Eventi e cultura
28 Febbraio 2014
Pietro Di Natale: "Una summa dell’arte italiana, tra pittura e scultura, dal XIII agli inizi del XX secolo"

La Spagna ammira la collezione Sgarbi-Cavallini

di Redazione | 3 min

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foto5Dopo la mostra-anteprima dello scorso ottobre a Burgos (nel nord della Spagna) le opere della ricca «Collezione Cavallini – Sgarbi» si spostano a Caceres, in Estremadura (la città, per estensione, più grande della Spagna).

Con il titolo «Il furore della ricerca – Grandes maestros de la pintura italiana en la colección Sgarbi», la mostra, curata dallo storico Pietro Di Natale, è promossa dalla “Fundaciòn Mercedes Calles e Carlos Ballestero” con il coordinamento di Francesca Silvestri (Comediarting). L’inaugurazione è in programma giovedì 27 febbraio alle 20,30 nella Casa Palacio de Los Becerra, in Plaza de San Jorge 2, alla presenza di autorità istituzionali ed esponenti del mondo culturale spagnolo.

La “Collezione Cavallini-Sgarbi” è costituita da migliaia di opere “scoperte” in trent’anni d’intensa attività, una raccolta eterogenea che, come osserva lo storico dell’arte Pietro Di Natale, “si configura come summa dell’arte italiana, tra pittura e scultura, dal XIII agli inizi del XX secolo”.

Una prima mostra sulla Collezione è stata inaugurata il 18 ottobre del 2013 a Burgos, negli spazi espositivi della Caja del Cordòn, con il titolo “Il Giardino Segreto – Grandes maestros de la pintura italiana en la colección Sgarbi”, curata da Javier Del Campo San José, sempre con il coordinamento scientifico di Pietro Di Natale. Le esposizioni di Burgos e Caceres fanno parte di un più ampio progetto espositivo che, ad aprile, porterà le opere della “Collezione Cavallini-Sgarbi” a Città del Messico.

foto6La mostra che s’inaugura domani a Caceres è un viaggio attraverso sette secoli di storia, lungo i quali è possibile incontrare testimonianze uniche e preziose, come le affascinanti protomi marmoree scolpite da un anonimo maestro federiciano alla metà del Duecento o, ancora, lo splendido San Domenico in terracotta modellato nel 1474 da Niccolò dell’Arca, opera che costituisce un’emergenza assoluta non solo all’interno della collezione Sgarbi ma nel contesto più ampio della scultura italiana del Quattrocento.

“La storia di una collezione – scrive Vittorio Sgarbi nel catalogo – è storia di occasioni, d’incontri, di scoperte, s’incrocia con curiosità, ricerche, studi. Si manifesta come un’avventura, una battuta di caccia, una forma di gioco, anche d’azzardo. E poi una sfida, un corteggiamento, una conquista”.

A Caceres sarà presentata una significativa selezione di dipinti di importanti maestri della pittura italiana dal XV al XVIII secolo. La coppia di tavole di Antonio e Bartolomeo Vivarini, già parte di un polittico realizzato nel 1451 per la chiesa di San Francesco a Padova, saranno esposte accanto alla pala firmata e datata 1490 dal raro artista cremonese Antonio Cicognara e alla Madonna con Bambino e Santa Caterina di Johannes Hispnus, maestro iberico attivo in Italia nei primi decenni del XVI secolo. Ampio spazio sarà dedicato alla pittura emiliana del Seicento, con le opere di Simone Cantarini, del ferrarese Carlo Bononi, dei bolognesi Faccini, Torri e Mastelletta, del guercinesco Matteo Loves e del romagnolo Guido Cagnacci, autore di un seducente “quadro da stanza” raffigurante l’Allegoria della Vita Umana, nel quale sembra celebrare una vera e propria santificazione del corpo femminile e della sua sensualità. Ugualmente rappresentate nei secoli sono le altre “scuole” pittoriche italiane, veneta (Veronese, Damini, Ponzone, Loth,Fumiani e Piazzetta), romana (Cavalier d’Arpinio, Sassoferrato, Cavallucci, Stern), lombarda (Cairo, Morazzone, Santagostino) e toscana (Rosi, Pignoni, Ricchi, Paolini). Capolavori di grande interesse si devono poi a due grandi maestri di cultura caravaggesca, lo spagnolo Jusepe de Ribera che, con la tipica materia densa e corposa, immortala semplici popolani “in veste” di santi (San Girolamo) e di filosofi (Platone) e Artemisia Gentileschi, autrice della tela con Cleopatra, anch’essa donna vera, corpulenta, che si abbandona alla morte non preoccupandosi dell’eleganza del suo corpo dalle forme quasi sgraziate.

Non manca infine il genere del ritratto dove, accanto alle strepitose creazioni di Lorenzo Lotto e di Tiziano Vecellio, spicca il celebre Ritratto di Francesco Righetti di Giovan Francesco Barbieri detto Guercino, opera in cui il grande pittore barocco coglie con sorprendente franchezza la realtà umana di un avvocato, orgoglioso della propria cultura giuridica e ben nutrito dall’ottima cucina e dal buon vino locale.

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