Economia e Lavoro
25 Febbraio 2014
Dibattito sul futuro del tpl alla luce della scommessa sulla gestione delle ferrovie

Trasporti, la ‘sfida’ di Peri: “Quote ai lavoratori”

di Redazione | 4 min

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unnameddi Elisa Fornasini

Voci a confronto sull’attuale problema del trasporto pubblico locale su gomma e su rotaia: margini di miglioramento e antico dilemma se sia meglio il pubblico o il privato. Era questo il focus del secondo appuntamento di Economia Informa, gruppo nato due mesi fa e composto da Luigi Marattin, Francesco Badia, Enrico Balestra, Luca Tagliani, Michele Travagli e Paolo Bevilacqua: tutti giovani under 35 già impegnati nel proporre in città incontri pubblici sui temi economici. Dopo l’incontro con Alberto Bisin, professore di economia alla New York University ed editorialista di Repubblica, a questo dibattito sul trasporto pubblico svoltosi alla caffetteria del Castello Estense hanno preso parte l’assessore ai Trasporti della regione Emilia-Romagna Alfredo Peri, il direttore dell’istituto “Bruno Leoni” Carlo Stagnaro, il segretario nazionale dei trasporti Cgil Fabrizio Solari, l’amministratore unico della Agenzia per la Mobilità di Ferrara Giuseppe Ruzziconi e l’assessore comunale al Bilancio Marattin in veste di moderatore.

Tema centrale della discussione è stato il ruolo che gioca la differenza tra pubblico e privato nella gestione dei trasporti, in particolare del trasporto ferroviario regionale. Con la gara in corso di svolgimento per l’affidamento quindicennale del servizio, a sfidare i colossi di Trenitalia e Tper è la multinazionale Arriva, controllata dalla compagnia tedesca Deutsche Bahn con sede in Inghilterra. Un elemento di novità perché per la prima volta in Emilia-Romagna arriva l’interesse di una azienda privata. Ma il trasporto pubblico deve essere gestito solo dal pubblico o bisogna spingere per il miglioramento indipendentemente dal raccordo pubblico o privato? Su questa domanda si sono confrontati economisti, esponenti del sindacato e delle istituzioni.

“Ben vengano le gare ed i privati – commenta per primo Stagnaro, tra i fondatori di Fare per Fermare il declino e convinto sostenitore all’apertura del mercato – anche se è difficile stabilire quale sia l’approccio migliore in assoluto per migliorare i servizi pubblici che non funzionano. Sicuramente è più facile dire quali sono i tre principali problemi che non lo fanno funzionare: costo, organizzazione, controllo e regolazione”. Per il direttore dell’istituto Leoni, quindi, se da una parte i costi elevati (più alti di un terzo della media europea e doppi rispetto al Nord Europa) non corrispondono alla qualità, dall’altra parte la coincidenza tra l’erogatore del servizio e la stazione appaltante non porta a un sano conflitto d’interessi.

Di parere contrario Solari, secondo cui “la spinta alla liberalizzazione ha prodotto storture, portando investimenti solo nei servizi di maggior livello e falciando invece i servizi per l’utenza più debole”. In pratica per il segretario Cgil la liberalizzazione del trasporto ferroviario non è stata accompagnata da decisioni politiche tendenti al riequilibrio: gli investimenti “si sono concentrati sull’alta velocità e a pagarne le conseguenze sono stati i pendolari” e per questo motivo bisogna “pensare a modelli di trasporto utili per la collettività”.

Tra questi è Ruzziconi a portare come esempio due esperienze ferraresi positive in cui comanda il privato: “La navetta ‘Bus & Fly’ che collega la città all’aeroporto Marconi e che trasporta 20mila concittadini ogni anno e il progetto, in fase di definizione, per un servizio di trasporto turistico lungo la costa e verso Goro, Bosco Mesola, Mesola”. Se per l’amministratore Ami l’aerobus che collega Ferrara all’aeroporto di Bologna è “un esempio valido che funziona a livello locale senza costi per il pubblico”, lo stesso si non può dire a livello internazionale in cui “manca un testo unico sul Tpl che non tratti il settore come quello idrico”. Con questa mossa Ruzziconi si piazza in mezzo alle due opinioni contrastanti.

A dirimere la controversia ci prova Peri, che divide la questione in due macro aree: da una parte migliorare nel governare la domanda di mobilità, dall’altra migliorare l’offerta dei servizi. “In questi anni abbiamo lavorato per uscire dal sistema delle municipalizzate – spiega l’assessore regionale – oggi siamo in mezzo al guado, le aziende del trasporto su gomma si sono ridotte da nove a tre e siamo vicini al pareggio di bilancio”. E aggiunge che anche “Tper chiuderà finalmente il 2014 con i conti in pareggio”. Ma il ‘ramo del ferro’ sembra essere il più problematico, per cui “la qualità del servizio non è migliorata a sufficienza” e per cui “sarebbe utile che nelle gare venisse inclusa anche l’ammodernamento del materiale rotabile”.

Riguardo all’attuale bando per la gestione dei trasporti, l’assessore non entra nei dettagli ma asserisce che “non c’è mezzo soggetto privato disponibile a comprare le nostre aziende”, per questo motivo fa entrare in gioco “i lavoratori che potrebbero compartecipare alle strategie”. La sua provocazione finale, quindi, ruota attorno alla domanda “perché non pensare alla cessione di quote ai lavoratori?”.

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