve su questo episodio”.
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