Cronaca
8 Luglio 2022
Depositato il verbale del medico e della psichiatra che lo visitò: “Si sentiva seguito dai tassisti e dagli avvocati del Comune”

Tentato omicidio in centro, i genitori di Cazzanti erano disperati per le manie di persecuzione

michele cazzanti
di Redazione | 3 min

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michele cazzantiErano disperati perché il figlio soffriva di manie di persecuzione. I genitori di Michele Cazzanti, il dipendente del Comune di Ferrara imputato di tentato omicidio aggravato e premeditato per aver sparato in piazzetta Schiatti lo scorso 3 marzo al collega Roberto Gregnanini, avevano accompagnato il figlio dal medico di base.

E questo già dieci anni prima del tragico fatto. Il 56enne si sentiva in particolare perseguitato dai vicini e dai colleghi di lavoro. Nel 2014 era andato dal medico per dire che era seguito dai tassisti e dagli avvocati del Comune “come un giocatore dagli ultras”.

Sono alcuni dei dettagli sulle condizioni psichiche di Cazzanti che emergono da un verbale prodotto dalla procura e redatto in fase di indagini dai Carabinieri, Nel documento si riportano le dichiarazioni del medico di base dell’imputato e della psichiatra che lo visitò.

Il medico di base si appuntò anche una frase riferitagli dal paziente: “io dal mio coltello non mi separo”. I genitori gli dissero che avrebbero consultato importanti specialisti, anche perché il figlio sospendeva spesso volontariamente la terapia farmacologica.

Ma lui insisteva per avere un porto d’armi a uso sportivo. Il medico, specificando che “il paziente aveva una pregressa turba da psicosi”, richiese una visita psichiatrica con un preciso quesito relativo all’idoneità al porto d’armi in pregresso uso di psicofarmarci.

Era il luglio del 2020 e nell’agosto Cazzanti viene visitato da una psichiatra del Servizio psichiatrico territoriale di via Ghiara. Cazzanti le disse che da tempo voleva ottenerlo, ma si doveva scontrare con il volere contrario del padre, poi deceduto. Anche alla dottoressa riferì che in passato si era sentito perseguitato dai vicini di casa e dai colleghi. Ma al momento della visita, riferisce la psichiatra, l’uomo presentava un buon compenso psichico.

Fatto sta che nel febbraio del 2021 il 56enne ottenne la licenza e subito dopo comprò la pistola, una Glock calibro 9×21, con la quale sparerà al collega.

Dopo quei fatti il questore Salvatore Calabrese ha proceduto alla revoca del porto d’armi chiedendo inoltre al prefetto l’emanazione di un provvedimento di divieto di detenzione di armi.

Prima ancora di leggere quei verbali il suo difensore, l’avvocato Fabio Anselmo, si chiedeva come fosse possibile che “una persona nelle condizioni di Cazzanti possa aver ottenuto tale autorizzazione”.

Gli stessi legali della vittima, che rappresentano anche la moglie di Gregnanini, stanno valutando come procedere per chiedere accertamenti dal punto di vista amministrativo per ricostruire i dettagli dell’iter che poi hanno portato la questura di Ferrara al rilascio del porto d’armi, per uso sportivo a Cazzanti.

Intanto ieri è stato conferito dal gip, su richiesta della pm Isabella Cavallari e delle parti (avvocato Fabio Anselmo per l’indagato, avvocato Rossella Bighi e Giorgio Bolognesi per la persona offesa), l’incarico allo psichiatra Luciano Finotti. Le operazione peritali inizieranno il 26 luglio. Il perito dovrà rispondere ai quesiti posti dal pubblico ministero in merito alla capacità dell’imputato di intendere e volere al momento del fatto, alla capacità di stare in giudizio e alla eventuale pericolosità sociale.

Il deposito delle conclusioni è atteso entro 60 giorni.

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