Politica
9 Maggio 2010
Calvano: “Basta poltrone per risolvere i nostri problemi”

Pd, parole mai sentite

di Marco Zavagli | 4 min

Leggi anche

“Basta con il metodo di assegnare posti per risolvere problemi interni”. È una promessa ma allo stesso tempo anche una confessione quella di Paolo Calvano: dalla bocca del segretario provinciale del Pd arriva l’ammissione indiretta di come fino ad oggi hanno funzionato certi meccanismi interni al partito. Ma lui, il segretario, non si sottrae a quello che sembra essere un esame di coscienza inevitabile: “bisogna innovare con coraggio e avere il coraggio di innovare. Questo significa riconoscere che alcune cose sono state fatte bene e altre meno bene. Riconoscerlo è un atto di responsabilità e trasparenza che dobbiamo alla gente e che dimostra la nostra volontà di migliorarci”.

Parole che, possiamo scommetterci, il popolo del Pd, quello per intendersi del “Si può fare”, aspettava probabilmente da tempo. Calvano le tira fuori in occasione della presentazione della mozione con cui si ricandida a succedere a se stesso alla guida di Viale Krasnodar.

E il titolo della mozione, presentata ieri mattina nella saletta riunioni dell’hotel Astra, è a sua volta una promessa: “Il coraggio di innovare”. “Sono convinto che il Partito democratico sia nato per cambiare l’Italia – spiega Calvano – e deve prendersi la responsabilità di fare una proposta che vada in questa direzione, per costruire un’Italia democratica, laica, federale nei fatti”.

Questa la visione del futuro prossimo. Quella del recente passato non poteva non essere letta se non sotto la lente di una “incapacità della politica di seguire la modernizzazione del Paese. Dobbiamo muoverci, all’interno di uno schema irrinunciabilmente bipolare, affinché libertà, sviluppo, benessere, competitività non vengano più associati come oggi accade più facilmente al centrodestra”. Tornare a conquistare consensi o quantomeno riconquistare il proprio elettorato dunque. Un elettorato che “è diventato mobile; il nostro zoccolo duro è ormai anziano e dobbiamo convincere i giovani, la parte più dinamica del Paese, quella che studia, produce, pensa, della bontà della nostra proposta. Il messaggio che ci arriva dalle ultime elezioni è chiaro: o abbiamo la forza di saper innovare, e questo processo lo si fa partendo da se stessi, o sarà l’elettorato a sostituirci”.

Già, innovarsi partendo dall’interno. Ma se fino ad oggi non è stato facile dirlo, ancora più difficile è farlo. E Calvano lo sa bene. Ecco perché sceglie di prendere di petto la situazione interna al Pd, non rinunciando a indossare l’elmetto condendo di metafore “belligeranti” il suo discorso: “il Pd non può immaginarsi senza pluralismo delle idee, ma se si deve trasformare come aggregazione di lobby di potere i cittadini ci volteranno le spalle. Sì ai confronti, ma non alla guerra intestina. Le guerre portano morti. E noi non possiamo permetterci di lasciare nessuno per strada divenendo ancora più deboli”.

Ma la cesura che il segretario vorrebbe operare col recente e recentissimo passato non è ancora finita: “innovare se stessi significa innovare la classe dirigente, non essere costretti a scelte obbligate che si trascinano per inerzia e tradizione, viste come patologiche e caricaturali dalla gente comune. Dobbiamo evitare che la selezione della classe dirigente sia frutto di un mero equilibrio di forze interne e puntare invece su merito e capacità”.

E ancora: “non dobbiamo aver paura di obbligare qualcuno a fare un passo indietro se ha tradito la fiducia dei cittadini; legalità e trasparenza devono essere marchiate a fuoco sulla pelle dei nostri dirigenti”.

Parole che non rimarranno chiuse nella saletta dell’Astra, anche se davanti a Calvano – a dispetto dei richiami all’unità – non si contava nemmeno un bersaniano. È allora diretto all’altra corrente, forse, il messaggio generico a un ipotetico sfidante: “ben venga un altro candidato, purché non si faccia portatore di una corrente, sarebbe un segnale politico sbagliato. Sì invece a chi vuole scendere in campo portando una proposta politica che stimoli il confronto”.

Il segretario uscente chiude presentando i punti salienti del suo programma: sviluppo e lavoro (“grandi infrastrutture utili per evitare che Ferrara piombi nella marginalità”), sanità integrazione e welfare “pensare a Cona garantendone accessibilità e fruibilità rimandando indietro le strumentalizzazioni politiche che si preoccupano dei voti e non dei cittadini”, servizi pubblici locali (“garantire la trasparenza di chi li gestisce”).

“Per ottenere queste cose – riprende il segretario – il partito deve stare sul territorio e non agire come negli ultimi tempi, dove i circoli si sono sentiti mere centrali di voto anziché luoghi di elaborazione di idee”.

Per chiudere Calvano conia uno slogan mutuato in parte da Virzì e in parte da Bismark, auspicando “un grande partito deve essere un partito fatto di uomini e di donne che a differenza dei pesci che guardano di lato e delle mosche che guardano dappertutto, devono guardare avanti, consapevoli che in politica coraggio e successo non sono legati da un nesso casuale, ma sono la stessa cosa”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com