Femminicidio di Atika Gharib: ergastolo per l’ex compagno
La Corte d'Assise di Bologna ha condannato M'hamed Chamekh: per lui anche quattro mesi di isolamento diurno

M’Hamed Chamekh e Atika Gharib
Ergastolo con isolamento diurno per quattro mesi per M’hamed Chamekh per aver ucciso l’ex compagna Atika Gharib e cercato di far scomparire il cadavere, dando fuoco al casolare dove le aveva tolto la vita soffocandola.
È la decisione della Corte d’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Domenico Pasquariello, a carico del 42enne marocchino che il 2 settembre del 2019 ha ucciso in un casolare di Castello d’Argile, in provincia di Bologna, la sua connazionale di 32 anni, che viveva a Ferrara.
I periti del tribunale avevano confermato che Chameck, che soffre di disturbi psichiatrici, era probabilmente capace d’intendere e di volere quando uccise Gharib ed è capace di stare in giudizio
Al termine della loro requisitoria, la procuratrice aggiunta Lucia Russo e il pm Tommaso Pierini, avevano chiesto l’ergastolo con isolamento diurno di tre mesi. La Corte ha stabilito inoltre una serie di risarcimenti per le parti civili: 150mila euro di provvisionale per ciascuna delle due figlie della donna, 20mila euro per i fratelli e le sorelle, e 100mila euro per i genitori, 20mila euro anche per l’Udi, Unione donne italiane.
I familiari delle 32enne erano assistiti dall’avvocata Marina Prosperi che commenta: “Finalmente si è conclusa questa vicenda che nell’agosto 2019 ha visto tutta una serie di malfunzionamenti della macchina preposta alla sicurezza e prevenzione di eventi di questo genere e non ha protetto la signor Atika”. Il riferimento è agli episodi di stalking subiti dalla donna per i quali è pendente un processo a Ferrara. Un plauso però l’avvocato lo riserva alla procura felsinea che “ha svolto un ottimo lavoro e sostenuto in modo assolutamente congruo una richiesta di pena altissima. Al tempo stesso, la Corte ha ritenuto, e di ciò sono molto soddisfatta, il fatto talmente efferato che la condanna va al di sopra della richiesta della procura, di fatto stigmatizzando l’intollerabilità di questi comportamenti e la necessaria repressione da parte della società della violenza alle donne e in particolare, in questo caso, verso la signora Atika”.