Politica
12 Settembre 2022
L'ex procuratore Cafiero de Raho, candidato del M5S, si presenta a Ferrara

Elezioni. Parliamo anche di mafia

di Redazione | 4 min

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È arrivato per sottolineare la grande importanza che il Movimento 5 Stelle dà alla lotta alle mafie nel suo programma elettorale l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho, che ha incontrato i cittadini all’hotel Astra insieme ai candidati ferraresi e ravennati del Movimento.

Come ha raccontato Cafiero de Raho, “quando sono stato invitato da Conte a candidarmi la mia immediata adesione è dipesa dal fatto che il Movimento è l’unica formazione politica che mette al centro del programma la lotta alle mafie, alla corruzione e all’evasione, che ha compreso meglio di altri come le mafie ostacolino lo sviluppo sociale, economico e politico del paese. Credo sia noto a tutti e che sia facile capire che le mafie entrano nei territori, riescono a investire in società che sono apparentemente come le altre, ma si avvalgono di miliardi di euro arrivati da traffici illeciti”.

L’ex procuratore ha quindi spiegato come le infiltrazioni di società mafiose possano minare in tessuto economico di un territorio, e che il codice per gli appalti pubblici sia “per tanti versi inutile a fermarle”, poiché queste aziende mafiose lo rispettano, ma hanno, rispetto alle attività oneste, una capacità economica straordinariamente più alta, “derivata da traffici illeciti”.

Le aziende mafiose forniscono poi ‘servizi’ a quelle oneste, “ad esempio fatture false, che rendono conveniente avere rapporti con loro, ma anche impossibile per l’imprenditore che ha accettato il loro aiuto negargli qualcosa”.

“Quando arrivano società mafiose – ribadisce il candidato – quelle sane, non legate a loro, difficilmente sopravvivono, non si può resistere alla presenza di imprese mafiose, e lo stato deve capirlo. Ho accettato la candidatura perché proseguirò quello che ho sempre fatto, con ruolo e compiti diversi, perché conoscere come si muovono le mafie è fondamentale, va fatto capire alla politica tutta come contrastarle”.

Gli altri punti del programma del Movimento 5 Stelle toccati da Cafiero de Raho sono: la difesa dei diritti, le sollecitazioni all’impresa per maggiore sviluppo economico, nuove forme di digitalizzazione e comunicazione, maggior attenzione per i giovani avvocati, con equo compenso e concorsi, oltre ad una magistratura e anche una stampa libera.

Sui diritti in particolare afferma: “Quando si parla di diritti sembra che siano astratti, ma il diritto è l’unica concretezza che dà alla persona umana il senso di una vita solidale e di sviluppo, è il fondamento della nostra persona e della vita in comune. Il nostro Paese si fonda sui principi dell’art 3, non si può vederla diversamente. L’art 10 poi prevede che anche chi non fa parte del Paese in esso venga accolto quando nel paese di origine vi è una violazione di diritti. Le problematiche vanno valutate con sensibilità e prudenza, qualità che il Movimento ha, come l’uguaglianza di diritti riconosciuta anche a chi è qui da molti anni, ha studiato qui e si sente italiano”.

“Se ci sono persone che soffrono vanno aiutate – prosegue -. Il reddito di cittadinanza è stato importante per questo, vi erano persone che prima di averlo non potevano mettere il piatto in tavola. Penso che il Movimento abbia una grande capacità: individuare esattamente le problematiche e pensare a soluzioni percorribili, ma soprattutto capire i problemi fondamentali e affrontarli”

“Se un giudice è sottoposto alla politica, o questa può fare il bello e il cattivo tempo, si perde democrazia” ha sottolineato Vittorio Ferraresi, portavoce alla Camera ed ex sottosegretario alla Giustizia.

“Il parlamento deve intervenire, dopo la sentenza della Corte Costituzionale ci deve essere una nuova disposizione che puntelli la parte che la Corte ha fatto cadere – spiega Cafiero de Raho -. Si trattava semplicemente di dire che i mafiosi potranno godere di benefici e permessi quando dimostreranno di aver interrotto stabilmente i loro rapporti con i contesti mafiosi di appartenenza, in particolar modo i boss. Su questo, che sembra ovvio, ci si è arenati, vi è stato un rifiuto implicito. È una legge che c’è dal 1992, che aveva superato i vagli della Corte in molte occasioni, e che un anno e mezzo fa è stata ritenuta non conforme”.

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