La procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio per i tredici indagati a vario titolo per truffa aggravata, falso ideologico, omissione, abuso d’ufficio nell’affaire Cona. Cadute e archiviate tutte le ipotesi iniziali di associazione a delinquere e turbativa d’asta, i pm Nicola Proto, Barbara Cavallo e Patizia Castaldini hanno chiesto formalmente il processo per gli imprenditori e i funzionari pubblici accusati di aver scelto materiale non idoneo e approvato perizie di varianti che hanno fatto lievitare i costi di realizzazione dell’ospedale.
La notizia del rinvio a giudizio arriva proprio alla vigilia dell’atteso open day, quando i ferraresi potranno entrare a visitare parte della nuova struttura di via Palmirano.
Gli imputati che attendono ora la fissazione dell’udienza preliminare da parte degli uffici del gip sono Riccardo Baldi, ex direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria, Marino Pinelli, responsabile amministrativo del Sant’Anna, e Fulvio Rossi, ingegnere capo del Comune di Ferrara. Vengono poi i ferraresi Carlo Melchiorri, direttore dei lavori, Giorgio Beccati, il responsabile unico del procedimento, e Giuliano Mezzadri, progettista di Prog.Este. Con loro ci sono Ruben Saetti, Andrea Benedetti, Antonio Pellegrini, Mario Colombini (l’unico che ha approfittato del’interrogatorio di garanzia per spiegare in procura la propria posizione), Guglielmo Malvezzi, Nicola Fakes, Roberto Trabalzini.
Il maxi fascicolo su Cona, chiuso dopo tre anni di indagini, reca con sé 17 capi di imputazione (leggi tutte le contestazioni), che ruotano attorno in primo luogo alla consulenza dell’ingegner Vincenzo Marinelli, che ravvisò problemi di durevolezza del materiale (ma nessun problema di stabilità o pericolo di crollo).
Diverso dal capitolato iniziale sarebbe insomma il calcestruzzo utilizzato in alcuni segmenti dei lavori, quello di tipo RCK25 anziché l’RCK30. Il primo tipo di materiale sarebbe composto da un minor quantitativo di cemento, tanto da non garantire la conformità statica dell’ospedale nel tempo, prevista in almeno 100 anni secondo la legge. Di qui l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dell’azienda ospedaliero universitaria Sant’Anna.
A questa contestazione si aggiunge quella relativa alle cinque perizie di variante approvate in corso d’opera, per far fronte a un progetto esecutivo iniziale che – secondo gli inquirenti – sarebbe stato carente. Alla fine la struttura, che doveva costare 137 milioni di euro – di cui 97 a carico dell’azienda ospedaliera e gli altri a carico del concessionario -, è costata 25 milioni di euro in più. E questo, stando alle contestazioni dei pm, nonostante il prezzo stipulato dell’appalto non fosse modificabile.
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