Alla campagna di diagnosi prenderanno parte i nati tra il 1969 e il 1989. Palmonari (Ausl): "Si tratta di una malattia subdola, che può evolvere fino al cancro"
Circa 96mila ferraresi dovranno sottoporsi allo screening per l’epatite C
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Saranno circa 96mila i ferraresi nati tra il 1969 e il 1989 che nelle prossime settimane saranno convocati per sottoporsi allo screening per l’epatite C. Di questi, si ipotizza che 540 (circa lo 0,5%) siano positivi.
Ma cos’è l’epatite C? Si tratta di un’infezione al fegato causata dal virus Hcv che può determinare l’insorgere diuna malattiain due modalità. Una più acutae sintomatica, che dà possibilità al paziente di accorgersi che qualcosa non va e quindi di rivolgersi a uno specialista, l’altra invece asintomatica e cronica impossibile da diagnosticare, se non dopo una serie di test specifici.
A questo proposito, la Regione Emilia-Romagna e il ministero della Salute hanno promosso una campagna discreening sulla popolazione, che si potrà effettuare in due modi.
Il primo darà la possibilità ai pazienti residenti a Ferrara e provincia di aderirvi attraverso un invito attivo che riceveranno tramite sms o sul loro fascicolo sanitario elettronico, da cui potranno accedere all’apposito portale e auto-prenotarsi per un prelievo ematico in uno degli otto punti, tra Case della Salute e ospedali, del territorio ferrarese.
Il secondo, invece, prevede un accesso diretto. In questo caso, il paziente ha già prenotato gli esami del sangue per altri motivi e in quel momento può decidere di aderire allo screening, senza doversi esclusivamente recare in un punto prelievi per sottoporsi alla diagnosi.
“Ovviamente – spiega Caterina Palmonari, dirigente Mod Screening Oncologici Epidemiologia e Programmi promozione della Salute dell’Ausl di Ferrara – unpazientepuò essere negativo e lo sarà nella stragrande maggioranza dei casi. A quel punto riceverà il suo referto sul Fse oppure lo andrà a ritirare come succede con altri esami ematici. Se invece risulterà positivo, il paziente verrà chiamato da un infettivologo del centro specialistico di riferimento e gli verrà prenotata una visita successiva e gli esami necessari per decidere la terapia, che è curativa, funziona benissimo e nel giro di 8/12 settimane è in grado di andare a debellare il virus e inattivare la possibile malattia”.
In tal senso, Palmonari conclude: “Una malattia che è subdola e può evolvere fino al cancro e che quindi possiamo oggi prevenire e curare. L’infezione da epatite C la immaginiamo come un’infezione che avviene tramite lo scambio di una siringa, ma è sbagliato. Quotidianamente ci sono gesti che facciamo in famiglia che possono andare a portare infezione come lo scambio di un rasoio o di un tagliaunghie. A ciò si aggiunge anche la possibilità di contrarla in un rapporto sessuale, ma anche facendosi un semplice tatuaggio con strumenti non sterilizzati e durante il parto. Qui, c’è il 6% di bambini che nascono da mamme con epatite C e non lo sanno, che finiscono per risultare positivi. Esiste una cura, un trattamento che è un antivirale efficacissimo: utilizziamolo“.
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