Indiscusso
12 Maggio 2022

La guerra non è un flagello naturale

di Marzia Marchi | 4 min

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Largo ai giovani. I Civici presentano i loro candidati

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Le cavallette, lo tsunami, il tornado, l’eruzione vulcanica, il terremoto, il virus!! Stiamo tentando di prevedere, arginare, perfino impedire fenomeni naturali di cui possiamo essere in parte concausa ma che non dipendono da noi e poi… scateniamo la guerra e ci industriamo a prolungarla.

Noi, esseri umani, con la nostra volontà!

Putin non è un virus che si insinua nel nostro corpo ma un essere umano a capo di una grande nazione che ha compiuto un atto, l’invasione di un paese libero, con una precisa volontà, con un consenso politico e con dei motivi sui quali chi cerca di indagare viene messo alla berlina, perfino se è il Papa.

Ora se davvero, come tutti a parole sostengono, si vuole la pace, o meglio si vuole fermare la guerra, o meglio la sistematica distruzione di vite, storie e ambiente si deve partire dalla semplice richiesta a Putin di che cosa vuole?!

Blasfemia! So già che a questo punto della lettura qualcuno non proseguirà, gridando al putinismo e allo scandalo, ebbene per coloro che proseguiranno concludo il mio ragionamento.

Posto che l’invasione si è consumata, per arrivare al cessate il fuoco occorre che la diplomazia parta dalle richieste dell’invasore e solo su queste si potrà mettere in campo una trattativa. L’alternativa, a livello diplomatico, non c’è!

Infatti la guerra continua e dopo quasi tre mesi è ben chiaro che c’è chi la vuole! Le azioni del gigante americano sono chiarissime: demonizzazione del premier russo, sostegno militare all’Ucraina, richiesta ai partner europei di rinforzare la Nato a guida americana, infine prospettiva di intervento diretto della Nato.

Non c’è bisogno di essere un fine stratega militare o un esperto di geopolitica per capire che gli Stati Uniti soffiano sul fuoco di una guerra per procura.

Stimolare la paura dell’invasione russa nei paesi europei serve a consolidare l’alleanza atlantica e a coinvolgere sempre più paesi occidentali nella Nato (vedi Svezia e Finlandia che da neutrali stanno chiedendo di aderire).

Prolungare la guerra sulla pelle degli ucraini, armandoli fino ai denti, sollecita l’intervento sanzionatorio di tutti i paesi europei (più o meno obtorto collo) e fa crollare le loro economie. Un’Europa debole e succube giova a risanare molte ferite interne al Governo “a stelle e strisce” e permette il rilancio del loro ruolo a livello mondiale se la Russia uscirà indebolita da questa guerra, meglio ancora se si riuscisse a eliminare Putin, come in precedenza sono stati eliminati senza tanti complimenti altri capi di Stato non appena diventati anti-funzionali alla politica statunitense.

Ma allora che facciamo? – obietteranno coloro che sono riusciti a leggermi fino a qui.

Cominciamo col rispettare l’art.11 della nostra Costituzione, scritto con i cannoni ancora caldi della seconda guerra mondiale: ripudiamo la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e promuoviamo e favoriamo le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo, cioè l’ONU e non la Nato!

Smettiamo di produrre e vendere, o regalare, a nostre spese (sì nostre, proprio di noi cittadini) le armi, che siano di difesa o offesa, e contrastiamo da subito – come avremmo dovuto fare da tempo – la nostra dipendenza dalle fonti fossili che continuiamo a importare dalla Russia, passando per la martoriata Ucraina.

Ci sono dei paradossi nei flagelli che scatenano gli umani che in natura non esistono: il governo ucraino prende dei soldi per la servitù di passaggio del gasdotto dai propri nemici e quei soldi sono quelli che gli europei pagano alla Russia per ricevere il gas.

Sono 63 i miliardi di euro che la Russia ha ricevuto, dal 24 febbraio per i propri idrocarburi dall’Europa, la quale nello stesso tempo ha finanziato 1,5 miliardi di spese per armare l’Ucraina.

Poi c’è la storia di Nikolaj e Olga che di tutto questo non sanno niente ma hanno solo avuto la sfortuna di vivere nel posto sbagliato!

E allora stopthewarnow.eu ! Un sito con una sigla che ha raccolto il sostegno di centinaia di associazioni a livello europeo e ha lanciato la campagna

#ALPOPOLO RUSSO la quale si rivolge ai cittadini russi affinché continuino la resistenza contro il conflitto in Ucraina e ha preparato manifesti in italiano e in cirillico che chiede ai Comuni di appendere ai propri balconi.

 “ve lo chiediamo in ginocchio in nome delle vittime: pretendete dal vostro governo la fine della guerra!”.

Esporrò questo appello alla mia finestra insieme alla bandiera della pace che è lì dal 4 febbraio.

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