Politica
15 Gennaio 2014
Ferrara e la storia infinita dell'illuminazione del Listone

Tre legislature per sostituire sei lampioni

di Marco Zavagli | 5 min

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unnamedAuguro a tutti un felice 2002”. Concludeva così il suo editoriale sul numero di dicembre 2001 di Piazza Municipale l’allora sindaco Gaetano Sateriale. Nel presentare la sua idea di centro storico restaurato, “un investimento necessario se si vuole essere più attrattivi in campo turistico”, il primo cittadino si premuniva di avvisare i ferraresi che “restaurare piazze significa, inevitabilmente, produrre un certo disagio per i cittadini e gli utenti, ma ne vale certamente la pena: i risultati, alla fine, parlano da soli”. E tra quei risultati che alla fine dovevano parlare da soli, Sateriale pensava anche “al progetto di nuova illuminazione di Piazza Trento Trieste”.

Era il 2001. Oggi, passata appena una dozzina di anni, siamo all’alba del grande evento. La giunta ha dato il via libera ai nuovissimi sei lampioni ‘retrò’ da posizionare sul listone.

A fare da corollario una serie di proiettori lungo i perimetri della piazza e una serie di faretti orientabili. Tutto con “la volontà di valorizzare, anche attraverso la luce – spiega per l’occasione l’assessore Aldo Modonesi -, la nuova configurazione architettonica di uno dei luoghi di maggior rilievo del centro storico cittadino e la necessità di rispettare le normative in materia di contenimento dei consumi, con impianti ad alta efficienza energetica”.

E se lo dice Modonesi c’è da fidarsi. Già nel novembre del 2009 aveva promesso pubblicamente che quello (del 2009) sarebbe stato “l’ultimo inverno al buio”. Ma la storia dell’illuminazione della martoriata Piazza Trento e Trieste è ricca di parole al vento, dietrofront, figuracce e, perché no, di soldi che probabilmente si potevano risparmiare.

Tutto ha inizio, ‘auguri’ di Sateriale a parte, nel gennaio 2004. La legge sul commercio inserisce il primo stralcio di interventi del progetto del Listone all’interno del Programma di qualificazione commerciale del centro storico, che risale allo studio dell’Iscom sul sistema delle piazze. Nell’agosto 2005 il programma viene sottoposto, nell’ambito del Piano centro storico, al vaglio della Soprintendenza. In quest’ambito trova i natali anche l’idea di “piallare” il Listone, togliendo il gradino. Le ire di architetti, Carlo Bassi in testa, e critici d’arte come Vittorio Sgarbi, oltre a una sollevazione popolare di pollici versi, costringerà la giunta a fare marcia indietro. Ma sull’illuminazione pubblica si va avanti, si fa per dire. Intanto però nel novembre del 2006, in vista appunto del “livellamento” del Listone, vengono rimossi i lampioni anni ’30 per sostituirli con altri dall’effetto “vedo-non vedo”. La spesa è di 100mila euro. Bastano poche settimane per il primo brusco stop. I tre faretti che dovevano corroborare la scarsa illuminazione dall’alto dell’ex Palazzo della Ragione non possono essere montati. Manca il placet del condominio Don Minzoni. A dicembre in fretta e furia si chiede a Hera Luce di potenziare il tutto con punti luce sostitutivi, provvisori e supportati da pali di 14 metri. Non proprio uno spettacolo.

Tanto che i media vengono bombardati di lettere di cittadini indignati: togliete quell’obbrobrio, questo il senso comune delle reazioni. Arriva anche la voce autorevole sempre di Carlo Bassi. L’illustre architetto nel marzo 2007 scrive un “Requiem per piazza Trento Trieste” e parla del “modo in cui impunemente è stata ridotta la piazza con la sua nuova illuminazione”. Tra “chincaglierie kitsch”, “oggetti d’accatto in una piazza dominata dalla imponenza del fusto bianco e rosato del campanile della Cattedrale”, “i due fari a luce gialla che incombono sul vuoto lasciato dalle bombe di fianco al campanile albertiano”, ora “bombardato da una luce da parcheggio di autogrill”, “luci attaccate con violenza ad un lacerto di muro dell’antica Cattedrale trecentesca”, “caduta della ‘cultura del luogo’ tanto grave e dissennata” e “violenze perpetrate a freddo senza alcuna ragione plausibile”, il giudizio non lascia scampo agli amministratori.

Che nel maggio successivo, per bocca di Sateriale, si affrettano a rincuorare:i nuovi piccoli lampioni sono provvisori, l’illuminazione definitiva valorizzerà la fiancata della Cattedrale, come già accade per il campanile e la facciata”.

La provvisorietà prosegue incallita per il primo anno e mezzo. E a questo punto Ascom e Confesercenti puntano i piedi. Lo stesso assessore ai lavori pubblici Mariella Michelini è costretta ad ammettere che in piazza è buio pesto. I commercianti chiedono un incontro con la giunta. Siamo al 17 novembre 2008: “l’Amministrazione – si legge in una nota stampa dell’epoca – si sta adoperando per il rapido completamento del progetto di illuminazione di piazza Trento e Trieste, oltre che per intervenire nella manutenzione dei punti luce esistenti in centro storico”. Da valutare anche in questo caso il concetto di rapidità, visto che poco dopo sempre i commercianti indicono uno “sciopero a luci spente”. Se ne accorge Sateriale che, nella conferenza di fine anno (sempre 2008), si dice “consapevole della necessità di intervenire sull’illuminazione di piazza Trento e Trieste”.

Quatti quatti si arriva all’anno dopo. Nel novembre 2009 l’assessore ai lavori pubblici Modonesi guarda indietro e ricorda che le tenebre serali di fianco al duomo sono dovute a una “soluzione che costava poco e che fin dall’inizio era stata considerata temporanea”. Già, temporanea. Intanto la giunta, il 19 dello stesso mese, incontra la ditta bolognese Viabizzuno, specializzata in impianti di illuminazione. Al summit con i tecnici della ditta ci sono il sindaco Tiziano Tagliani, lo stesso Modonesi, gli assessori Deanna Marescotti e Roberta Fusari e l’ingegnere capo Fulvio Rossi.

Il progetto prevede lampioni “light”, alti otto metri e di forma allungata, con in cima un piccolo bulbo da cui si irradierà la luce anche verso i palazzi circostanti come la fiancata del Duomo e San Crispino. I costi si aggirano sui 150mila euro. Prima di dare l’ok si attendono i rilievi della Sovrintendenza e si promette “una consultazione tra la cittadinanza”, disse nell’occasione sempre Modonesi. I tecnici presentarono anche il progetto di panchine “a scomparsa” (viene in mente l’antico scherzetto del compagno di banco a scuola) da installare lungo il Listone. “L’intenzione è di fare presto” fu il congedo dei politici all’uscita del municipio.

E arriviamo ai giorni nostri, con il nuovo progetto varato dalla giunta Tagliani. Sei lampioni principali più luci e faretti nelle zone laterali per un costo di 365mila euro. Non c’è da preoccuparsi della cifra: la spesa, affermano gli amministratori, sarà finanziata “con economie realizzate su altri progetti comunali già completati”. In fondo in tre legislature tempo a sufficienza per accantonare ce ne sarà pur stato.

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