Eventi e cultura
26 Maggio 2022
Lo scrittore e professore della Brown University sarà ospite del Meis giovedì pomeriggio dove presenterà il suo ultimo libro. Lo abbiamo intervistato

Un Pulitzer a Ferrara. Kertzer: “Vi racconto la storia segreta di Mussolini, Hitler e Pio XII”

David Kertzer (Credit: Peter Goldberg)
di Redazione | 6 min

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David Kertzer (Credit: Peter Goldberg)

David Kertzer (Credit: Peter Goldberg)

di Michele Govoni

“Un papa in guerra. La storia segreta di Mussolini, Hitler e Pio XII” (Garzanti) è il titolo del saggio, in uscita oggi, scritto dal premio Pulitzer 2015 David Kertzer che sarà presentato, oggi pomeriggio alle 17 (alla presenza dell’autore) al Meis (Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah) di via Piangipane. A parlarne con l’autore sarà la giornalista Brunella Torresin.

Un saggio, quello di Kertzer, che getta una luce nuova sui rapporti tra il Vaticano e i regimi fascista e nazista e che diviene elemento fondamentale per raccogliere numerose e nuove informazioni sul periodo più cupo della nostra storia, disegnando il  drammatico ritratto di un papa pronto a dismettere i panni di guida morale pur di preservare il millenario potere  della Chiesa.

David Kertzer è stato vincitore del Premio Pulitzer nel 2015, è professore di Scienze Sociali alla Brown University, di cui è stato rettore dal 2006 al 2011. È considerato un esperto in temi di politiche italiane, società italiana  e la sua storia, simbolismo politico e demografia antropologica. È stato cofondatore e ha svolto  il ruolo di coeditore per il “Journal of Modern Italian Studies” e dal 2005 è membro  dell’American Academy of Arts and Sciences.

Lo abbiamo raggiunto per un’intervista proprio in occasione dell’uscita dell’edizione italiana del suo saggio che, proprio per l’occasione, sarà presentato nella nostra città.

Prof. Kertzer, questo nuovo libro arriva a distanza di alcuni anni dal volume che le è valso il premio Pulitzer e che era relativo alle relazioni segrete tra il Vaticano e l’Italia fascista. In questo nuovo libro la sua ricerca è rimasta in Italia e riguarda sempre il Vaticano e le sue relazioni segrete, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, tra Pio XII, Mussolini e Hitler. Cosa è emerso da questa ricerca e cosa troveremo nel suo saggio?

Sono emerse molte novità – e non solo dagli archivi vaticani, aperti, per gli anni della guerra, per la prima volta soltanto nel 2020. Ho infatti potuto consultare e far digitalizzare anche decine di migliaia di documenti importanti conservati negli archivi statali italiani, tedeschi, francesi, inglesi, americani. Si è così scoperto, per esempio, che poche settimane dopo l’elezione di papa Pacelli Hitler colse l’opportunità di mettere fine alle critiche mosse dal predecessore Pio XI, e avviò un negoziato segreto con Pio XII attraverso il genero del re d’Italia, il principe filonazista Filippo d’Assia. Emerge, inoltre, come la Chiesa si sia mobilitata direttamente per convincere gli italiani che entrare in guerra con Hitler e Mussolini fosse loro dovere cristiano.

Si tratta di documenti ovviamente inediti cui lei è stato tra i primi a poter accedere. Qual è il valore che lei come studioso e come uomo attribuisce a questi documenti e quali sono le maggiori novità che essi hanno offerto alla ricerca storica nell’ambito che lei ha preso in esame?

Per più di cinquant’anni gli studiosi, e non solo, hanno pregato il Vaticano di aprire i propri archivi che riguardavano gli anni della guerra, così da poter fare chiarezza sul controverso silenzio del pontefice nel corso del conflitto e, in particolare, rispetto alla Shoah. I documenti che ora sono disponibili hanno un grande valore: raccontano non soltanto come il papa e il Vaticano hanno agito durante la guerra, ma anche quali fossero i dibattiti interni.

Dall’analisi delle carte sono emerse figure oggi ritenute centrali nella politica vaticana (soprattutto nei confronti degli ebrei) e nei rapporti tra Vaticano, Italia fascista e Germania hitleriana. Queste figure sono state sempre relegate sullo “sfondo” della Storia. Chi sono e che ruolo hanno avuto?

Le figure più importanti nell’azione del pontefice, per quanto riguarda il dramma degli ebrei italiani, sono in particolare due: il gesuita padre Pietro Tacchi Venturi, che per vent’anni servì da tramite fra Pio XI, e poi Pio XII, e Mussolini e il governo fascista; e Monsignor Angelo Dell’Acqua, futuro cardinale vicario di Roma, allora riconosciuto dal papa come il maggior esperto in materia all’interno della Segreteria di Stato. Nei documenti conservati negli archivi vaticani l’antisemitismo di Dell’Acqua appare evidente, e altrettanto evidente è l’influenza che esercitò sul papa durante la Shoah.


Tra i tanti episodi inediti che lei approfondisce nel suo saggio, ce n’è qualcuno che le sembra particolarmente rappresentativo o che l’ha colpita particolarmente? Ce ne vuole parlare?

Fra i fatti più clamorosi emersi dagli archivi vaticani c’è la scoperta che nel dicembre 1943, cioè poche settimane dopo la deportazione degli ebrei di Roma del 16 ottobre, e due settimane dopo l’ordine del governo di Mussolini di arrestare tutti gli ebrei in Italia e di trasferirli nei campi di concentramento, Dell’Acqua consigliava al papa di non protestare, con un lungo documento fortemente discriminatorio nei confronti degli ebrei.


Nel suo libro si parla anche della scelta, da parte di Pio XII, di mantenersi “neutrale”. Come ha letto questo atteggiamento del Pontefice e quale spiegazione ne ha dato, alla luce dei documenti consultati?

Il papa condusse un doppio gioco. Mentre proclamava la sua neutralità, permetteva che la Chiesa incoraggiasse gli italiani a partecipare alla guerra al fianco della Germania. I dirigenti delle varie organizzazioni dell’Azione Cattolica, gli arcivescovi e i vescovi di tutta Italia dichiararono che fosse un dovere cristiano fare la loro parte nella guerra dell’Asse. Come possiamo spiegarlo? Pio XII non voleva compromettere i buoni rapporti fra Vaticano e governo fascista, e non voleva rischiare uno scisma nella Chiesa cattolica tedesca.


Qual era l’atteggiamento della Curia romana (e di conseguenza di molti cattolici) nei confronti degli ebrei e in cosa si tradusse anche in relazione alle “Leggi razziali”?

Il Vaticano non condannò mai le leggi razziali. Anzi, quando Mussolini fu destituito nell’estate del 1943, il papa inviò al nuovo governo il suo portavoce per dichiarare che le leggi razziali erano una buona cosa, ma che per cinque anni il Vaticano aveva provato a convincere il Duce a non applicarle agli ebrei battezzati, che, secondo la Chiesa, avrebbero dovuto essere trattati come i cristiani.


Il suo libro è in uscita in Italia il 26 maggio. Lei ha vissuto molti anni a Roma e conosce molto bene la realtà del nostro paese. Quali commenti si aspetta?

Spero che questa vicenda, rimasta a lungo nascosta, ma così rilevante e drammatica, venga accolta con mente aperta. Purtroppo, non ho grande fiducia che gli apologisti possano cambiare prospettiva, anche di fronte alla vasta documentazione fornita nel mio libro.


Lei da anni sta lavorando ai rapporti tra il Vaticano e i totalitarismi novecenteschi. Sta già lavorando alla sua prossima pubblicazione? Se sì, quale sarà l’argomento?

Negli ultimi mesi mi sono dedicato a studiare gli archivi vaticani, concentrandomi per lo più sugli anni postbellici: un periodo molto drammatico in cui il Vaticano temeva che i comunisti potessero salire al potere in Italia. Non so ancora, però, se sarà questo l’argomento del mio prossimo mio libro. Vedremo.

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