Politica
12 Luglio 2022
Il presidente del consiglio stoppa i lavori. Prima manca l'assessore, poi la connessione internet

Progetto Fe.ris. Da Londra ponte aereo per salvare Alan Fabbri

di Marco Zavagli | 4 min

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Parole forti quelle del candidato sindaco del centrosinistra che, fiancheggiato da tutti i consiglieri di opposizione e dalla candidata Elajda Kasa, attacca il sindaco Alan Fabbri e tutta la maggioranza non solo per la cartellonistica presente in tutta la città, quanto per l'utilizzo del fondo di riserva per finanziare attività per le quali non capisce il criterio di urgenza applicato

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Era dai tempi del caso Solaroli – gennaio 2020 – che non si vedeva l’aula consiliare del municipio stracolma. Tutti i posti a sedere erano occupati e la fila di persone in piedi oltrepassava la porta d’ingresso. Più di cento persone erano salite in municipio per capire meglio cosa si nascondesse dietro al progetto Fe,ris.

Progetto che, a livello ufficiale, è stato presentato dal sindaco Alan Fabbri e dall’assessore Alessandro Balboni come una grande rivoluzione urbanistica capace di cambiare il futuro di Ferrara e cancellare il buco nero della Caserma Pozzuolo del Friuli, scheletro fatiscente dei fasti che furono nel cuore della città. A livello sotterraneo invece si presenta come una grande operazione commerciale che permetterà a Esselunga di insediarsi con un grande ipermercato in via Caldirolo, a pochi passi dalle mura, e di far insediare ad altri privati attività commerciali in quello che doveva essere un campus universitario in via Cisterna del Follo.

Già dai primi minuti si intuiva qualcosa di strano. In giunta era presente solo l’assessora Cristina Coletti. Una delibera portava il suo nome. Dopo un’ora si sono aggiunti il vicesindaco Nicola Naomo Lodi, una fugace apparizione di Marco Golinelli e una altrettanto veloce di Andrea Maggi, seguito da Matteo Fornasini.

Mancavano all’appello il sindaco Alan Fabbri e l’assessore Alessandro Balboni. Loro erano i grandi attesi per presentare alla cittadinanza il progetto Fe.ris. Ma nessuno dei due si è intravisto nemmeno per un secondo.

Il prosieguo del consiglio comunale spiegherà poi il motivo. I due schieramenti si erano contati. La maggioranza può normalmente far affidamento su 20 voti (compresi sindaco e presidente del consiglio). Una schiacciante prevalenza rispetto ai sparuti 9 voti del Pd, a quello di Gente a Modo, all’altro di Azione Civica, cui si aggiunge a volte quello del Movimento 5 Stelle e l’altro del gruppo misto. 20 a 13, per venire incontro ai pigri di matematica.

Ma ieri era assente Paola Peruffo, capogruppo di Forza Italia, in ferie a Londra. Peruffo era stata inutilmente contattata i giorni precedenti dall’ufficio di gabinetto del sindaco per votare da remoto. Niente da fare.

All’assenza della vacanziera azzurra si aggiungevano i tre leghisti recalcitranti agli ordini di partito. Si tratta di Luca Caprini, Francesca Savini e Katia Pignatti. Loro avevano già annunciato voto contrario, non convinti dell’utilità pubblica del progetto della loro stessa maggioranza.

Senza di loro le votazioni rischiavano di finire 16 a 16. Una Caporetto per il progetto tenuto nascosto fino all’ultimo ai cittadini e sul quale Fabbri, che l’ha fatto mandare in consiglio nel giro di pochi giorni per l’approvazione, sembra puntare molto.

E allora, dove non può la matematica arriva la strategia. Sin dai primi punti all’ordine del giorno i consiglieri di maggioranza hanno preso tempo, facendo intervenire anche le voci di chi non si sentiva da mesi. Le manovre da piccolo cabotaggio hanno permesso alla destra di arrivare a ridosso delle ore 18, quando il consiglio è ormai abituato ai saluti.

Poco conta se in altri tempi, per manovre che interessavano la collettività, i consiglieri piantavano le tende in municipio (per l’approvazione della Turbogas, nell’era Sateriale, si terminò a ridosso di mezzanotte). Allo scoccare dell’ora X il presidente del consiglio Poltronieri si appresta ad annunciare la chiusura dei lavori.

L’intento, fin troppo mal celato, è quello di rinviare il punto caldo al giorno dopo. In serata era attesa in patria Paola Peruffo e i numeri sarebbero tornati favorevoli per il giorno dopo. Francesco Colaiacovo, oggi capogruppo del Pd e in un recente passato – per malasorte di Poltronieri – anche presidente del consiglio esperto di regolamento, chiede di votare dopo la capigruppo per continuare la seduta e arrivare alla delibera che tratta di Fe.ris.

“Queste persone – dice riferendosi agli oltre cento cittadini presenti – stanno aspettando questo”.

Passa qualche attimo ed ecco che Poltronieri prova a incardinare una risposta. La risposta rimane in fase di tentativo perché la voce si blocca: “è saltato il collegamento internet, non c’è più connessione”. Dal momento che alcuni consiglieri stavano seguendo la seduta da remoto veniva così a mancare il numero legale.

Poco importa che Ilaria Baraldi (Pd) facesse notare, indicando convulsamente il proprio telefonino, che la connessione in sala fosse più che assicurata. Niente da fare, Seduta tolta.

Per la cronaca, poco prima il consigliere Simone Merli, sempre del Pd, aveva chiesto di invertire l’ordine del giorno per poter trattare dell’argomento clou. “Non c’è l’assessore competente” aveva risposto serafico Poltronieri”. “Non è possibile contattarlo? In fondo deve presentare la sua delibera” aveva replicato occhi a palla Merli. No, non era possibile,

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