Eventi e cultura
22 Aprile 2013
Le nuove e importanti scoperte del professore Fernando Rigon

Canova e la metamorfosi della scultura

di Redazione | 3 min

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canovadi Anja Rossi

“Dove c’è Canova, c’è Rigon” scherza il presidente dell’associazione Amici dei musei e monumenti ferraresi Ganni Venturi per presentare, presso il Museo archeologico di Spina, “Canova e la metamorfosi della scultura”, una lezione basata sulle nuove ed importanti scoperte del professore Fernando Rigon, iconografo specializzato nello studio del maestro di Possagno.

Il professore, con una serie di immagini che riproducono le opere più famose di Antonio Canova, crea un percorso in cui vengono sviluppati i temi cari allo scultore, sotto una luce completamente nuova. Come spiega lo stesso Rigon, “già dal 1781, mentre lui lavorava alle sue sculture, per Canova era abitudine farsi leggere da una lettrice gli antichi classici, si pensa tradotti, in modo che il suo studio venisse immerso in un’atmosfera che coniugasse vista ed udito”.

Difatti, l’influsso letterario nelle opere proposte dal Canova è molto presente. Rigon analizza le opere Euridice (1773-75) e Orfeo (1775-76), “dove rimane uno iato tra le due figure che è, appunto, incolmabile e nelle quali la presenza dell’opera di Virgilio è solo l’inizio, mentre la fonte più ricca di spunti risulta essere quella di Ovidio, con Le metamorfosi”. Ovidio influenzerà anche Icaro e Dedalo (1779), dove viene sviluppato il rapporto tra antico e nuovo, tra ciò che è vecchio e ciò che è giovane. Sempre di metamorfosi si riflette anche con Amore e Psiche (1788-1793), dove però a dar suggestione allo scultore sono Le metamorfosi di Apuleio e dove è presente “il bilico, meccanismo che fa ruotare la statua e non lo spettatore, che deve stare fermo. Questo vuol dire che Canova creava arte cinetica” afferma il professore.

Gli studi più affascinanti sono però legati ad un’altra opera del Canova, ovvero Perseo con la testa di Medusa (1797-1801). Anche in questa opera gli spunti provenienti dai classici antichi sono molti: Apollonio, Eschilo, Esiodo, Luciano e l’immancabile Ovidio, dalla cui opera vengono ripresi importanti elementi derivabili solo da un’attenta lettura dei passi che riguardano questo mito. Rispetto ad altre opere che ritraggono la famosa scena, però, in quella canoviana “Perseo sta cercando lo sguardo della Medusa e lo trova, sfidando così il mostro” spiega il professore analizzandone i particolari con le diapositive. “Ma ciò che è più sconvolgente – continua – è che se si analizzano i tratti si scopre che quelli della Medusa sono gli stessi di Perseo, che dunque sono uno l’azione negata dell’altro. E non è finita: sono state trovate tracce di fumo nella Medusa, che doveva presentarsi cava al suo interno in modo da potervi apporre una candela. Questa, nel totale buio della stanza, veniva accesa così da illuminare un po’ alla volta la figura di Perseo, diventandone lo specchio”.

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