Cronaca
6 Marzo 2013
Si chiude con un’oblazione il processo per le emissioni non autorizzate

Torce petrolchimico, chi inquinò pagherà una sanzione

di Redazione | 3 min

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admin-ajax (7)Si chiuderà con un’oblazione per tutti e sei gli imputati, il processo per le emissioni delle torce di Yara e Basell, che vede imputati i vertici delle due aziende del petrolchimico per reati ambientali. Questo il verdetto che esce dall’aula B del tribunale di Ferrara e che chiude il processo aperto per  emissioni non autorizzate in atmosfera ed emissioni pericolose.

Il 1° marzo infatti anche i difensori di Edward Cavazuti (statunitense, presidente del cda di Yara dall’agosto 2007 al 2008), Diony Willems (belga che subentrò a Cavazuti dal 2009 ad oggi), Hans Gossens (legale rappresentante dello stabilimento ferrarese di Yara dal marzo 2007 al 10 ottobre 2010) e Frand De Vogelaere (che sostituì Goossens nelle sue funzioni all’interno del petrolchimico), membri del Cda e responsabili legali di Yara, hanno presentato la richiesta di oblazione, ossia il pagamento di una somma stabilita dal giudice concessa agli imputati per reati punibili fino a quattro anni. Una decisione che segue quella degli avvocati dei vertici Basell Massimo Covezzi (presidente del cda di Basell Poliolefine Italia srl) e Gianluca Gori (responsabile a Ferrara delle unità produttive della multinazionale americana), che hanno avanzato la stessa istanza a metà gennaio, e per i quali il tribunale di Ferrara ha già fissato l’ammontare della sanzione a circa 41 mila euro.

Covezzi e Gori sono chiamati a rispondere di emissioni non autorizzate in atmosfera, che sarebbero avvenute dal 2007 fino al 15 ottobre 2010 e, in secondo luogo, per aver utilizzato le torce pur in assenza di situazioni di emergenza. Questo dal 16 ottobre 2010 fino al 19 luglio 2011. I due vertici Basell sono inoltre imputati di aver provocato emissioni pericolose (“fumo nero diffuso, boati e forte luminosità notturna”), che causarono molestie agli abitanti della zona. Si parla di episodi avvenuti dal 2007 al 19 luglio 2011. Di emissioni non autorizzate in atmosfera e di emissioni pericolose (dal 2007 fino al 12 maggio 2011) devono rispondere anche i quattro uomini di Yara.

“Chiaramente non possiamo essere soddisfatti – spiega l’avvocato David Zanforlini, rappresentante di Legambiente, che si era presentata da subito come parte offesa -. Essendo stata fatta domanda di oblazione noi siamo fuori dai giochi, ma dal punto di vista procedurale non c’è nulla da eccepire sulla decisione del giudice. Dal nostro punto di vista questo rivela però un problema endemico del nostro sistema, con un disvalore sociale dei reati ambientali molto alto, in cui aziende che hanno grosse capacità finanziarie possono limitarsi a pagare una sanzione”. Dello stesso avviso il medico igienista e attivista ecologista Luigi Gasparini, in tribunale per assistere all’udienza da privato cittadino. “È vergognoso che il sistema giudiziario italiano permetta l’oblazione per questi reati ambientali – si inalbera il medico -. La nota positiva è che il tribunale ha disposto un sistema di controllo sulle emissioni delle torce, cosa che Provincia e Arpa non avevano mai fatto, ma i dati delle rilevazioni andrebbero resi pubblici”.

Il giudice Luca Marini ha disposto per il 4 giugno l’udienza finale, in cui verrà comunicato l’ammontare dell’oblazione ai rappresentanti di Yara.

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