Cronaca
27 Aprile 2022
Caso Placati. In aula, davanti alla Corte d’assise, gli scambi chat con la vittima

Cronometraggio di un femminicidio

di Marco Zavagli | 6 min

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“Io la tua scelta la rispetto, non voglio privarti dei tuoi spazi. Ti chiedo solo la possibilità di aspettarti. Io sono davvero innamorato di te Rossella. Sei la persona più importante della mia vita”.

Era il sabato 20 febbraio del 2021. Doriano Saveri confessa via whatsapp tutto il suo amore per Rossella Placati. Sarà l’ultimo messaggio romantico tra i due. Appena 24 ore dopo il corpo senza vita della donna, 50 anni, verrà trovato disteso per terra, al primo piano, con il cranio fracassato.

Davanti alla Corte d’assise Davide Bruni, investigatore del Roni dei carabinieri di Ferrara, ripercorre passo per passo i momenti, i minuti, i secondi che hanno costellato l’ultimo giorno di vita della vittima. E di quello che è ritenuto dalla procura il suo assassino.

Sono le 14:08 di sabato 20 febbraio quando lui le invia un vocale: “mi hai talmente distrutto interiormente che un giorno capirai che una persona come me non a troverai mai più”.

Il giorno successivo, quello del femminicidio, si apre con le telecamere del cortile della casa della Placati, in via San Giovanni a Bondeno. Si accende una luce nella casa dalla quale lei stava per mandar via il suo ormai ex compagno. Sono le 6:45. Alle 6:55 Saveri esce di casa. Fuma una sigaretta. Ai piedi indossa delle pantofole.

La timeline di quel tragico film che sta per andare in onda si sposta alle 10:22. L’occhio telematico inquadra Rossella Placati. Sta uscendo di casa con dei panni sporchi. Si dirige verso la cantina. Poco dopo rientra.

Poco prima delle 11 esce di casa. Alle 11:05 preleva 40 euro dallo sportello bancomat a Bondeno. Alle 11.18 il targasystem lungo il ponte sul Cavo Napoleonico intercetta la targa della sua auto diretta a Ferrara. Passerà di nuovo al ritorno alle 11.42. Si dimentica di portare con sé il telefonino.

In questo frangente, secondo l’accusa, Saveri avrebbe controllato il cellulare, copiando chat e numeri. E a partire dalle 11.46 la situazione emotiva del 47enne precipita.

La telecamera del cortile registra il loro litigio. In un via vai attraverso l’uscio lui le grida “sei una gran zoccola, stai zitta! Vedrai che persona sei, perché è tutto dimostrato”. Riferendosi a messaggi rinvenuti sul telefonino dell’ex compagna, l’uomo l’accusa: “mi sputtani con tutti, dici che sono un drogato, un bugiardo, una merda!”.

Alle 11:50 il filmato mostra Severi uscire di casa con dei pesi e degli attrezzi ginnici. Tra questi un manubrio, che non verrà ritrovato dai carabinieri in sede di perquisizione.

Pochi secondi dopo ancora grida: “Tanto ormai vedranno cosa dici di me. Adesso vedrai, sei una troia! stai zitta!”. L’uomo temeva che lei avesse una relazione con un altro e contatterà il figlio e gli amici di lei per screditarla ai loro occhi.

Severi esce per comprare le sigarette. Il targasystem traccerà la sua Mercedes alle 12:07 nel tragitto di andata e un minuto dopo in quello di ritorno.

Ora Rossella è a pranzo da amici. Lui è all’ingresso di casa. Sono le 12:59. Fuma una sigaretta. Indossa le scarpe Converse arancioni e bianche che gli inquirenti troveranno e sequestreranno all’interno di una scatola in cantina.

È l’ultimo fotogramma. Alle 13 la telecamera viene disconnessa.

Alle 14:49 le tracce che lascia Saveri lo vedono in auto, in direzione Ferrara. Alle 15:15 chiama la figlia. Lei gli risponderà alle 17:14 con un messaggio: “papà, ricordati che sei una persona fantastica e che non ti devi mai fare mettere i piedi in testa da nessuno. Io ci sono. Ti voglio tanto tanto tanto bene”.

Rientra a Bondeno alle 15:18. Alle 15:55 scrive a Placati: “ormai la tua casa è libera. Per la cantina torno sabato. Posso dormire lì in cantina, visto che per te sono come gli stracci sporchi da lavare. Che schifo!”.

Alle 16:19 il targasystem lo segnala in via Rondona a Vigarano Mainarda. Andrà a casa dell’ex moglie a portarle dei soldi. Ci ritornerà alle 17: 54. Tra le 17:19 e le 17:35 si scambia dei messaggi con la sorella Tania.

Alle 18:40 scrive alla figlia: “bisogna che tu sia forte. Mi raccomando. Ti voglio bene”. Un minuto dopo la risposta: “Tu devi essere forte papà. Tanti, tanti, tanti baci”.

A quell’ora la vittima è appena rincasata dopo una passeggiata con due amici. Lui manda un messaggio vocale alla sorella: “mi ha distrutto, disintegrato. Non stare a chiamare. Tanto le cose si verranno a sapere”. Piange.

Alle 18:46 gli scrive Placati: “puoi dormire a casa, nessun problema”. E gli dice che davanti a casa c’è una Punto Bianca di cui ignora il proprietario.

Alle 18:55 la donna si accorge che le telecamere sono scomparse: “rimetti la telecamera, se no ti butto la tua roba in cantina. Io te l’ho pagata, sei un ladro”. I due battibeccano al cellulare e lui alle 19:03 le scrive: “sono davanti al bancomat”. Era vero: il prelievo viene effettuato alle 19:11. Dal video dello sportello bancario si vede Saveri vestito come la mattina e come lo sarà al momento del fermo. L’unica differenza sono le scarpe. Addosso ha quelle arancioni e bianche.

Alle 19.13 risale in auto e si dirige verso Bondeno. Lei gli scrive alle 19.34: “comunque se ti calmi possiamo anche parlarne”. “Guarda, lascia stare – le risponde -. Non sei degna di parlare con nessuno”. Placati teme per le sue intenzioni. Ha paura di finire sulla bocca di tutti. Alle 19:40 gli digita: “mi vuoi rovinare la vita davanti a tutti, anche davanti ai miei figli”. “Fai bene a tutelarti – ribatte Saveri -, ma hai fatto tu tutto questo casino… Spero che un giorno starai bene con te stessa”.

E lei: “Vedremo”. Sono le 19:49. È l’ultimo messaggio che Rossella scrive. Il telefono rimane acceso, ma non verrà più utilizzato. Fino ad allora i tabulati mostrano una fitta rete di corrispondenza telematica.

Intorno alle 20.30 il cellulare di Saveri si stacca dalla cella telefonica di Bondeno e alle 20:42 il targasystem segnala la sua vettura sul ponte sul Cavo Napoleonico. Sta andando a Vigarano, dove arriva alle 20:53. Preleva altri 500 euro e li porta all’ex moglie. Lo smartphone viene spento poco prima di entrare in casa sua, alle 20:55-

Lo riaccende alle 21:52 e viene agganciato dalla cella di Vigarano. Lo rispegne alle 21:53. Il telefonino torna attivo alle 22:03, quando si trova già a casa di Rossella, in via San Giovanni.

Per tornare non fa il solito tragitto, ma uno più lungo, di 5 km. Alle 22:05 scatta alcune foto alla stanza al primo piano e alle 22:07 alla cantina.

Alle 22:12 risponde a una telefonata di un amico che lo aspetta l’indomani per un appuntamento: “non credo verrò, non telefonare per il momento”.

Per tutta la notte il cellulare rimane agganciato alla cella di Bondeno. Chi lo ha in mano non dorme: il dispositivo viene consultato a ogni ora.

Alle 6:23 fotografa le tracce di sangue sul pavimento in cucina, sulla scala, le ferite alle nocche della mano e i buchi nella t-shirt che indossava.

Alle 6:28 chiama il suo socio di lavoro: “questa mattina ha già da fare”.

Esce di nuovo. Alle 6:56 preleva altri 600 euro dallo sportello bancomat. Indossa un piumino e delle scarpe diverse. Va verso Vigarano. Alle 7:16 consegna i soldi all’ex moglie e poi nel viaggio di ritorno verso Bondeno passa per Ponte Rodoni.

Alle 8:23 viene visto fumare fuori di casa. Alle 8:30 è sulla Virgiliana, verso la caserme dell’Arma, per denunciare la morte della compagna.

Con i carabinieri torna sul luogo del delitto. Alle 8:41 è raggiunto telefonicamente dalla sorella: “è morta, ma non sono stato io. L’importante è che mi vuoi bene, voi ci siete”.

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