Non è finita, ci vorranno altre ‘sedute’. Ma Marcella Gennari, una delle due dottoresse arrestate nell’ambito dell’inchiesta sui falsi vaccini e falsi green pass, collabora, ammette le sue colpe e cerca di dare la propria visione dei fatti. E tra le spiegazioni che dato agli inquirenti – ieri c’è stato il secondo round del suo interrogatorio davanti al pm Ciro Alberto Savino – c’è anche quella che a un certo punto il gioco le è esploso in mano, non è riuscita più a controllarlo e si è ritrovata trascinata in una spirale.
“La prima volta per un favore, poi il passaparola e le persone che continuavano a chiedere: non sapeva dire di no ed è finita dentro una di spirale dalla quale non è riuscita a uscire”, spiega il suo legale, l’avvocato Carlo Canal del Foro di Padova, al termine di tre ore e mezza circa d’interrogatorio difficile anche per le condizioni in cui si trova l’indagata: “Non sta bene, è molto provata, sa bene di aver buttata per aria una vita di studi”.
Gennari avrebbe anche dato una spiegazione per uno dei suoi comportamenti apparso più paradossale, ovvero l’aver continuato a fingere le vaccinazioni e prendere soldi dai pazienti nonostante sembrasse a conoscenza del fatto che c’erano delle telecamere a spiare le sue azioni. “In realtà questo è un equivoco – spiega l’avvocato Canal -. Gennari non sapeva di essere ripresa, ma per cercare di togliersi dalla spirale aveva messo delle telecamerine di quelle da casa e le indicava alle persone, come deterrente per le loro richieste”. Ovviamente sul punto verranno fatti degli approfondimenti da parte degli inquirenti. Di sicuro il deterrente non è servito: i pazienti continuavano a chiedere, lei ad assecondarli mentre le telecamere della guardia di finanza c’erano davvero e riprendevano tutto.
In quel tutto ci sono anche molti passaggi di denaro dalle mani dei suoi pazienti alle sue o a quelle della figlia-assistente, anche lei indagata. “Ha sempre detto di non volere niente, ma le persone continuavano a offrirle dei soldi”. Qui le cose si fanno forse un po’ più complesse, anche perché nessun pagamento le era dovuto in alcun caso e le dazioni di denaro accettate non sono poche e a volte giustificate come ‘offerta libera’.
“Curava gratuitamente anche i clochard che le venivano inviati, ha un animo buono, non da merceria”, sostiene l’avvocato Canal.
Ci sarà tempo comunque almeno per sistemare quel che si può: sono previsti molti altri incontri, da fissare a partire dal prossimo mese di maggio. Dovrà chiarire anche perché riutilizzava le stesse siringhe, mettendo in serio pericolo i suoi pazienti.
Ancora invece non verrà interrogata Chiara Compagno, l’altra dottoressa arrestata. La sua posizione è meno complessa e più netta e la data del suo interrogatorio deve essere ancora fissata.
E intanto continuano, anche se a ritmo meno sostenuto rispetto alle scorse settimane, le costituzioni dei pazienti: il numero degli indagati a oggi è superiore ai trecento. Tante posizioni per le quali, a patto di fornire piena collaborazione, si cerca una via d’uscita processuale rapida e meno dolorosa possibile, anche per non arrivare a un maxi processo che creerebbe non pochi problemi organizzativi alla macchina della giustizia ferrarese.
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