Cronaca
11 Febbraio 2014
Giorno del ricordo. Incontro con Fabio Rabar e Luciana Miani

Le parole di Simone Cristicchi alla “Bonati”

di Redazione | 3 min

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unnamed2di Anja Rossi

Se la bambina con la valigia è diventata il simbolo scelto per commemorare la tragedia degli italiani scappati dalle loro terre d’Istria, Fiume e Dalmazia e di tutte le vittime delle Foibe, l’Istituto G. Perlasca di Ferrara ha voluto celebrare il Giorno del Ricordo con gli esuli Flavio Rabar (presidente del Comitato di Ferrara della Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) e Luciana Miani, che hanno portato la loro testimonianza di profughi d’Istria agli alunni presenti.

Ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado T. Bonati, sono stati dapprima raccontati i fatti storici e gli eccidi avvenuti durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra nei confronti della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, per poi lasciare alle parole di Simone Cristicchi – il cantautore italiano che da mesi sta portando il suo musical civile “Magazzino 18” in tutta Italia – la narrazione dell’esodo giuliano-dalmata che vide la diaspora forzata di 350mila cittadini di etnia e lingua italiana dai territori del Regno d’Italia prima occupati dall’Armata popolare di liberazione della Jugoslavia del maresciallo Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia.

“Solo dal 2004 – ha spiegato ai ragazzi il dirigente scolastico Stefano Gargioni – c’è una legge che riconosce il 10 febbraio quale Giorno del Ricordo e mi sono spesso chiesto se istituzionalizzare una simile tragedia bastasse a ripagare i nostri connazionali del silenzio di sessant’anni, di fronte a quella che fu una vera e propria pulizia etnica. So però che è il primo passo, assolutamente dovuto”.

unnamed“L’Italia, economicamente distrutta dalla guerra, – ha proseguito Gargioni – vide in questi italiani che cercavano fortuna e rifugio in solo altre bocche da sfamare. Vennero quindi istituiti dei campi di raccolta che rimasero in vita fino anche alla metà degli anni Cinquanta e per moltissimo tempo nei libri di scuola non si parlò di questo pezzo di Storia. Perché un silenzio così lungo?”. Il dirigente elenca dunque ai ragazzi tre tipi di silenzio. “Vi fu un silenzio a livello internazionale perché Tito era il baluardo in Europa della Russia comunista di Stalin; un silenzio di partito con Togliatti e il suo partito Comunista; e infine uno di Stato, ovvero il silenzio di De Gasperi che doveva far passare l’Italia come un paese vincitore grazie alla lotta partigiana. Ora è opportuno riaprire il vaso di pandora e far emergere queste tragiche vicende”.

Infine, la parola è passata a Flavio Rabar e Luciana Miani,

arrivati dall’Istria a Ferrara poiché proprio in via Romei 12 allora c’era un campo profughi nel quale entrambi hanno vissuto con le proprie famiglie. I due esuli hanno raccontato ai ragazzi, molto attenti e interessati, la loro esperienza fatta di mense e servizi igienici in comune “ci si spartiva un’aula in tre famiglie ed eravamo divisi solamente da un telo verticale che faceva da muro” – spiega Rabar – e di discriminazioni a scuola. “È stato uno shock per me vedere, da bambina, portare via il corpo di un ragazzo fucilato che avevo visto in piazza il giorno prima. Il mio era un paese piccolo e ci si conosceva tutti. Lì ho lasciato tutto, anche la gioia di giocare. Poi siamo stati portati a Ferrara. Di là non ci volevano e nemmeno di qua, è stato terribile. Il mio augurio – ha concluso la signora Luciana Miani rivolgendosi agli studenti di terza media, che lei stessa definisce troppo belli per ascoltare certe cose – è che non dobbiate mai sopportare ciò che ho sopportato io alla vostra età”.

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