Cronaca
31 Luglio 2022
Sara Corcione ha mescolato del nitrato di sodio acquistato su internet nella bevanda. Sullo sfondo della tragedia un forte disagio familiare e psichico. Il legale: “Collaborazione completa, ci aspettiamo consulenza su capacità d'intendere e di volere”

Omicidio di via Ortigara, tè avvelenato per uccidere la madre

di Daniele Oppo | 3 min

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Sembra esserci un forte disagio familiare e psichico all’origine dell’omicidio di Sonia Diolaiti, la donna di 62 anni avvelenata nella sua abitazione di via Ortigara 28 dalla figlia Sara Corcione, 38 anni, da ieri in stato di fermo, indagata per omicidio volontario e ristretta nel carcere femminile della Dozza.

L’omicidio, scoperto nella notte tra venerdì 29 e sabato 30 luglio, sembra essere risalente già alla giornata di mercoledì.

L’allarme è partito da una coppia di amici di famiglia, intorno alle 23 di venerdì: non avendo da alcuni giorni notizie della signora Diolaiti, che non rispondeva né al citofono né al telefono, i due hanno chiesto informazioni alla figlia, che ha dato loro informazioni ritenute non plausibili e che li ha molto insospettiti. Sospetti, purtroppo, fondati: quando i vigili del fuoco – che hanno dovuto forzare la porta – e i carabinieri di Ferrara e Porotto sono entrati nell’abitazione, hanno ritrovato il corpo esanime della 62enne riverso a terra, nel corridoio. I sanitari del 118 non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.

Anche se l’ultima parola spetta all’autopsia, la morte è avvenuta con molta probabilità per avvelenamento.

Da quanto si apprende, Sara Corcione avrebbe comprato su internet, su Alibaba, già dallo scorso anno, del nitrato di sodio, un conservante chimico usato spesso per le carni e gli insaccati che però può essere altamente nocivo, con lo scopo di usarlo per uccidere la madre, con la quale aveva un rapporto molto conflittuale, costellato da frequenti liti, e dalla quale si sentiva umiliata e denigrata.

Avrebbe poi aspettato che la donna andasse per qualche giorno sul lago di Garda per attuare il piano, mescolando il nitrato in alcuni bicchieri di tè che la 62enne conservava in frigo. Al suo ritorno dalla vacanza, Diolaiti avrebbe sorbito la bevanda avvelenata e poco dopo si sarebbe sentita male, avrebbe chiamato la figlia per essere aiutata, ma invano: ha lasciato che morisse.

Una volta scoperto il cadavere nell’immobile nella notte di venerdì, sono state avviate tutte le procedure investigative del caso, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ferrara, con l’ausilio del medico legale e del personale addetto ai rilievi tecnico scientifici del Reparto Operativo e della Compagnia Carabinieri di Ferrara. I vicini hanno detto ai militari che al quarto piano dello stesso palazzo risiede la figlia della donna deceduta, immediatamente contattata e sentita in merito allo stato di salute e ai rapporti che intercorrevano con la madre.

Dopo pochi minuti la 38enne ha ‘ceduto’, rilasciando alcune dichiarazioni, poi confermate anche durante l’interrogatorio condotto dalla pm Lisa Busato, con l’assistenza del difensore dell’indagata – l’avvocato Gianni Ricciuti – e durato circa tre ore.

Corcione è stata infine sottoposta a fermo e trasferita nel pomeriggio di sabato in carcere a Bologna.

“Abbiamo deciso di metterci a disposizione e di collaborare rispondendo a tutte le domande del pm – spiega l’avvocato Ricciuti -. Posso dire che sono emerse criticità legate a vecchie fratture familiari che hanno radici profonde e un disagio psicologico dell’indagata che ritengo meriterà un ulteriore approfondimento da parte della procura. Mi aspetto una consulenza sulla capacità d’intendere e di volere”.

 

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