Politica
30 Marzo 2022
Imputazione coatta per il braccio destro di Naomo per l'offerta di lavoro nel trenino turistico ad Anna Ferraresi “così ti cavo dai cog...i e non ti vedo più”. Sul vicesindaco non ci sono elementi sufficienti

Istigazione alla corruzione: Solaroli a processo, Lodi archiviato

di Daniele Oppo | 4 min

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Il giudice delle indagini preliminari Danilo Russo ha archiviato la posizione del vicesindaco Nicola Lodi per l’affaire trenino, ma ha disposto l’imputazione coatta per Stefano Solaroli ritenendo che su di lui vi siano elementi sufficienti per sostenere l’accusa d’istigazione alla corruzione compiuta nei confronti di Anna Ferraresi.

Il pm Ciro Alberto Savino aveva chiesto l’archiviazione per entrambi, ma il giudice non ha condiviso in toto la sua lettura delle risultanze delle indagini: per Lodi, nella sostanza, l’archiviazione arriva per l’assenza di prove o indizi che vadano al di là di una suggestione sul suo coinvolgimento, mentre per Solaroli è “ben arduo ritenere che gli elementi raccolti possano essere ritenuti, sin d’ora, insufficienti e/o inidonei a sostenere l’accusa in giudizio”.

“È dato pacifico che Solaroli abbia rivolto alla Ferraresi una vera e propria offerta, mettendo sul piatto un posto di lavoro”, rileva il giudice, secondo il quale, dato il contesto e le espressioni usate dallo stesso braccio destro di Naomo “è ben difficile ritenere che si fosse trattato di una mera prospettazione, a titolo di cortesia e slegata da qualsivoglia contropartita, di un’opportunità di lavoro come sollecitata dalla Ferraresi”. Una delle tesi difensive, in parte sposata anche dal pm nella sua richiesta di archiviazione, è infatti che la stessa consigliera ‘ribelle’ avesse manifestato la sua necessità di avere un lavoro e che quella di Solaroli fosse un’offerta ‘amicale’ in questo quadro.

Ma, fa notare il gip, “il colloquio avviene, su richiesta di Solaroli, poco prima di una seduta comunale, in stanza riservata e lontano da occhi e orecchi indiscrete”, tutte cautele che “mal si conciliano con una trasparente segnalazione a vantaggio di un’amica/collega di partito”. E, ancora, “la proposta non viene collegata alla precedente ricerca di un lavoro o a difficoltà economiche della Ferraresi (il messaggio allegato alla memoria difensiva è peraltro precedente all’assunzione della carica di consigliera comunale da parte della donna), ma è esplicitamente ricondotta a contrasti esistenti con Lodi, tali da creare una situazione di ‘disagio’, riaffermata nel corso del colloquio”.

Per il giudice è “significativo” che Solaroli abbia affermato di avere avuto il via libera dai vertici del partito (Lodi e Alan Fabbri, ndr) alla formulazione dell’offerta: è vero che l’indagine non ha appurato se sia stata o meno una “pura millanteria”, “in ogni caso è lo stesso Solaroli a trattare la questione ad un livello politico e non di meri rapporti interpersonali e/o di amicizia”. E a corroborare questa lettura, vi sono le altre espressioni usate dal consigliere, ovvero di aver scelto Ferraresi come beneficiaria dell’offerta di lavoro poiché “rompiscatole” in modo da levarsela dai piedi, invitandola peraltro a “non dire nulla” per non “bruciarlo”: “Il che – scrive il gip – rimanda, piuttosto, alla prospettazione di una pactum sceleris”.

E anche se è vero che di fatto il lavoro come hostess del trenino turistico non avrebbe comportato una incompatibilità con la carica di consigliera, è Solaroli ad affermarla come parte dell’offerta e questo “altro non rappresenta se non l’indicazione della necessaria contropartita del proposto accordo corruttivo, in parte già precedentemente esplicitata (‘così ti cavo dai coglioni e non ti vedo più’)”.

Un’offerta – un proposto “mercimonio della funzione pubblica” – sulla quale per il giudice non vi è alcuna evidenza del fatto che fosse “sconclusionata, vaga ed impossibile, anzi; essa alla luce del contesto e del tenore del colloquio, può dirsi formulata in maniera seria e circostanziata”. Questo perché Solaroli presenta a Ferraresi il posto con tutte le sue caratteristiche di base, competenze e compenso, e la rassicura anche per la sue carenze in inglese. Offerta concretata sia dalla richiesta di fargli avere un curriculum sia dall’inviarle anche una copia del contratto di lavoro, anche se “poi non risultato essere quello utilizzato dalla società affidataria del servizio”.

E “non risulta dirimente”, spiega il giudice, il fatto che quel posto lavoro – esistente – non avesse le caratteristiche prospettata da Solaroli, soprattutto quella della sua natura pubblica: al momento dell’offerta “ancora non erano definite le modalità con cui quel servizio sarebbe stato approntato”. E quindi l’offerta era sufficiente a “determinare una rilevante probabilità di causare un turbamento psichico nel pubblico ufficiale”, ovvero poteva seriamente spingere Anna Ferraresi ad accettare il lavoro e abbandonare il suo posto in Consiglio comunale.

Discorsi diverso vale invece per Nicola Lodi, tirato in ballo dallo stesso Solaroli nel suo colloquio registrato da Ferraresi. Su di lui, sostiene il gip, mancano “elementi idonei a consolidare un dato che situa ad un mero livello indiziario, dato di consistenza tale da giustificare sì l’esecuzione di attività investigativa sul punto, ma che non consente, con tutta evidenza, di imbastire un processo”. L’indagine, infatti, non ha chiarito se Solaroli ha speso il nome del vicesindaco per mera millanteria o per effettivo accordo con lui. Sul punto c’è solo una suggestione: Solaroli e Lodi si chiamano al telefono prima e dopo il colloquio intrattenuto dal primo con Ferraresi.

‘Naomo’, rileva il giudice, “anche in ragione della carica pubblica rivestita, […] avrebbe potuto fugare qualsivoglia dubbio in proposito e chiarire la propria posizione ciò che, in modo pienamente legittimo, non è avvenuto”. Ma questo non basta per andare oltre, per questo nei suoi confronti il caso è archiviato.

 

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