Economia e Lavoro
16 Settembre 2013
L’esposto: “Come mai fu autorizzata la vendita delle azioni sapendo già che la banca era in crisi?”

Carife, il Codacons chiede i danni a Bankitalia e Consob

di Redazione | 3 min

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carifeIl Codacons ha inviato un esposto alla Banca d’Italia e alla Consob, chiedendo chiarimenti in merito alla vicenda Carife e intimando ai due enti di risarcire i piccoli risparmiatori danneggiati sotto il profilo patrimoniale dalla grave crisi della banca.

Nell’aprile del 2011, il cda della Cassa di Risparmio di Ferrara ha varato un aumento di capitale per 150 milioni di euro, che ha portato  alla relativa sottoscrizione di circa la metà dei vecchi soci e di 5.700 nuovi azionisti , per un totale di 150.220.329,00 euro, pari a 7.153.349,00 di nuove azioni ordinarie, al prezzo di 21 euro per azione. Ora l’istituto bancario versa, “in realtà già a partire dal 2009 – – scrive il Codacons nell’esposto –, in una situazione economico-finanziaria oltremodo gravosa, tanto che è stato sottoposto ad amministrazione straordinaria”. Il commissariamento è stato disposto su proposta della Banca d’Italia in seguito all’ispezione avvenuta nel marzo 2011, “ma l’allarme in merito alla critica situazione Carife era scattato già negli anni addietro. Nel 2010, prima dunque dell’aumento di capitale, la magistratura aveva già aperto l’inchiesta sulla mala gestione dei vertici Carife in relazione alle acquisizioni “Vegagest”, facendo emergere il quadro drammatico di un’amministrazione non solo imprudente ma anche illegale dei vertici Carife che ha condotto, come noto, all’attuale buco di 160 milioni di perdite. La crisi della banca di Ferrara, iniziata nel 2009, ha portato con se la perdita di valore del relativo titolo azionario. Sono dati notori che nel febbraio del 2009 il titolo valeva 40,6 euro, a luglio il titolo raggiunge il minimo storico di 5,77 euro”.

“Con una crisi patrimoniale-finanziaria iniziata già nel 2009 – aggiunge l’associazione di consumatori -, di dimensioni gravi e notorie soprattutto agli addetti del settore economico, agli organismi di vigilanza cui istituzionalmente è attribuito il compito di tutelare il risparmio negli investimenti offerti al pubblico, la perdita di valore del titolo azionario doveva essere prevedibile, e del rischio, legato non solo all’andamento generale del mercato ma anche al critico e pericolante assetto patrimoniale-finanziario specifico dell’istituto bancario, avrebbero dovuto essere informati i piccoli risparmiatori che sono stati invitati all’acquisizione e che oggi si ritrovano a dover pagare il tentativo maldestro di un’operazione di salvataggio bancario”.

“Come mai fu autorizzata la vendita delle azioni di ricapitalizzazione ai piccoli risparmiatori sapendo già che la banca era in crisi? Ora i consumatori hanno perso milioni di euro di pensioni e liquidazioni e chiedono i danni alle autorità che approvarono quella vendita?”. Queste le domande che pone il Codacons a margine dell’esposto con cui chiede formalmente alla Banca d’Italia e alla Consob chiarimenti in merito all’attività di vigilanza e tutela del risparmio relativamente all’aumento di capitale per 150 milioni di euro avvenuto nel 2011 che ha condotto ad una perdita di valore delle azioni Carife attualmente pari circa al 72% del capitale investito, “con grave pregiudizio dei sottoscrittori e dei nuovi piccoli azionisti”. Il Codacons chiede inoltre che Banca d’Italia e Consob “risarciscano i risparmiatori cui sono state vendute le azioni di ricapitalizzazione nonostante fosse noto il dissesto della banca”.

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