Eventi e cultura
11 Ottobre 2012
Avogadri: “Fuori città quattro località dedicate ai patroni dei cavalieri”

I Templari che circondano Ferrara

di Redazione | 4 min

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“Scende sempre il gelo” quando si parla dell’Ordine dei templari. E forse ne scende un po’ di più se a parlarne è proprio uno di loro, Paolo Sturla Avogadri, che fu ordinato cavaliere il 18 marzo 1972. È successo ieri pomeriggio alla Biblioteca Ariostea, dove lo studioso ferrarese – Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana – è tornato su un tema già oggetto di sue pubblicazioni.

L’occasione  è stata offerta dall’incontro accademico promosso dall’Accademia delle Scienze di Ferrara. Sturla Avogadri, attento ricercatore di storia, archeologia e araldica, da oltre un trentennio si occupa degli antichi Ordini militari, in particolare dei Templari. E riguardo a questi, “i Soldati di Cristo”, insospettito dalla carenza di documentazione – quasi fosse una “damnatio memoriae” – situazione assurda proprio nel territorio ferrarese da sempre dominio della Santa Sede, e dalle non poche ed illogiche incongruenze riscontrate, ha azzardato in articoli e convegni sui Templari alcune ipotesi riguardanti principalmente la famiglia Adelardi. Supposizioni che, di primo acchito, potranno essere sembrate fantasiose, ma col ritrovamento del tutto fortuito di un antico rogito notarile della fine del sec. XIV da parte di un qualificato storico ferrarese, si sono rivelate azzeccate.

Prima di continuare a parlare dell’aspetto ferrarese di questa vicenda è opportuno ricordare in poche parole di cosa si parla quando si affronta tale argomento storico. Dopo la prima crociata (1096-99) per rispondere alle esigenze di assistere i pellegrini e difendere le conquiste cristiane nacquero a Gerusalemme degli ordini che la storiografia ha chiamato ‘monastico-cavallereschi’, formati da religiosi anche guerrieri. Tra questi, gli Ospedalieri di San Giovanni nati nel 1113 (tuttora esistenti sotto il nome di Cavalieri di Malta), i Cavalieri del Santo Sepolcro incaricati della guardia alla tomba di Cristo e appunto i Cavalieri del tempio o Templari, che “nel Natale del 1118 – ricorda Avogadri – si erano insediati in un’ala dell’ex moschea situata nella spianata del Tempio di Salomone”, da cui il nome.

Passano i secoli, e nel 1291 cade l’ultimo regno latino d’oriente, quello di San Giovanni d’Acri: “i templari superstiti – continua Avogadri – trasferiscono a Cipro la propria sede, anche se dal punto di vista operativo e finanziario si spostano a Parigi”. Ed è nella capitale d’Oltralpe che “il 13 ottobre 1307, con un’operazione di polizia, tutti i templari francesi sono arrestati per volontà del papa Clemente V ma soprattutto del re Filippo il Bello, che aveva contratto forti debiti con loro e perciò era riuscito a farli passare per eretici per evitare di saldarli”. Finisce parte della loro storia, ma iniziano le leggende: che avessero accumulato un incredibile tesoro (per Avogadri, un po’ come accade ora, lo misero al sicuro in Svizzera), che fossero giunti in America ben prima di Colombo (a Newport esisterebbero i resti di una villa normanna in stile romanico) e soprattutto che avrebbero scoperto i Vangeli apocrifi, in cui si narra della donna e dei figli di Gesù (Dan Brown ci si arricchisce da anni).

Cosa c’entra Ferrara? C’entra perché cinque anni dopo la sua investitura (“avevo degli amici templari, non potevo rifiutare”), Avodagri lesse I templari in Italia di Bianca Capone, “da cui appresi che i loro patroni erano Egidio, Bartolomeo, Martino e Marco. Che strano, osservai, che a questi santi fossero dedicate quattro località vicine nel Ferrarese”.

Era solo l’inizio dei suoi studi, che si concentrarono sulla figura di Guglielmo III degli Adelardi “che era un cavaliere professo – afferma lo studioso –: sullo stemma della loro famiglia, in alto, è raffigurata la croce rossa in campo bianco, simbolo dei Templari, e la formella del mese di maggio visibile sulla Porta dei Mesi della Cattedrale fino al 1717 lo raffigurava mentre impugnava il loro scudo”.

E perché suo padre Guglielmo II, “artefice della costruzione della stessa Cattedrale, volle farsi seppellire nella chiesa di Mizzana, che noi oggi vediamo barocca ma è originaria del XII secolo? Perché quella – conclude Avogadri – era una chiesa dei Templari, come confermano il ritrovamento di un blocco di marmo con inscavata la loro croce, e ancor di più quanto si legge nella pergamena del 1376 rinvenuta da monsignor Antonio Samaritani”. Per volontà dello studioso, una targa ricorda questo fatto all’ingresso della chiesa di ‘Santa Maria olim Templi’.

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