Politica
22 Novembre 2022
Deputato del ‘Terzo polo’ e senatore leghista si fronteggiano in tribunale ma proveranno a trovare una mediazione

Borghi e Marattin sul “sentiero” di pace

di Daniele Oppo | 2 min

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Luigi Marattin e Claudio Borghi con i loro rispettivi avvocati Federico Orlandini e Claudia Eccher

Proveranno a mettersi d’accordo e fare pace, Luigi Marattin e Claudio Borghi che da tempo ormai si fronteggiano in tribunale a Ferrara, dove il deputato ferrarese è a processo con l’accusa di aver diffamato il senatore leghista.

Ieri in udienza, su invito molto esplicito della giudice Alessandra Martinelli, le parti hanno concordato di percorrere “un sentiero”, come lo hanno definito gli avvocati Claudia Eccher (per Borghi) e Federico Orlandini (per Marattin), per arrivare a un chiarimento pubblico che soddisfi entrambi, per il resto molto fermi nelle loro posizioni.

La vicenda nasce da uno scontro verbale tra i dure durante la trasmissione Omnibus su La7 – siamo nella primavera 2017, politicamente parlando si tratta di molti anni luce. “Ma lei cosa insegna? Educazione fisica?”, aveva chiesto provocatoriamente Borghi a Marattin, che è professore universitario a Bologna. Lui non si fece pregare per una reazione altrettanto provocatoria: “E lei allora che va a dire in giro da anni che è un professore quando non lo è?” e, ancora, “lei può portare solo i caffè nell’accademia, io insegno”. Scontro poi trasferito su Facebook da Marattin che scrisse, riferito a Borghi: “Per anni ha abusato del termine ‘professore’, essendo solo stato per pochi mesi docente a contratto e poi ovviamente spedito al mittente. In accademia ci può entrare al massimo per portare i caffè, con tutto il rispetto ovviamente per chi fa il catering (molti dei quali conoscono l’economia meglio di lui)”.

Ieri il deputato renziano è stato sentito a processo e, di fatto, non si è rimangiato nulla, ammettendo però che al tempo non sapeva che Borghi fosse stato docente a contratto alla Cattolica per alcuni anni e non solo per pochi mesi. Marattin ha però detto chiaro e tondo che, a suo avviso, scontri come quello avuto col suo ‘avversario’ leghista, e anche più duri, sono all’ordine del giorno nella politica italiana, di essere comunque stato provocato nella reazione dalle parole di Borghi – “mi ha ferito” – e di ritenere il processo “uno spreco di risorse”, dicendosi comunque pronto a “prendermi le mie responsabilità se il giudice riterrà che ci siano”.

Prima di lui è stato sentito anche un membro del team di comunicatori della Lega, Fabio Visconti, che ha dato qualche numero sul post Facebook di Marattin.

Se ne saprà di più il 12 dicembre, data alla quale la giudice ha rinviato per la chiusura formale dell’istruttoria.

 

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