Dopo lo slittamento dovuto al terremoto, si svolgerà questa mattina l’udienza preliminare per truffa aggravata, falso ideologico, omissione e abuso d’ufficio nell’affaire Cona. Sarà solo la prima di una fitta serie di udienze che, oltre a quella di oggi, prevede il ritorno in aula di Pm e difensori anche nelle giornate del 4, 8, 16 e 30 gennaio.
L’udienza preliminare arriva dopo la richiesta di rinvio a giudizio (vai all’articolo) per tredici persone (ora dodici dopo il decesso di uno degli indagati) avanzata lo scorso aprile dai pm Nicola Proto, Barbara Cavallo e Patizia Castaldini.
Sotto accusa ci sono imprenditori e funzionari pubblici accusati di aver scelto materiale non idoneo e approvato perizie di varianti che hanno fatto lievitare i costi di realizzazione dell’ospedale.
Gli imputati sono Riccardo Baldi, ex direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria, Marino Pinelli, responsabile amministrativo del Sant’Anna, e Fulvio Rossi, ingegnere capo del Comune di Ferrara. Vengono poi i ferraresi Carlo Melchiorri, direttore dei lavori, Giorgio Beccati, il responsabile unico del procedimento, e Giuliano Mezzadri, progettista di Prog.Este. Con loro ci sono Ruben Saetti, Andrea Benedetti, Mario Colombini, Guglielmo Malvezzi, Nicola Fakes, Roberto Trabalzini.
Il maxi fascicolo su Cona, chiuso dopo tre anni di indagini, reca con sé 17 capi di imputazione, che ruotano attorno in primo luogo alla consulenza dell’ingegner Vincenzo Marinelli, che ravvisò problemi di durevolezza del materiale (ma nessun problema di stabilità o pericolo di crollo). Diverso dal capitolato iniziale sarebbe insomma il calcestruzzo utilizzato in alcuni segmenti dei lavori, quello di tipo RCK25 anziché l’RCK30. Il primo tipo di materiale sarebbe composto da un minor quantitativo di cemento, tanto da non garantire la conformità statica dell’ospedale nel tempo, prevista in almeno 100 anni secondo la legge. Di qui l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’azienda ospedaliero universitaria Sant’Anna.
A questa contestazione si aggiunge quella relativa alle cinque perizie di variante approvate in corso d’opera, per far fronte a un progetto esecutivo iniziale che – secondo gli inquirenti – sarebbe stato carente. Alla fine la struttura, che doveva costare 137 milioni di euro – di cui 97 a carico dell’azienda ospedaliera e gli altri a carico del concessionario -, è costata 25 milioni di euro in più. E questo, stando alle contestazioni dei pm, nonostante il prezzo stipulato dell’appalto non fosse modificabile.
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