Cronaca
22 Luglio 2013
Tante le iniziative già svolte per creare un ponte tra due culture. E a settembre la sede in via Goretti

Una nuova casa per il Centro italo-cinese

di Redazione | 3 min

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Attivo sul territorio ferrarese da oltre un anno, il Centro interculturale italo-cinese si appresta a trovare una fissa dimora in via Goretti: l’inaugurazione della nuova sede è prevista per settembre.

Fin qui ad ospitare in modo precario il centro è stato infatti il liceo Roiti, ora chiuso per le vacanze estive. Tante le iniziative già svolte: dalle visite alle Chinatown italiane ai corsi di lingua sia cinese che italiana, passando per l’organizzazione del capodanno cinese fino ai fondamentali –per capirne la cultura- corsi di calligrafia che hanno raccolto l’interesse anche di molti ferraresi. A settembre si riparte, oltre all’inaugurazione della nuova sede, sono già in calendario un incontro sui diritti umani e sui Laogai, i lager cinesi, con l’esperta Francesca Romana Poleggi e uno sulla calligrafia che vedrà ospiti Nicola Piccioli e Paola Billi, artisti italiani talmente bravi da esser riconosciuti anche in Cina.

Il direttivo dell’associazione –che conta più di 50 iscritti, molti dei quali italiani- è composto da Stefano Droghetti – autore del docu-film Tre mesi in cina (vai all’articolo) e che quando parla di quella cultura e di quei posti ha gli occhi che brillano di passione- , Riccardo Pacchioni (rispettivamente responsabili per la comunicazione e per lo sviluppo) e da cinque cinesi, quasi tutti studenti universitari: il presidente Jin Cai, il vice e più vecchio Wu Qifa, il segretario Yao Yi e le due ragazze responsabili agli esteri e agli interni, Lu Xian e Jang Yan. Non mancano le collaborazioni, da Associna all’Istituto Confucio di Bologna, ma anche la Cgil locale e l’università di Siena che è ente certificatore della lingua italiana per gli studenti Erasmus.

Creare una coesione sociale, costruendo un ponte fra due culture è la mission dell’associazione, ente no profit, che oltre a promuovere la conoscenza reciproca delle due culture, offre servizi di supporto ai cittadini cinesi che vengono a Ferrara. Lo scopo è ambizioso, come i membri del direttivo: “ci sono più di cento famiglie cinesi a Ferrara”, fa sapere Jin Cai, “noi vogliamo provare ad essere la voce della comunità”. Non sono parole solo formali e di presentazione, la differenza di linguaggio è il maggior ostacolo per l’integrazione fra culture così diverse: “molti, non conoscendo la lingua, hanno problemi ad interfacciarsi con le istituzioni, rimangono chiusi fra loro perché hanno paura di sbagliare”, spiega Yao Yi, che ha già lavorato in passato come mediatore e sa bene però che lo sforzo per l’integrazione “deve provenire da entrambe le parti”.

Non solo, conoscere la lingua italiana e avere una rete di supporto come quella offerta dal Centro interculturale, è fondamentale anche per evitare spiacevoli episodi all’interno della stessa comunità cinese: “spesso i nuovi arrivati si fanno sfruttare proprio dai loro connazionali che sono qui da prima e che dunque conoscono già l’italiano avendo magari imparato la lezione dal datore di lavoro sbagliato”, afferma Cai Jin, ed ecco allora arrivare il supporto del centro: “vogliamo che le famiglie si rivalgono a noi per farsi aiutare con le pratiche amministrative, per i permessi di soggiorno, ma anche, come già succede, per aiutare i bambini a fare i compiti”. Fondamentale diviene il diritto di cittadinanza, senza il quale, fa notare Jang Yan, “anche una banale gita scolastica all’estero diventa un problema per via del passaporto”. I cinesi vengono per rimanere e far parte della società che li ospita: “le famiglie e i giovani cinesi che vengono in Italia, molti dei quali sono universitari -spiega Lu Xian- hanno paura di ritornare in Cina, dove il contesto cambia tantissimo in poco tempo, e vogliono diventare italiani a tutti gli effetti, per questo ci battiamo anche noi per lo ius soli”.

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