Politica
27 Giugno 2012
Il segretario: “Rendiamo valido da subito il ddl contro i condannati

Calvano scuote il Pd su costi della politica e corruzione

di Marco Zavagli | 5 min

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Era l’8 di maggio, come recitava una canzone degli anni ’70. L’8 di maggio del 2010 qualcuno disse “basta con il metodo di assegnare posti per risolvere problemi interni” (vai all’articolo). Quel qualcuno era Paolo Calvano, che presentava allora la propria mozione per la segreteria provinciale del Partito democratico. Quella mozione si chiamava “Il coraggio di innovare”.

Sono passati più di due anni da allora e non c’è bisogno di essere fini analisti politici per dire che qualcosa non ha funzionato.

Molte delle cose dette allora le ho ribadite nel corso dell’ultima direzione. Il concetto che deve penetrare, pena la perdita di credibilità, è che il partito deve andare oltre lo stantio meccanismo delle nomine. Il partito deve dare indicazioni di comportamento, non indicare, o peggio ancora imporre, uomini. A questo voglio aggiungere che al criterio della competenza è indispensabile che si accompagni una rappresentanza di genere all’interno dei cda, che al momento – salvo casi eccezionali – vedo già quasi ovunque.

Due anni fa era anche il tempo della prima grande sconfitta targata Comacchio. anche qui la storia si ripete.

Alle ultime elezioni abbiamo immaginato di essere noi contro il centrodestra. E invece è cambiato, inaspettatamente per tutti, lo schema cui eravamo abituati. Al ballottaggio quando gli elettori si sono trovati di fronte Pierotti e Fabbri, ci hanno identificato con il vecchio, con la conservazione. E hanno optato per la scommessa sulla faccia giovane e nuova proposta dal Movimento 5 Stelle.

È difficile però identificare Pierotti, indipendentemente dalle sue capacità, con il nuovo. Già sindaco, già assessore provinciale e alle elezioni si è portato dietro alleanze (vedi Fli) che lo stesso Pd, nonostante i nostri articoli, ha sempre cercato di smentire fino alla presentazione delle liste.

Alla base della convergenza sulla figura di Pierotti stava la scelta dell’esperienza di fronte alla crisi che investiva Comacchio. Non abbiamo atto i conti con la perdita di credibilità di tutta la politica, a tutti i livelli. per quanto riguarda gli accordi, per noi l’intesa era davvero solo con l’Udc. L’accordo esterno con Futuro e Libertà è una responsabilità che si è presa il candidato. Sbagliando.

E per evitare di continuare a sbagliare?

Dobbiamo mantenere le promesse che facciamo alla gente.

Facile.

Mi spiego. Se parliamo di rinnovamento dobbiamo attuarlo davvero il rinnovamento. Se vogliamo le primarie allora non dobbiamo cercare di ostacolare quella che è una libera espressione dei nostri elettori, il modo più democratico per far decidere la nostra base. Per chi si fosse distratto ribadisco che chiediamo il limite di tre mandati per chi scende in politica, a tutti i livelli, e approvazione della riduzione del numero dei parlamentari.

Sono punti di contatto con Grillo. Manca solo la fedina penale pulita.

Abbiamo approvato alla Camera il ddl anti-corruzione. Purtroppo entrerà in vigore solo dal 2018. Ma allora chiedo ai nostri parlamentari: se è vero che si è scelto un compromesso con il Pdl che altrimenti non lo avrebbe votato, noi perché dobbiamo aspettare tanto? Facciamolo subito al nostro interno, consideriamolo già legge per i nostri candidati.

Tornando ai costi della politica, vedo un’altra criticità nei costi dei manager espressione della politica. In un caso, vedi Hera, c’è anche chi si permette di rispondere “non mi sento in debito con nessuno” se i comuni soci chiedono una riduzione delle indennità di presidente e amministratore delegato come gesto di sobrietà in tempo di crisi.

Non metto in dubbio le capacità di Tomasi di Vignano o Chiarini. Ma un’azienda pubblica deve farsi carico delle istanze che provengono dai rappresentanti dei cittadini. Se c’è una richiesta di riduzione dei compensi faraonici allora la si valuti seriamente. Quando è troppo è troppo. Dico di più. Se dai nostri sindaci viene una nuova proposta di discussione delle indennità, si siedano attorno a un tavolo e ne discutano. Troveranno il Pd dalla loro parte.

Rimaniamo nel campo dei cda. Che fine ha fatto il progetto di un unico consorzio che raggruppi Area, Cmv e Soelia? Alla fine si corre il rischio di creare una quarta azienda, ottenendo il risultato opposto alle intenzioni di partenza.

Ho detto anche in direzione che non mi accontento di un consorzio che alla fine diventi una quarta azienda. L’ipotesi da perseguire è quella di un “duopolio”: da una parte Hera che corre da sola e dall’altra il consorzio Terra acqua e ambiente che raccoglie Area, Soelia e Cmv. Serve però un impegno esplicito e immediato verso una direzione precisa: la riduzione del numero di aziende per un efficientamento dei servizi e poter creare così un’economia di scala per venire incontro alle esigenze dei cittadini (che si traduce in un minor costo delle bollette). Attenzione però: questa seconda figura non deve essere un’azienda partecipata dai Comuni, ma un vero consorzio tra Comuni.

Ultima domanda. Qualcuno ti ha intravisto al pala congressi di Firenze…

Se la domanda è se sono un sostenitore di Renzi o meno, la risposta l’ho già data. Al momento so con chi non stare. E questo perché non è ancora il tempo di prendere una posizione. Ora guardo al punto di partenza, alle condizioni necessarie per fare primarie vere, alla libertà di scelta da lasciare agli iscritti. All’assemblea nazionale ascolteremo le proposte di tutti e ognuno potrà valutare. Inutile spaccarsi prima. si può viaggiare su treni diversi. L’importante è che portino tutti verso un’unica stazione.

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