Tiene ancora banco in tribunale l’affaire trenino, questa volta a parti invertite. Se da un lato ancora non è stato definito il procedimento principale che vede indagati Nicola Lodi e Stefano Solaroli e per i quali la procura ha chiesto l’archiviazione dall’accusa di istigazione alla corruzione, dall’altro emerge la denuncia che i due amministratori avevano presentato contro la loro accusatrice, Anna Ferraresi, ‘rea’ di aver divulgato audio e chat della gruppo Lega.
Anche in questo caso la procura ha chiesto l’archiviazione, ma Lodi (non Solaroli) con il suo avvocato Ciriaco Minichiello (anch’egli consigliere comunale della Lega) ha presentato opposizione, discussa ieri mattina davanti al gip Carlo Negri.
Secondo Naomo e Solaroli, che hanno presentato separate querele nel gennaio 2020, la divulgazione degli ormai famigerati audio e chat interne al gruppo salviniano da parte di Ferraresi sarebbe stata effettuata al fine di recare loro un danno di reputazione e d’immagine, un reato previsto dall’articolo 617 septies del codice penale, oltre che per diffamarli.
Quell’articolo, però, esclude la punibilità se la diffusione “deriva in via diretta ed immediata dalla loro utilizzazione in un procedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca”. E proprio qui si innestano le argomentazioni del pm Ciro Alberto Savino – che ha seguito anche l’indagine principale – e della difesa, sostenuta dall’avvocato Bernardo Gentile.
Preliminarmente, la procura rileva che quegli audio e quelle chat fondano la denuncia presentata a suo tempo da Ferraresi e che il pm – seppure avendone dato alla fine una lettura diversa dalla consigliera, al punto di arrivare a chiedere l’archiviazione per Solaroli e Lodi – ritiene fosse comunque meritevole di approfondimento giudiziario: la tesi – scrive – era “seria e sostenibile”. Su questo punto la difesa di Lodi non ha proposto obiezioni.
In secondo luogo, ma è il punto centrale, viene evidenziato che il diritto di cronaca (e di critica politica) correttamente esercitato ‘protegge’ la consigliera sia dalla pretesa violazione dell’articolo 617 septies che dall’accusa di aver diffamato il vicesindaco.
Sul punto la difesa di Lodi sostiene invece che quel diritto riguardi solo i giornalisti, mentre quella di Ferraresi ricorda che in realtà, e per fortuna, è un ombrello che protegge tutti i cittadini e a maggior ragione una consigliera comunale che tra le sue funzioni ha quella di controllare l’operato dell’Amministrazione. Controllo che si esplicita anche facendo emergere condotte che si ritengono errate o, come in questo caso, illegali.
Lodi e il suo difensore, che chiedono anche di sequestrare il telefono e dispositivi informatici della consigliera, attaccano inoltre questo giornale accusandolo di fare una campagna diffamatoria nei confronti del vicesindaco e del gruppo Lega, mentre il pm rileva che “la narrazione dei fatti apparsa sui media è da ritenersi veritiera, essendo per l’appunto cristallizzata nel contenuto delle conversazioni registrate; continente, rimanendo comunque all’interno di un dibattito politico aspro ma mai travalicante i limiti fissati dalla giurisprudenza della Suprema Corte […]; rilevante socialmente, trattandosi di fatti che riguardano formazioni politiche appena insediate nel governo della città”.
A margine, emerge anche un apparente contrasto tra quanto affermato da Solaroli nella sua denuncia ai carabinieri e quanto si sente nella registrazione fatta da Ferraresi del loro colloquio a proposito dell’offerta di lavoro come hostess nel trenino turistico: se ai militari ha detto che aveva solo segnalato l’opportunità lavorativa, ma non inquadrata nell’organico comunale, nell’audio l’offerta sembra di altro tipo: “Un’opportunità, un posto di lavoro importante da dipendente comunale, a tempo indeterminato a 1400 euro al mese, com 14ma. Ti piace?”.
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