Cronaca
20 Ottobre 2022
Nel processo a Doriano Saveri confronto tra perito e consulenti medico-legali delle parti. Pochi dubbi sulla causa primaria del decesso: l'assassino le sfondò il cranio fino all'encefalo, dopo averla colpita al volto con un pugno e accoltellata al petto

Femminicidio Placati: i medici legali spiegano dinamica e orario della morte

di Daniele Oppo | 4 min

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Bondeno. A che ora è avvenuto il femminicidio di Rossella Placati? Probabilmente tra le 22,15/30 e l’1,30 della notte tra il 21 e il 22 febbraio del 2021, ovvero tra le 12 e le 15 ore prima da quando il medico legale Raffaella Marino iniziò a eseguire le prime osservazioni del cadavere riverso a terra nella casa di Borgo San Giovanni.

Non è una questione di lana caprina, ed è ciò sul quale si è dibattuto ieri in tribunale, davanti alla corte d’assise presieduta dalla giudice Piera Tassoni, nel processo a carico di Doriano Saveri, imputato dell’omicidio pluriaggravato della sua ex compagna. È importante soprattutto per la difesa, che sostiene che in un certo orario Saveri non sarebbe stato in casa, quindi non sarebbe potuto essere lui l’autore dell’efferato omicidio: ecco perché, da subito, si professa innocente.

Retrodatare una morte non è una questione ‘matematica’, per così dire, perché si valutano diversi parametri: la temperatura del corpo e quella ambientale, la formazione del rigor mortis, la formazione e la migrazione delle macchie ipostatiche, ed ecco che ogni medico legale intervenuto ha dato range orari diversi, valorizzando in maniera diversa ogni elemento disponibile, anche se alla fine tutti si sono trovati d’accordo sull’ipotesi più probabile.

La valutazione che sposta più in là la morte è data dalla consulente della procura (pm Stefano Longhi e Lisa Busato), la dottoressa Rosa Gaudio, che la pone in un arco tra le 12 e le 15 ore (dunque tra le 22,30 del 21 febbraio e l’1,30 di notte del 22).  Più ravvicinato il range del perito, la dottoressa Rossella Snenghi, nominato dal giudice dell’udienza preliminare: tra l’1,30 e le 5,30 del mattino del 22 febbraio, calcolato soprattutto sulla base delle macchie ipostatiche: dalla loro formazione alla loro migrazione una volta girato il cadavere in posizione supina. In udienza, però, ha rivalutato alcuni elementi emersi (come il livello di avanzamento del rigor mortis evidenziato nei video del sopralluogo) e ha rivisto questa ipotesi, riportandosi all’intervallo 22,15-1,30, stesso range che anche i consulenti di parte (Mauro Martini per la difesa, sostenuta dagli avvocati Pasquale Longobucco e Alessandra Palma; e Lorenzo Marinelli per la parte civile, figli e sorelle, assistiti dagli avvocati Riccardo Caniato e Filippo Maggi).

Meno incertezza vi è sulla causa principale della morte: lo sfondamento del cranio con un corpo contundente piatto ma con spigoli: 10, almeno, le lesioni riscontrate nel capo (sulla parte sinistra), le più gravi con rottura dell’osso e perforazione dell’encefalo (cosiddetto sfacelo). Altre 2 lesioni sono state rilevate sulla fronte, alle quali si aggiunge il labbro inferiore e tre denti rotti, molto probabilmente con un pugno. Poi 4 lesioni al tronco, dovute probabilmente all’uso di un coltello, due con penetrazione dei tessuta, una arrivata fino al polmone, un’altra fermata da una costola, che si è fratturata.

La sequenza, secondo quanto appurato dai medici legali, su questo piuttosto concordi, potrebbe essere stata questa: Rossella Placati venne colta alla sprovvista e, in una rapida sequenza, raggiunta prima da un pugno o più pugni che le ruppero lo zigomo sinistro, il naso, il labbro inferiore e dei denti; poi venne accoltellata mentre ancora era in piedi (“ferite orizzontali”, ha spiegato Snenghi). La perforazione del polmone la fece crollare di colpo e una volta a terra venne colpita con inaudita violenza al capo, dalla parte sinistra, quella esposta all’aggressore. Alcuni dettagli avvallano questa ipotesi: l’emorragia al petto, che non sarebbe stata così copiosa se prima vi fosse stato lo sfondamento del cranio (dal quale fuoriuscì quasi tutto il sangue poi ritrovato sulla scena del crimine), il fatto che i colpi al capo siano solo nel lato ‘libero’ e non anche in quello poggiato a terra, l’assenza di lesioni da contraccolpo in merito al pugno in faccia (che vi sarebbero state se fosse stata con la testa già poggiata) e, dettaglio evidenziato da Gaudio, le ciabattine ancora perfettamente calzate, compatibili con un’azione svoltasi in un breve lasso di tempo senza che la vittima abbia avuto possibilità di muoversi.

Si ritorna in aula l’8 novembre, quando Saveri si sottoporrà all’esame dell’imputato.

 

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