Politica
1 Ottobre 2022
David Broder di Jacobin Magazine, Eric Jozsef di Liberation e Silvia Sciorilli Borrelli del Financial Times hanno analizzato il risultato elettorale dello scorso 25 settembre

La vittoria di FdI per la stampa estera: “Ora il rischio di una deriva antidemocratica c’è”

di Redazione | 4 min

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È stata smontata e analizzata pezzo per pezzo la politica italiana, anche sotto la pioggia, nell’incontro che si è tenuto nel cortile del Castello Estense, durante la prima giornata del festival Internazionale, dal titolo ‘Sotto a chi tocca’, in cui a raccontare il punto di vista della stampa estera sulle ultime elezioni italiane sono stati David Broder di Jacobin Magazine, Eric Jozsef di Liberation e Silvia Sciorilli Borrelli del Financial Times.

Ad accompagnarli è stato Jacopo Zanchini di Internazionale, che spiega: “L’idea è raccontare le elezioni italiane appena trascorse, che hanno visto una vittoria della destra, anzi, dell’estrema destra, con gli occhi di chi deve raccontarlo ai lettori stranieri”.

“Nel momento in cui abbiamo scoperto che si sarebbe votato a settembre, l’esito era abbastanza scontato – secondo Silvia Sciorilli Borrelli -, e la percezione sia della stampa straniera che dei mercati finanziari era di una virata verso destra dell’Italia, quindi la reazione è stata più morigerata di quella che un voto a sorpresa con una destra vittoriosa avrebbe potuto provocare”.

Eric Jozsef prima di parlare del 25 settembre riprende la caduta di Draghi: “Si sapeva che il suo mandato sarebbe finito a inizio anno prossimo. Il messaggio che è stato mandato è che c’era un presidente del Consiglio competente, con la fiducia del Paese e dell’Europa, dello scenario internazionale, che aveva le risorse per affrontare problemi che l’Italia non ha risolto in decenni. L’Italia da 30 anni ha problemi strutturali da affrontare. Si poteva cercare, con tutti i limiti, di affrontare un cambiamento quasi di paradigma, anche grazie ai fondi europei. Il voto ha fatto intendere che il ‘draghicidio’ è stato superato, e il messaggio è quello di un Paese che fatica a cambiare”.

Secondo David Broder vi era più preoccupazione per le elezioni del 2018 rispetto alle attuali: “Quattro anni fa, l’ascesa di Lega e Movimento 5 stelle sembrava mettere in dubbio la collocazione internazionale dell’Italia. Meloni ha avuto successo insistendo invece sul non mettere in dubbio questo aspetto, ma allo stesso tempo fare una politica molto reazionaria a livello di diritti civili, guerra alla lobby Lgbt, ai migranti”.

Secondo Borrelli la rimonta del Movimento 5 stelle è dovuta “al discostamento dall’agenda Draghi e a una campagna basata a criticare Draghi e il governo di unità nazionale, a difesa delle politiche, a partire dal reddito di cittadinanza, che questo governo e la destra volevano mettere in discussione”.

La giornalista si sofferma poi sul dato dell’astensionismo: “La maggior parte dei giovani, e molti più elettori di tutte le età rispetto alle scorse elezioni non sono andati a votare, significa che c’è una crisi tra gli elettori, i cittadini, e i partiti politici. Questa sarà l’opportunità per i cittadini di misurarsi con un governo politico e di valutarne l’azione prendendosi la responsabilità del voto che hanno espresso, senza poter dare la colpa ai tecnici, all’Europa o alle istituzioni sovranazionali”.

C’è però molta preoccupazione su quello che significherà avere un governo di destra, con il timore di una riduzione dei diritti: “Il margine di movimento di Meloni – secondo Jozsef – e del futuro governo è abbastanza limitato. Ci sono dati importanti di cui tenere conto, come il 150% di debito rispetto al Pil e la necessità di avere i fondi Pnrr e il sostegno della Bce. A livello interno di sicuro non vi sarà un avanzamento dei diritti, niente Ius Soli, Ius Scholae, Ddl Zan, matrimonio per tutti. Ci si chiede se oltre al non avanzamento ci sarà un arretramento, ma in molte parti d’Italia già prima di questa vittoria di Fratelli d’Italia la legge 194 è vuotata di sostanza, e possiamo aspettarci che ci sia più difficoltà. Possiamo immaginare che ci sia una stretta sui migranti, sull’accesso e su alcuni diritti, con difficoltà ai piccoli imprenditori migranti, piccoli elementi identitari che avranno effetto sulla vita di alcune categorie di persone”.

Questa vittoria pone anche il fatto di analizzare il perché di questo risultato a discapito della sinistra. Se da una parte il voto dei ceti popolari è andato a destra, secondo Broder però il risultato è il medesimo di 4 anni fa, “non vi è stato un movimento di voti da sinistra a destra, ma una radicalizzazione nel blocco di destra”.

“La questione sociale – secondo Silvia Sciorilli Borrelli – è la questione a cui la sinistra non ha saputo rispondere, quando ha avuto la possibilità non ha dato le risposte che la maggior parte dei cittadini chiedono su questioni sociali, economiche, sul lavoro, il precariato e la disoccupazione. Esempio dei più significativi è la vittoria a Sesto San Giovanni, nota come la Stalingrado d’Italia di Isabella Rauti contro Emiliano Fiano. Se fosse avvertito il pericolo fascista e la priorità fossero i diritti civili molti cittadini non avrebbero votato così”.

“È anche vero – conclude – che in questo Paese, dopo anni di governi di sinistra non abbiamo il matrimonio, i single non possono adottare, l’aborto esiste su carta e l’80 per cento dei medici sono obiettori. Un governo Pd ha fatto inoltre un accordo con la guardia costiera libica per non far arrivare i migranti. Ora il rischio di una deriva antidemocratica c’è, ma nonostante i governi di sinistra precedenti siamo comunque indietro”.

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